Enrico aveva trascorso due ore nel monolocale di Silvia. Il tempo passato con lei lo rilassava poiché, con la sua giovane amante, poteva lasciarsi andare, mostrare il suo lato perverso senza sentirsi per questo un uomo immorale. Silvia, fin dal primo incontro, aveva capito che Enrico era un uomo dalla sessualità ambigua. I loro sguardi, incrociandosi, avevano rivelato senza pudore desideri e attese. Sapevano entrambi che non si trattava di un incontro di anime. Le loro personalità si erano intrecciate tra le maglie di un amore fatto di sesso puro, esasperato, che soddisfaceva entrambi. Amore era solo una parola astratta mai pronunciata, mai scritta. L'amore inteso come sentimento per loro non esisteva, esisteva solo il piacere fisico.
Lei e solo lei riusciva a soddisfare le voglie di quell'uomo e una piacevole, sottile sensazione di potere faceva volare la sua illimitata ambizione. Dopo la clamorosa sparizione di quella notte a Bergamo, Enrico per giorni si era dileguato. Lei, nonostante le mille domande e le scenate fatte per capire il motivo di quel comportamento assurdo, non era mai riuscita ad avere una risposta soddisfacente, plausibile. Nella sua mente si erano formulata tutte le ipotesi possibili; dalle più banali alle più assurde ma in nessun modo aveva trovato un senso all'atteggiamento di Enrico, il quale, coerente con le sue dinamiche caratteriali, non si era sentito in dovere di dare nessuna spiegazione, né giustificazione. Da quel giorno non si erano più rivolti la parola, nemmeno sul luogo di lavoro ma, in puro stile Enrico Marini, dopo due settimane di silenzio e trenta rose rosse inviate per il compleanno di Silvia, i due amanti si erano nuovamente ritrovati in una rinnovata apoteosi erotica.
Io voglio questo uomo pensava mentre si sollevava dal corpo molliccio di Enrico. Ora gli poteva chiedere qualsiasi cosa ed era disposta a tutto pur di ottenerla. Silvia era sempre più convinta che Enrico avrebbe lasciato Paola. Non voleva mettergli fretta ma intendeva conoscere le sue reali intenzioni.
A Enrico, che fosse il giorno dell'Immacolata e che quella giornata tradizionalmente venisse dedicata all'allestimento dell'albero di Natale, poco importava. Non amava particolarmente il periodo natalizio, in generale non amava nessuna festività. Il ricordo di suo padre che per mantenere la famiglia lavorava anche nei giorni di festa lo aveva portato ad assumere un atteggiamento distaccato nei confronti delle solenni ricorrenze.
Enrico ricordava il giorno di Natale come una giornata qualsiasi da trascorrere tra le mura domestiche della modesta casa della sua infanzia, senza alberi addobbati a festa né fronzoli; l'unico simbolo natalizio consisteva in una piccola capanna con le statuine di Maria e Giuseppe che veniva posta, la sera della Vigilia, sul davanzale della finestra della loro casa immersa tra i campi incanutiti da notti di gelo.
La corsa a piedi nudi la mattina di Natale, verso la finestra, non si poteva dimenticare. Non c'erano regali da scartare ma si sentiva ugualmente felice per quella sorpresa che lo portava a pensare che veramente un bambino, arrivato da chissà dove, era nato per portare gioia e serenità.
Allora prendeva quel paffuto bambinello di terracotta e lo teneva tra le mani per riscaldarlo. Tommaso lo rincorreva prendendolo in giro, Emma se la rideva mentre il marito borbottava. Tommaso voleva portare via Gesù Bambino al fratello. Uno sgambetto. Il rumore della piccola testolina che rotolava per terra. I pugni serrati di Enrico. I ricordi dell'infanzia, visti con occhi adulti, assumono altri valori e tutto sembra tornare per ricordare che ogni momento vissuto è un momento prezioso.
Trascorrere con Silvia la giornata dedicata alla Madonna mentre sua moglie, a pochi giorni dal parto, in perfetta solitudine, si trovava alle prese con gli addobbi natalizi, non gli procurava nessun senso di colpa. Paola viveva in una gabbia dorata, aveva tutto quello che ogni donna desiderava, economicamente non le faceva mancare nulla; un po' di svago, oltre a gratificarlo, lo aiutava a superare lo stress accumulato durante la settimana. Il tempo trascorso con Silvia lo considerava un diritto, una ricompensa. Un qualche cosa che gli spettava.
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La sposa in grigio perla
RomansaPaola, la protagonista, si innamora di un vestito grigio perla: una tonalità nata dal bianco e dal nero delicata ed essenziale. Come le calze grigio fumo che erano considerate eleganti di giorno. Il filo conduttore del romanzo è proprio questo abito...