Un'altra vita

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Alle sei in punto, un'ora prima dell'orario consueto, il brano di musica classica programmato nel cellulare, risuonò in tutto il condominio. Non voleva certo correre il rischio di arrivare in ritardo al suo agognato appuntamento. Il volume alzato al massimo le fece fare un balzo e quasi senza rendersene conto si trovò in bagno.

— Come sei bella questa mattina. Appuntamento importante?

Daniele, anche lui sbalzato fuori dal letto con un'ora di anticipo, osservava la compagna mentre si passava il mascara sulle ciglia.

— Ebbene sì, mi devo vedere con l'ingegner Marini. Finalmente, dopo giorni di appostamenti telefonici, sono riuscita a ottenere un appuntamento. Spero di portare a casa un bel contratto...

Paola, davanti allo specchio del minuscolo bagno, del minuscolo appartamento si stava sistemando i lunghi capelli castani. Testa in giù, una scrollata e poi di colpo su.

Il pettine per lei era un oggetto pressoché sconosciuto. Amava avere un aspetto il più naturale possibile. Un rossetto dal colore delicato, una pennellata di fard e il gioco era fatto. Il trucco leggero la faceva sembrare più giovane dei suoi trentanove anni. Su una cosa però Paola andava con la mano pesante. Il profumo!

Per lei era quasi una necessità, un bisogno. Dell'aroma sensuale del suo profumo erano impregnati la casa, la biancheria, gli abiti. La sua presenza in qualsiasi luogo andasse non passava inosservata. Provava un sottile piacere nell'avvolgere con il suo aroma, come le spire di un serpente, le persone che avevano modo di avvicinarla.

—  Allora buona giornata amore e... buon lavoro!

Daniele salutò la sua compagna intenta a mettersi le scarpe.

— Ciao Dani, buon lavoro anche a te, ci si vede questa sera...

Daniele sorrise a Paola chiudendo la porta dietro di sé. Salì sulla sua vecchia utilitaria, appoggiò le mani sul volante, inspirò profondamente mentre girava la chiave nel cruscotto. Il suo volto sorridente fino a quel momento cambiò repentinamente espressione. Indossò la maschera dell'amarezza. Solo con se stesso non sentiva il bisogno di fingere, di usare travestimenti per celare l'inquietudine che da tempo si era insidiata nel suo animo. Il negozio di jeanseria andava male. Molto male. Non passava giorno senza che la banca gli telefonasse. L'attività di Daniele, iniziata una decina di anni prima, era sull'orlo del fallimento e lui non sapeva più cosa fare. Non era arrivista né ambizioso, si sarebbe accontentato di quel poco ricavo che riusciva a ottenere nel vendere jeans e maglie, ma da un paio di anni in pratica non vendeva più niente e mettere Paola di fronte ai suoi fallimenti non se la sentiva. Però così non poteva continuare. Non voleva più scusarsi, umiliarsi, giustificarsi di fronte a nessuno. Creditori, fornitori, ambulanti erano le uniche persone che oltrepassavano la porta del negozio. Basta non ne poteva più! Una soluzione andava trovata. E al più presto.

Notti insonni a pianificare le azioni più assurde, dal rapinare un ufficio postale al sequestro di persona. Un sequestro lampo. Ma chi? Come? Mai avrebbe potuto compiere atti del genere. Timoroso, indeciso non era certo tipo da azzardare azioni criminose. Il suo fisico atletico poco aveva a che fare con il suo carattere codardo. E pigro. Era talmente pigro da non avere ancora chiesto a Paola di sposarlo.

E quando Paola nei primi tempi azzardava il desiderio di un figlio, lui cambiava discorso. La responsabilità di essere padre lo terrorizzava.

A questo stato di cose si era aggiunta una crisi tra loro che perdurava già da qualche tempo.

In una specie di simbiosi malefica, alle difficoltà economiche si era aggiunta la crisi di coppia.

Tra Paola e Daniele, dopo quasi vent'anni di convivenza, era calato il velo dell'apatia, dell'abitudine. Vivevano come buoni amici, o meglio, come due estranei che abitano allo stesso indirizzo.

La sposa in grigio perlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora