Capitolo 10

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-Dimmi che è uno scherzo.- Disse Bacum. -Ti rendi conto di cosa hai detto?- Ragnage non ebbe il coraggio di guardarlo, ne di parlargli, si alzò tremante e se ne andò. -No. Non puoi scappare dopo che mi hai detto una cosa del genere! Ti fermi?- Urlò inseguendolo. -Se lo sapesse Zed!-


-Tu non le dirai nulla!- Disse irato lui, girandosi a guardarlo. -Me ne vergogno, ok?-


-E fai bene.- Disse lui stizzito. -Cazzo, ma ti senti quando parli? Se è vero ciò che mi hai detto sei più debole di quanto pensi. Quando dici che lei è forte... Io ti credo, fratello, lei lo è. Ma se poi tu senti... Questo. Ci perderemo.- Ragnage sminuì muovendo la mano.


-Ma no. È solo passeggera.- Disse non curante.


-Lo dissi anche io di Zed.- Sussurrò sperando un poco che lo sentisse.


-È diverso.- Ribatté riprendendo a camminare.


-Ah, no caro! Non lo è, qui l'amore e Amore.- Disse con disgusto. -Anche tra quelli dello stesso sesso, o di colore diverso o di razza aliena diversa.-


-Anche da noi.- Disse lui, fermandosi di nuovo.


-Ma da noi c'è solo sangue Nevulariano.- Gli fece notare lui. -Non... Ble... Umanyano. O Gantuliano.-


-Chiuso discorso.- Disse Ragnage.


-Hey, aspetta.- Disse Bacum attirando la sua attenzione un'ultima volta, andò verso di sul e gli accarezzò il collo. -Andrà tutto bene.-


Ragnage sospirò. -Lo so. Manda in onda il video, vediamo che fanno.-


Bacum annuì e Ragnage si sfilò dalla sua presa, andandosene.



Megan si svegliò, come la mattina prima, quando si era addormentata con Ribcu, lui non c'era. Sapeva dal messaggio che doveva andare ma non spiegò molto, lei neanche aveva risposto e il messaggio non era sparito come lui aveva detto e si preoccupò che gli fosse successo qualcosa, fino a quando non le arrivò un altro messaggio. Lì si fondarono le sue preoccupazioni. Era scritto come se avesse sbattuto la testa sulla tastiera.


"M3gan, @1utam1! St0 m0r3nd0!" Si vestì in fretta e furia e uscì di casa, erano le 4 del mattino ed era lunedì. Il giorno prima pioveva e ora invece faceva freddo. Nonostante avessero cambiato gli orari scolastici non avevano cambiato i giorni e sarebbe dovuta andare, il giorno prima. Raggiunse il monumento, girò l'angolo del libro e trovò Ribcu. I capelli ametista sudati luccicavano come gemme preziose, era di schiena e non si muoveva, si avvicinò e lo scrollò.


-Ribcu... Sono io...- Lui si svegliò con un rantolo e si girò. -Oh, sei pallidissimo! E quanto scotti!- Megan imprecò, notò i vestiti, ancora umidi e bagnaticci, il piumone per niente caldo, Megan rifletté.


-Oh, ho le visioni. Bene.- Disse lui senza fiato.


-No, sono davvero io, Rib! Ma che ti è successo?- Gli caddero gli occhi perlacei all'indietro, sembrava che stesse per svenire e Megan pregò interiormente che non lo facesse, invece dopo si rialzò e vomitò. -Ok, vieni con me.- Disse lei stufa, lo aiutò ad alzarsi e a evitare il vomito.


-Dove stiamo..?- Disse senza forze.


-Dove mi hai chiesto di non portarti.- Lo aiutò ad entrare in macchina, lui si accasciò con la testa sul sedile, stanco, Megan lo sistemò alla meglio e partì. Andò a casa sua, aprì la porta piano e poi andò a prendere Ribcu. Chiuse le portiere facendo il meno rumore possibile e poi anche la porta di casa, fece le scale cercando di non fiatare e di non far dire nulla a Ribcu.


Lo adagiò sul letto, lo svestì e lo infilò sotto le sue coperte, poi accese il materasso riscaldabile. Prese il telefono e cominciò a digitare, invece di inviarlo glielo mostrò, lui alzò la testa con fatica e lesse.

Nevular - Il Regno CometaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora