Evviva la sposa!

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 Decisero di rimanere a casa, nessuno dei due aveva appetito; il pranzo di nozze, abbondante e raffinato era stato apprezzato da tutti gli invitati.

Paola avrebbe desiderato una cerimonia intima con solo i parenti stretti ma aveva dovuto assecondare il marito che non poteva esimersi dall'invitare al suo matrimonio alcuni esponenti della media borghesia, tutti in qualche modo collegati alla sua attività.

Tra questi, il notaio Mario Solvati accompagnato dalla sua signora, la bionda Liliana, elegantissima nel suo "Chanel" blu. Il dottor Bruno Vettori, commercialista di fiducia di Enrico, in compagnia della sua giovane amante; una ragazza russa alta quanto basta da fare sembrare lui un nano. L'avvocato Giuseppe Barca con la moglie, una donnina piccola e minuta che spariva vicino alla possente stazza del consorte; con loro la bella figlia Eleonora accompagnata dal fidanzato, uno spilungone dalle lunghe braccia.

Non poteva mancare la storica segretaria Antonella, con il piccolo Edoardo. Paola, nel congratularsi con lei per la linea ritrovata dopo la gravidanza, notò il suo sguardo triste. Il suo sorriso, un tempo luminoso, appariva stanco.

 — Mio marito ha avuto un contrattempo... si scusa per la sua assenza dovuta a improrogabili impegni di lavoro.

Più che una scusa a Paola sembrò un comunicato stampa. Lo sguardo infelice dell'ex segretaria la diceva lunga. Ma il rapporto non di stretta amicizia non le permise di approfondire come avrebbe voluto. Vedere persone malinconiche le dava sempre un senso d'inquietudine. Sembrava fossero passati secoli da quella giornata di primavera in cui Paola aveva messo piede per la prima volta alla E.T. Costruzioni.

Antonella abbracciò con slancio la donna con il tailleur scuro che, da allora, ne aveva fatta di strada...

— A volte essere cocciute porta alla felicità. Se non ti fossi intestardita nel chiedere un appuntamento con quel signore...  —  il suo sguardo cercò Enrico — non saresti la splendida sposa che sei oggi.

— Il merito è tuo, cara Antonella, hai resistito alla mia ostinazione, te ne sarò per sempre grata.

Paola prese sottobraccio l'ex segretaria.

— Vieni cara, ti ho riservato un posto al nostro tavolo.

Quante cose erano accadute: la scoperta del tradimento di Daniele, il nuovo lavoro come segretaria, il conseguente prevedibile corteggiamento di Enrico, l'ingresso nella nuova casa, l'incontro con l'amore. Quello vero. Un figlio. Il matrimonio.

Un sogno da realizzare.

Enrico osservava la sua sposa rapito da quel misto di grazia e sensualità. Apprezzava in silenzio ciò che aveva davanti agli occhi. Fece un cenno con il capo ma mai avrebbe dato a Paola la soddisfazione che meritava e che lei in qualche modo si aspettava. Sarebbe stato bello sentirgli dire che la trovava bellissima nel suo abito grigio perla, ma lui sembrava sempre più assente, sempre più indifferente.

Si comportava come il proprietario di un bell'oggetto intento a gratificare la sua smisurata vanità.

Paola aveva personalmente seguito tutte le fasi dei preparativi. I tavoli rotondi erano stati allestiti con lunghe tovaglie nella stessa nuance dell'abito della sposa. Per i copri macchia la scelta era caduta su un tessuto di una tenue tonalità di rosa, stesso colore per la deliziosa composizione di roselline che adornava elegantemente il centro di ogni tavolo.

Posate in argento.

L'effetto finale, scenografia raffinata di un pranzo di nozze, fu molto apprezzato da tutti gli invitati che si congratularono calorosamente con la sposa.

Tutto in lei era armonioso. Quando era innamorata e felice le ombre del passato sembravano ricordi sempre più lontani. Sempre meno presenti nel suo animo. Un'inaspettata assenza di sofferenza che contribuiva a renderla serena.

