Cucciolo d'uomo

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 Il responso dell'anziano medico aveva lasciato Paola turbata. Confusa. Erano mesi che immaginava il volto paffuto di quella bimba. A lei si era rivolta nei momenti di sconforto, durante le lunghe giornate passate a letto con il timore di non poterla mai conoscere. Con il capo appoggiato sui cuscini e lo sguardo perso oltre la finestra della sua camera, fantasticava su loro due. Sarebbe stata per sua figlia una preziosa amica alla quale rivolgersi in ogni situazione, mai avrebbe lasciato che il rapporto con Emma sprofondasse nei vuoti pieni di rancore che avevano logorato l'affetto di Paola verso sua madre.

Adesso aveva la sensazione di avere nel suo grembo uno sconosciuto. Doveva iniziare a immaginare un nuovo volto. Altri colori da appendere nel piccolo armadio. Altre situazioni. Un cucciolo d'uomo stava crescendo dentro di lei.

Scese lentamente le scale appoggiandosi alla ringhiera di ferro battuto. Il palazzo, oramai occupato interamente da uffici e studi medici, conteneva, come una vecchia scatola, odori accumulati nei secoli. Si fermò sul mezzanino osservando i gradini consunti. Là dove migliaia di scarpe di ogni epoca erano passate, si era formato un piccolo avvallamento lucido e scivoloso, mentre nella parte verso il muro il granito risultava pressoché intatto. Le case antiche la affascinavano sempre procurandole immagini di fanciulle con vesti fruscianti andare incontro a fidanzati impettiti.

Chiuse dietro di sé il pesante portone. Attraversò Piazza Borsa con l'intenzione di sedersi su una panchina. Erano circa le undici e una bella giornata autunnale invitava a una sosta prima del rientro a casa. Sentiva un certo languore allo stomaco. Sentiva anche i calcetti del suo bimbo.

Bene arrivato, piccolino. Sono la tua mamma.

Quella deliziosa tutina rosa e le scarpine con il pizzo non servivano più.

Dovrò cambiarle.

Sorrise tra sé. Le panchine erano tutte occupate da ragazzini probabilmente usciti in anticipo da scuola. Una ragazza, dai lunghi capelli castani, era seduta sulle gambe di un coetaneo. La testa appoggiata sulla spalla. Un atteggiamento tenero, da adolescenti. Su quelle stesse panchine si era scambiata i primi baci con Daniele.

Daniele...

Se ne era quasi dimenticata. Eppure aveva trascorso con lui la sua prima vita. Non si erano più visti né sentiti. Nemmeno una telefonata. Un messaggino. Quanto presto fa la mente a cancellare, resettare momenti, anni, mettendoci a volte solo pochi giorni. A volte nemmeno quelli. Chissà se stava ancora assieme alla sua Stefania, e chissà se lui ogni tanto ancora la pensava.

I ragazzi nel frattempo avevano smesso di sbaciucchiarsi lasciando la panchina, silenziosa testimone di tanti giovani amori. Con un sospiro spalmato su quei ricordi, si lasciò abbracciare dal ferro tristemente arrugginito.

Inviò un sms a Tommaso. Al suo amore. Al padre del suo bambino.

— Se nasce una femmina, la chiameremo Emma, come mia madre! —  aveva annunciato un giorno Tommaso mentre la teneva teneramente fra le sue braccia. Quanto le mancavano quei momenti di tenerezza, il contatto con la sua pelle la metteva in una situazione di appagamento e serenità che mai aveva raggiunto con Enrico.

I loro incontri avvenivano nell'elegante stanza di un hotel a pochi chilometri dalla città. Un luogo romantico immerso nel verde. Le stanze arredate in stile veneziano davano una parvenza di intimità e familiarità. Quella stanza, con le pareti in marmorino avorio, era divenuta la loro prima casa. Amava quell'atmosfera ovattata. Amava tenersi stretta a Tommaso mentre nel parco merli e usignoli si esibivano nei loro struggenti concerti.

Emma.

A Paola quel nome era piaciuto.

Enrico invece voleva un maschio.

Luigi.

— Si chiamerà Luigi, come mio padre!

A quella decisione Paola non oppose nessuna obiezione, sapendo che in ogni caso un suo parere contrario non sarebbe stato preso in considerazione. Quando Enrico decideva una cosa, nessuno doveva permettersi di contraddirlo.

Inviò un sms a Tommaso.

Ciao amore ti posso chiamare? Buone notizie!

La risposta arrivò subito.

Ora sono impegnato ti chiamo appena possibile.

 Seduta su quella panchina, accarezzando il ventre tondeggiante, sognava a occhi aperti, immaginandosi alle prese con il cambio dei pannolini aiutata dal suo Tommaso, chiedendosi se i suoi desideri si sarebbero, un giorno, realizzati. La loro casa sarebbe stata una bella villetta circondata da un curatissimo giardino dove il loro bambino avrebbe mosso i suoi primi passi.

Lo squillo del cellulare la fece sobbalzare.

— Paola allora, dimmi delle novità...

Tommaso sembrava impaziente.

— Va tutto bene amore, io sto bene e anche il bambino...

— Bambina...

— No, è un maschietto, questa è la novità! Scalcia e mi sembra contento ... e tu non sei deluso, vero?

Non sentendo la voce di Tommaso, Paola ebbe un momento di sconforto.

Era talmente deluso da non chiederle niente? Oppure non aveva sentito?

— Tommaso... ci sei?

— Ehm, scusami... sono un po' sorpreso... insomma, sai, me la immaginavo già la nostra bimba che di sicuro sarebbe stata bella come la sua mamma, ma la cosa importante è che tutto proceda per il meglio; e tu come hai preso la notizia?

— Io... ecco... all'inizio ci sono rimasta un po' male, ma adesso sono felicissima!

— Certo, anch'io. Lo hai detto a Enrico?

La voce di Tommaso aveva cambiato tono.

— Non ancora, ho voluto dirlo prima a te, a Enrico lo dirò quando ritorna da Bergamo.

— Capisco, adesso però scusami ma ti devo lasciare, ci sentiamo con più calma domani, stai serena e pensami... ciao... ciao... 

— Tommaso... Tommaso! Quando ti posso vedere?

Nessuna risposta. Tommaso era tornato alla sua vita. Forse non l'amava più. Forse mai l'aveva veramente amata.

La sposa in grigio perlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora