Quando arrivai a casa il nonno dormiva. Che fortuna. Non avevo voglia di sentire trecento prediche a quell'ora della notte mentre ero mezza addormentata e mezza ubriaca.Per prima cosa andai a fare una doccia per levarmi quella puzza di alcol da dosso, era insopportabile.
Quando mi buttai nel letto sprofondai subito in sonno confuso, con i miei soliti sogni strani e impossibili da capire, almeno per me era così.
Ogni notte sognavo esplosioni di luci dorate tutt'intorno a me e in lontananza vedevo una persona che non riuscivo a distinguere e mi sembrava che avesse delle ali. Non ho mai capito il senso di questi strani sogni.
Il giorno dopo mi svegliai con un forte mal di testa. Presi subito un aspirina.
Quando raggiunsi la cucina per fare colazione il nonno mi squadró da testa a piedi. Mi fissò e con sguardo accusatorio mi chiese - A che ora sei tornata sta notte?- era arrabbiato, lo notavo dal modo in cui mi guardava. Forse mi aveva sentita sta notte.
-Alle 3:45 circa- riflettei un attimo sul cosa dire -Scusa ma ad un certo punto non trovavo più i miei compagni e quindi ho deciso di tornare da sola a casa- il suo sguardo si addolcì, aveva capito la situazione e non mi riprese più di tanto.
Il resto della giornata passò lentamente ma ancora non sapevo cosa sarebbe successo quella sera.
Uscì come al solito con Beatrice e Lorenzo ma questa volta facemmo solo un giro in centro nonostante che tutto fosse chiuso.
Ogni tanto si scambiavano occhiatine e poi guardavano me. Forse sospettavano che io sapessi qualcosa. Beh, infatti è così e all'inizio decisi di far finta di niente ma poi cambiai idea.
-Come mai siete così strani voi due?- domandai alzando un sopracciglio e socchiudendo gli occhi.
Eravamo appena arrivati in Piazza Castello dopo aver attraversato tutta Via Garibaldi. La nostra città barocca piena di storia ci circondava. Palazzo Madama in uno stile risorgimentale era davanti a noi ma facendo il giro in torno si poteva notare che dall'altra parte era più medievale.
Entrambi puntarono lo sguardo per terra. Sono belle le pietre? È una domanda molto semplice.
-Allora?- gli incalzai finché Bea sputò il rospo e disse ciò che era successo tra loro due e io dissi loro che sapevo già tutto.
-Come fai a saperlo?- mi chiese Lorenzo guardandomi sorpreso, forse era persino spaventato.
-C'ero anch'io ieri sera- dissi semplicemente.
Entrambi spalancarono gli occhi. -Si ho visto abbastanza- aggiunsi.
Beatrice urlò -Il messaggio!-
Mi guardò mezza spaventata e io dissi soltanto -Già.
Continuammo a camminare ma in un silenzio imbarazzante ma ad un certo punto mi accorsi che qualcuno ci stava seguendo.
Mi girai e mi ritrovai il ragazzo-militare di ieri sera. Mi fissò e mi disse un semplice ciao e io non risposi.
-Mi stai seguendo?- gli chiesi anche se già sapevo la risposta.
-Tu sai qualcosa... Ma cosa? Cosa sei?- sembrò quasi che stesse pensando ad alta voce con la sua solita faccia che non lascia trasparire emozioni.
-Cosa dovrei sapere scusa? E tu chi sei, uno stolker?- iniziai ad alzare la voce. Mi stavo seriamente preoccupando
-Sono James Ellis e tu sei...?- disse ma non riuscivo a capire che tono avesse usato, era quasi neutro. Dallo sguardo non trasparivano emozioni era difficile "leggerlo".
-Sophie Hall, sei di origini anglosassoni?- gli chiesi sperando di non risultare troppo invadente. Ellis è un cognome inglese per eccellenza ed è anche molto diffuso.
In tutto questo Beatrice e Lorenzo mi avevano lasciata lì, con quel ragazzo a me sconosciuto.
-Si- disse freddamente. Che antipatico.
-Bene... se non ti dispiace adesso vado a cercare i miei amici- e alzando gli occhi al cielo iniziai ad allontanarmi e a prendere in mano il cellulare per poter chiamare quei due.
L'orologio del telefono segnava le 10.38Una mano con dita lunghe e callose mi fermano prendendomi per un braccio. James mi guardò impassibile mentre mi accorsi che quella mano era sua.
-Non vorrei sembrare un maniaco- iniziò a dire con sguardo leggermente più morbido, forse per attutire ciò che stava per dirmi -Ma devi venire con me.
Lo guardai sbigottita. Mi guardava negli occhi e in quel preciso instante mi resi conto di che colore siano i suoi. Erano di un verde molto particolare... come l'erba in autunno. Erano simili ai miei ma io avevo un verde leggermente più tendente verso il marrone.
Mi guardai intorno valutando la situazione. "Non vorrei sembrare un maniaco" mi aveva detto. Beh lo sembri eccome.
Sentii la collera crescere e non riuscì nemmeno a capire il perché. Tutto ciò che provavo era un forte mal di testa e sentivo anche un forte calore al petto.
-E perché mai dovrei venire con te?! E dove soprattutto?!- iniziai ad urlare. Stavo tremando violentemente per la rabbia.
Lui mi guardò e sussultando, quasi impaurito dalla mia reazione, mi chiese -Che cosa sei? È impossibile che tu sia umana, non con quegli occhi
-Che sarebbero?- cosa c'è di tanto anormale negli occhi verdi? Pure tu li hai.
-Sono dorati: è simbolo di una qualche discendenza angelica- disse lui semplicemente.
Lo guardai chiedendomi se fosse pazzo ma quando presi lo specchio portatile per guardarmi vidi che aveva ragione. È impossibile.
-Io non...- mi tremava la voce.
-Non ne sapevi nulla?- chiese lui guardandomi con sguardo incredulo.
Ero spiazzata e stavo andando nel panico. Gli angeli non esistono, sono atea cavolo.
Mi girai e me ne andai a passo piuttosto veloce mentre i pensieri mi divoravano.
E se fosse vero? Se gli angeli esistessero? Cosa sono io?
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The Hidden Angel
Fantasy"The Hidden Angel" è la storia di una ragazza, Sophie Hall, che scopre di avere delle discendenze angeliche e persino magiche. Dopo uno strano incontro avvenuto con un ragazzo all'interno di un bar, Sophie intraprenderà una caotica avventura con dei...