Da sempre appassionata di arredo, si era divertita a organizzare il suo matrimonio senza l'aiuto di nessuno. Di questo era particolarmente orgogliosa mentre lo confidava alle signore presenti le quali, con larghi sorrisi e delicate strette di mano, cercavano di carpire il segreto del suo talento.

— Paola, il tuo gusto è così raffinato... hai organizzato questo matrimonio in modo splendido...come fai, dove hai imparato mia cara... e in questo bel pancino, chi si nasconde, un maschietto o una femminuccia?

La signora Liliana Solvati, moglie del notaio di fiducia di Enrico, ricca ma priva di classe, ammirò dapprima l'abito di Paola e poi il modo in cui era stata allestita la sala da pranzo. Nella sua voce stridula una punta d'invidia non passò inosservata al consorte, seduto al suo fianco, che la fulminò con lo sguardo liquido di un uomo anziano.

— Cara signora, in realtà ho seguito dei corsi di arredamento, i suoi complimenti mi lusingano... dentro a questo pancino ancora non si sa chi ci sia... Enrico desidera un maschio, ma tutti, io compresa, pronostichiamo una bambina... vedremo... spero che il pranzo sia di suo gradimento...

Liliana Solvati lasciò le mani della sposa che aveva trattenuto tra le sue per tutto il discorso.

— Il pranzo è assolutamente perfetto, vero, caro?

— Sì, cara. Complimenti Paola, lei è una futura mamma davvero affascinante, quella scollatura poi è... è... insomma le dona tantissimo, vero, cara?

A Paola non era sfuggita la gomitata della moglie al marito che non toglieva gli occhi dal décolleté della sposa. Sarà stata la gravidanza, il colore del vestito, il fatto che era innamorata, ma quel giorno era davvero splendida.

Il tavolo degli sposi, l'unico per otto commensali, era posto al centro dell'ampia sala da pranzo, altri cinque tavoli più piccoli erano stati posizionati attorno come petali.

Paola era seduta tra Enrico e Tommaso.

E non poteva essere che così.

Oscurati dalla lunga tovaglia, potevano sfiorarsi. I loro piedi si cercavano mentre conversavano affabilmente con gli altri commensali.

Paola era preda di un amore viscerale per l'uomo che le dava la forza e la serenità di cui lei, soprattutto in quel particolare momento della vita, sentiva di avere estremo bisogno.

Un bisogno che nasceva dalla mancanza di affetti nella sua infanzia; un padre mai conosciuto e una madre disattenta avevano minato il suo equilibrio provocandole profonde crisi di angoscia che si trasformavano in acuti stati d'ansia.

Amava una persona speciale. Tra le sue braccia si sentiva serena, protetta, appagata. Lui era l'uomo che ogni donna avrebbe voluto al proprio fianco. Passionale, gentile, affascinante. Insomma perfetto!

— Scusatemi, devo uscire a prendere un po' d'aria.

Paola si alzò dal tavolo, seguita dallo sguardo preoccupato di sua madre e da quello indifferente di suo marito.

— Tesoro, ti senti bene?

— Tutto a posto, mamma, esco solo un attimo.

Emma osservò Enrico certa di non scorgere nel suo sguardo la benché minima preoccupazione per la moglie.

— Sbrigati, credo sia in arrivo la torta.

Enrico, come sempre, sembrava lontano anni luce. Paola si volse verso di lui, gli occhi velati da  delusione e tristezza.

— Enrico, credo che la torta possa attendere... ti preoccupi per il dolce?

Emma abbassò lo sguardo. Conosceva troppo bene suo figlio e non poteva che provare un profondo senso di colpa nei suoi riguardi. Non lo aveva amato quanto Tommaso!

Paola sfilò tra i tavoli. L'applauso spontaneo risuonò festoso.

— Evviva la sposa!

Il fruscio della seta si mescolò alle esclamazioni festose dei presenti.

La sposa in grigio perlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora