Traditore

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 Stefania lo accoglieva tra le sue braccia quando Daniele era più depresso del solito.

Lei lo sapeva rilassare, amare, proteggere come mai nessuna, neanche Paola, aveva saputo fare.

Daniele era bello e affascinante, capelli e occhi scuri, alto e ben proporzionato aveva molto successo con le donne.
Non era lui che le cercava, non ne aveva bisogno, era pigro anche in questo e tra una prova di jeans e qualche maglia le occasioni proprio non mancavano.

Era così che aveva conosciuto Paola e di lei si era innamorato.

Stefania era entrata nella sua vita prima ancora di mettere piede nel suo negozio.

Si sedeva al tavolino del bar, quello vicino alla vetrata, aspettando l'arrivo di Daniele sempre puntualissimo; né un minuto prima né un minuto dopo le otto e quindici.

Lo osservava parcheggiare l'auto, scendere con modi lenti e misurati, accendersi una sigaretta.

Si guardava distrattamente in giro, poi alzava la serranda. Stefania scrutava, tra una lettura di giornale e un morso alla brioche, ogni suo movimento. La sua mente lo fotografava per poi suggerire immagini limpide la sera prima di dormire. Si addormentava così, con il cuscino stretto tra le braccia e la visione del "suo" ragazzo di cui non sapeva nulla, ma non poteva immaginarlo senza una donna.

Troppo bello per essere solo. Da quando aveva preso a seguire i suoi spostamenti, fantasticava su di lui. Lo immaginava mentre tornava a casa dove lo attendeva la sua donna intenta a deliziarlo con gustosi pranzetti. Lo vedeva con gli occhi della mente nuotare o prendere il sole o mentre sciava. Con un fisico così di sicuro qualche sport lo praticava.

Desiderava parlare con lui, sentire la sua voce, scoprire il colore dei suoi occhi, ma allo stesso tempo avrebbe voluto continuare a osservarlo di nascosto. Quei momenti le davano il sapore di una innocente trasgressione. Ed era una sensazione nuova dalla quale faticava a staccarsi. Le piaceva molto, la metteva in una situazione di dominio. E di sicurezza. In quel modo apparteneva solo a lei. Lo sentiva suo.

Una mattina, inaspettatamente, Stefania vide Daniele attraversare la strada e dirigersi verso il bar. Con aria spavalda, che da lontano non traspariva, entrò nel locale a quell'ora piuttosto affollato.

Il volto della ragazza si accese di un bel rosso porpora. Si era forse accorto che ogni mattina lei lo spiava da dietro il giornale? Voleva forse conoscerla? Oppure era lei che si era fatta un film potenzialmente destinato a vincere l'Oscar come migliore attrice protagonista di un bel sogno di mezza estate? Il suo metro e sessanta, immerso nella normalità di una giovane donna, andava violentemente a sbattere contro l'avvenenza e i due metri di mascolinità di Daniele. Stefania era carina, proporzionata, con il suo sguardo intelligente poteva tranquillamente competere con qualsiasi ragazza. Solo lei si vedeva così. Banale. Inadeguata. Ma non se ne faceva un cruccio, sapendo perfettamente su quali armi poteva contare. Armi che al momento non sembravano poterla aiutare poiché l'oggetto dei suoi desideri si diresse, passandole davanti senza degnarla di uno sguardo, verso il bancone del bar.

— Luigino, un caffè ristretto, grazie!

Il suono della voce la raggiunse come il soffio caldo di una bella giornata di sole. Cercò di nascondere il volto dietro la cronaca politica, il rossore che le coloriva le guance sarebbe stato un annuncio ufficiale sulla sua situazione personale in quel momento.

Prese la decisione alla quale da qualche tempo pensava; quella mattina sarebbe entrata nel negozio di Daniele con la scusa banale, ma pertinente, di acquistare un paio di jeans. Sapeva di avere scarsissime possibilità ma voleva ugualmente provare.

Prima di presentarsi nella jeanseria pensò fosse il caso di darsi una sistemata e togliersi quel golfino da zitella che le dava un'aria triste e dismessa.

La sposa in grigio perlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora