Capitolo 2

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John ringraziò la guardia mentre nella saletta faceva buio, forse avevano ucciso Ragnage. Era abbastanza importante da scatenare rivolte, voleva dire che erano vicini alla fine, sarebbe forse uscito, e avrebbe vissuto felice.


-Detenuti... Le notizie, devo avvisare, sono molto forti. Devo chiedervi di tenere la massima calma.- Qui guardò John, un po' impaurito. Lui era l'unico semialieno, avrebbe potuto fare un putiferio, John non si scompose e attese che finisse. -Bene, buona visione.-


Le prime notizie erano di cose accadute mesi prima, parlava ancora del funerale di Zoe, di John e del tribunale. John si sentiva osservato, ma chi poteva non fissarlo?


-E ora parliamo dei fatti accaduti due giorni fa, che hanno sconvolto la città creando rivolte e massacri.- John si mosse impaziente e intimidito sulla sedia. -La ragazza che è stata uccisa di fronte un palazzo si sa essere Allyson McAiver. I parenti di quest'ultima non hanno permesso che la scientifica prendesse il corpo, tutt'ora in loro possesso. A quanto pare, come già detto in precedenza gli alieni sono davvero sul pianeta e ora, alla notizia della morte della ragazza, hanno cominciato a combattersi in varie aree poco popolate della città. A quanto sappiamo persone pacifiche hanno reagito in modo violento e si sono scontrati contro gli Alieni che vedete nella registrazione con la scritta A.S.A. sulla schiena.- La guardia guardò John che aveva gli occhi vitrei da quando era stato detto il nome della ragazza. -Le rivolte si sono fermate questa sera per opera dell'esercito.-


-John...- John fissava la foto della figlia in copertina, la televisione si spense e le guardie incoraggiavano i detenuti a filarsela.


-Signor McAiver...- A John tremava il labbro, deglutiva, sembrava stesse per urlare, per spaccare qualcosa.


-Ho bisogno... Ho bisogno di un momento...- Disse mentre lui era rimasto il solo detenuto nella stanza con le due guardie.


-John, mi spiace. Non sapevo...-


-Lo so, Io... Io...- Balbettò, poi prese grossi respiri come se non riuscisse a respirare. Poi urlò, anche se lui non le sentiva, le sue urla.


-Tenente, si calmi!- Urlò la guardia, John non smise di urlare, incominciò a prendere sedie e a scaraventarle contro le pareti, o ad accartocciarle come lattine. Non c'era nient'altro dal colpire, e quando le sedie finirono e furono un cumulo di latta, John cadde sfinito a terra gemendo e piangendo. Le guardie non ebbero il coraggio di fermarlo o gridargli dietro. La guardia, sua amica, gli si avvicinò anche se il collega gli diceva di non farlo. Lui si accucciò accanto a lui e lo abbracciò, John appoggiò la testa alla sua spalla. Il collega rimase allibito, mai aveva visto un detenuto abbracciare una guardia in tanti anni di servizio.


-Mi dispiace per la sua perdita.- Disse addolorato ed empatico lui, John piangeva, con tutte le vene che sporgevano, tutto rosso in viso.


John fu accompagnato silenziosamente nella sua cella, nessuno stavolta gli urlò dietro insulti o cose stupide, come se sapessero che non era serata. In cella John non dormì, non chiuse gli occhi. Guardò fuori dalla finestra la luna, cercò di sentire se sua figlia lo stava guardando in quel momento. Cercava di ascoltare la sua voce che gli diceva che gli voleva bene. Avrebbe voluto che Sara fosse venuta per farlo parlare con lei. Perché in due giorni nessuno si era fatto vivo? Cominciò a riflettere anche sulle rivolte... John pensò a come la morte della figlia abbia potuto incidere così tanto in città. Perché era così importante? Perché la morte di Zoe non aveva avuto questa reazione? Cosa aveva la figlia di così incisivo da far iniziare a combattere chi era sempre rimasto nascosto?



-Allora chi abbiamo qui?- Ragnage camminò introno a lei come uno squalo prima di mangiare la preda. -Un catturato in battaglia... I miei preferiti.-

Nevular - Il Regno CometaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora