Entra in scena Carla

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 Il rumore dell'aspirapolvere non distolse Paola dai suoi pensieri. Carla, la colf di casa Marini, era in possesso delle chiavi della villa con le quali poteva entrare senza disturbare la padrona di casa di solito, a quell'ora, intenta ancora a dormire. Alle otto in punto iniziavano le pulizie. Carla era una donna la cui età difficilmente si poteva quantificare. Un giorno Paola, vinta dalla curiosità, le aveva chiesto quanti anni avesse, la donna aveva risposto con un'altra domanda:

— Signora, lei quanti anni mi dà?

L'età di quella donna sarebbe rimasta per sempre un mistero. Come la sua vita, di cui parlava pochissimo. Si sapeva solo che era sposata e aveva un figlio. La donna arrivava silenziosamente dirigendosi subito in cucina per preparare la colazione. Era talmente silenziosa, come priva di materia, che una volta Paola si spaventò. Solo il rumore dell'aspirapolvere dava consistenza alla sua presenza.

Carla, dopo essersi dedicata ai pavimenti e tappeti del salone, continuava con la pulizia dell'argenteria, successivamente si dedicava ai bagni, infine alle camere. Questo ordine non veniva sempre rispettato, la padrona di casa la lasciava libera di gestire le faccende domestiche come meglio credeva. Qualche volta Carla chiedeva se poteva incrementare lo stipendio tornando per qualche ora nel pomeriggio. La scusa di solito era dovuta alle molte camicie di Enrico da stirare, in realtà la richiesta aveva un fine derivante dall'amore di una madre per il proprio figlio. Ella, infatti, cercava di aiutarlo economicamente.

Un amore, quello materno, che Paola ancora non conosceva, ma che immaginava immenso.

— Mio figlio tra qualche mese si dovrà sposare, ho bisogno di lavorare di più per aiutarlo.

Paola accettava con slancio e generosità quella richiesta, memore anche della dedizione della donna durante il periodo in cui era dovuta rimanere a letto per la minaccia di aborto. Paola le era grata per esserle rimasta accanto in quei momenti difficili, manifestando un aspetto caratteriale fino a quel momento tenuto ben nascosto. Carla si era dimostrata, infatti, alquanto affettuosa e premurosa. Alla fine Paola era arrivata alla conclusione di avere ricevuto più attenzioni da una sconosciuta che da suo marito. Ma, a parte quel breve periodo, la personalità della domestica si era mostrata incline all'introversione. Donna schiva e taciturna, Paola provava nei suoi riguardi un misto di simpatia e avversione. Qualche cosa in lei la inquietava. Non sapeva spiegarsi il motivo di quel disagio che la prendeva ogniqualvolta si parlavano; in fondo era una brava persona, ma quel modo di abbassare lo sguardo, quelle conversazioni che si chiudevano non appena Paola entrava, seppur discretamente, nella sua vita privata, la mettevano in imbarazzo.

Si alzò dal tavolo con l'apprensione che la attanagliava, appoggiò la fronte alla porta-finestra che dava sul giardino ammirando le foglie che in una specie di danza iniziavano a cadere. Amava l'autunno con i suoi colori accesi che sembravano un ultimo saluto al mondo prima del grigiore invernale. Ma neanche quell'atmosfera sempre amata riusciva a farla sentire meglio. Pigiò nuovamente il tasto verde del cellulare.

Il sospetto di una tresca tra Enrico e Silvia lo aveva avuto nelle settimane precedenti.

Mentre Paola rimaneva immobile nel suo letto per non perdere il bambino, Silvia si era insediata in quella che era stata, per un breve periodo, la sua scrivania. Sembrava che le gravidanze fossero diventate una costante per la ditta Marini o forse, semplicemente, dopo cinquant'anni era arrivato il momento di nuove vite. La sua sospensione dal lavoro era stata piuttosto repentina, tanto da indurla a lasciare molti suoi effetti personali nei cassetti.

Trovare un'altra persona seduta vicino a Enrico in quello che, seppure per poco tempo, era stato il suo posto di lavoro, le aveva procurato un certo fastidio che si era tramutato in gelosia non appena si era avvicinata per stringere la mano alla nuova segretaria. Le due donne si squadrarono con freddezza. Paola era rimasta turbata dagli occhi di ghiaccio di Silvia, avvertendo un brivido, un presentimento, nel notare quanto quella ragazza fosse il tipo di donna che Enrico adorava.

La personalità trasgressiva e fuori dal comune di Silvia traspariva in ogni suo gesto. La sua bellezza era imbarazzante. La carnagione bianchissima faceva risplendere i suoi occhi talmente chiari da sembrare trasparenti.

— Marini costruzioni buongiorno, sono Silvia.

— Ah!, Silvia ci sei, sono Paola, mio marito per caso è in ufficio?

— No signora, suo marito questa mattina ha un appuntamento a Bergamo, ma credo lei ne sia al corrente...

— Sì sì, lo so, ma prima di partire mi aveva riferito che sarebbe passato in ufficio per prendere dei documenti...

— Ehm... signora, l'ingegnere non si è visto, se per caso dovesse arrivare, devo dirgli qualche cosa?

— No no, non preoccuparti, lo chiamo al cellulare, grazie, buona giornata e... buon lavoro!

— Buona giornata a lei.

Silvia si stupì per quella telefonata, non era abitudine infatti che Paola chiamasse in azienda. Da quando era alle dipendenze dell'impresa a cui faceva capo il suo nuovo amante, aveva ricevuto due sole telefonate da Paola.

E non chiedeva del marito.

Non aveva tempo per cercare di capire i motivi per cui la moglie di Enrico quella mattina non avesse chiesto di Tommaso. Appena recuperato il cellulare, chiamò Enrico.

— Ciao amore, dove sei?

— Ti sto venendo a prendere, tra die...

— Enrico scusami, non sono a casa, sono in ufficio per recuperare il cellulare, ti aspetto qui...

Un altro contrattempo. Enrico iniziava a pentirsi di aver voluto portare Silvia con sé. 

— Scusa, ma preferisco evitare di venire in azienda, non voglio incontrare mio fratello. Senti, ci troviamo al parcheggio dell'autostrada... e per favore cerca di fare presto, voglio essere a Bergamo per mezzogiorno.

— Va bene amore, parto subito, ci vediamo lì ciao... a dopo.

La sposa in grigio perlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora