Capitolo diciannovesimo: allenamento e ferite

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James' pov

Sfondai la porta ed entrai nel bagno. Urlava ancora. Urla strazianti uscivano dalla sua gola.

-Sophie, Sophie! Che succede?- le chiesi preoccupato. Quelle erano grida ancor peggiori di quelle che avevo sentito quella notte.

-È colpa mia! Dice che è tutta colpa mia!- disse piangendo. Erano urla e pianti di disperazione.

-Chi Sophie? Chi lo dice?- chiesi avvicinandomi a lei.

-Una donna! Non so chi sia veramente!- Lilith, lo so io. Non glielo dissi per non farla preoccupare ancora di più. Forse non sapeva nemmeno di essere ancora sotto il suo controllo.

-Ehi, ehi. Vieni qui- dissi tendendo le braccia verso di lei.

Lei mi abbracciò ancora ansante. Mi stava bagnando tutto sia con l'acqua che con le sue lacrime, ma me ne fregavo. L'avrei lasciata piangere quanto voleva.

Aveva bisogno d'aiuto: da sola non sarebbe uscita da quella situazione straziante. Non potevamo uccidere Lilith perchè altrimenti avremmo ucciso anche lei, non potevamo rispedire il demone nella sua dimensione perchè probabilmente sarebbe rimasta ancorata alla mente di Sophie, non potevamo nemmeno privare Sophie dei suoi poteri se non temporaneamente. Sarebbe stato impossibile. Ma allora come dovevamo fare?

-James...- mi chiamò alzando un po' la testa dal mio petto e guardandomi. Aveva gli occhi rossi e gonfi.

-Dimmi- risposi io al suo richiamo.

-Mi passi quell'asciugamano, per favore?- mi chiese indicando quest'ultimo che si trovava appoggiato sul lavandino di quel piccolo bagno.

Fu in quel momento che realizzai che lei era ancora nuda.

-Ehm... si certo- dissi alzandomi un po' imbarazzato e andando a prenderlo. Glielo passai e lei mi fece un piccolo sorriso evidentemente forzato.

-Vuoi... vuoi che esca?- chiesi guardando da un altra parte per non farla sentire a disagio.

-Si, grazie- mi rispose e io obbedì ma prima di andarmene le dissi che l'aspettavo in palestra.

So che stava uno schifo e che probabilmente mi comportavo da stronzo in questo modo, ma pensavo che così si sarebbe distratta da tutto quel peso che portava sulle spalle. Forse con un po' di esercizio fisico avrebbe distolto la sua attenzione da Beatrice, dalla donna misteriosa, di cui io avevo compreso l'identità... La amavo e cercavo solo di farla stare bene.

Dopo un quarto d'ora la vidi entrare in palestra. Aveva legato i capelli in una coda alta, infilato una felpa, con probabilmente una maglietta sotto, e aveva messo un semplice paio di leggings con delle sneakers nere. Appena arrivò tolse la felpa e avevo indovinato. Aveva una maglietta azzurra un po' aderente. Andai verso di lei.

-Stai meglio?- le chiesi cercando di non essere pesante. Lei annuì ma non disse nulla e io capì che era meglio non insistere. Non era molto stabile in quel momento e sapevo che sarebbe potuta crollare di nuovo da un momento all'altro.

Lei attivò un congegno magico: toccandosi l'orecchino trasforma i suoi vestiti. La maglietta era diventata nera e sopra aveva un giubbotto di pelle, il leggings era diventato un leggijeans nero, cioè un leggings che sembrava un jeans, le semplici sneakers che aveva ai piedi erano diventate degli stivaletti con un po' di tacco.

Attorno al leggjeans aveva una cintura nella quale erano state infilate più armi: dietro la schiena aveva i suoi due kindjal, poi aveva una pistola nel fianco destro, cosa piuttosto anomala per i lightfighter che non riuscivano ad utilizzare le armi da fuoco, poi aveva diversi coltellini e pugnali nel fianco sinistro e a destra teneva anche una frusta. Probabilmente aveva un altro coltellino infilato nello stivale.
Tutte quelle armi le sapeva utilizzare alla perfezione, però usava più frequentemente i kindjal. Non utilizzava nemmeno chissà quanto la magia.

Se no, che divertimento c'è?, aveva detto.

Si guardava attorno forse un po' sperduta e io decisi di farle ritrovare un po' di buon umore. Presi la mia lama angelica e le dissi di tirare fuori i suoi kindjal. Lei lo fece e subito un ghigno si disegnò sul suo viso. Avevo fatto centro.

-Oggi ci teniamo solo sotto allenamento per non abbassare i livelli- le annunciai e lei annuì mentre il suo ghigno lentamente si trasformava in un sorriso, sorriso che ancora non comprendeva gli occhi però.

Arrivammo al centro della sala, ci stringemmo la mano come ogni volta e poi ci girammo.

Dandoci le spalle, facemmo quindici passi, stemmo fermi per un secondo e poi ci girammo. Incominciò così l'allenamento. Corremmo l'uno verso l'altra e io tirai su la lama angelica e lei per fermare il colpo incrociò i suoi kindjal a x. Dopo iniziò ad avanzare verso di me fino ad arrivare a bloccarmi la lama in basso. Dopo tolse l'incrocio di scatto e fece qualche passo indietro.

Poco dopo tornò all'attacco. Fece un affondo verso la mia spalla ma io balzai subito indietro. Subito mi raggiunse. Cercò di fare un montante con il kindjal destro e una stoccata con quello sinistro ma mi scansai anche questa volta e mi viene il terrore che fosse sotto il controllo di Lilith. Ha sempre attaccato negli allenamenti ma si fermava sempre prima senza bisogno che mi spostassi.

Non si arrese.

Fece un dritto sgualembrato e sta volta non mi lasciò il tempo di spostarmi mentre ero assolto nei miei pensieri e distratto. Mi colpì la spalla che tanto mi mirava da tutto il tempo e automaticamente mi portai una mano sulla ferita dalla quale iniziava a sgorgare sangue a più non posso.

-Ma... ti riesci a controllare?!- urlai furioso. Sapevo che avrebbe potuto non essere colpa sua, ma comunque mi aveva colpito.

Mi girai di scatto e andai a posare la lama angelica velocemente. Uscì dalla palestra lasciandola da sola. Mi diressi verso l'infermiera premendo una mano sulla spalla per cercare di far smettere la fuoriuscita di sangue.

Incontrai Elle nei corridoi che iniziò a tempestarmi di domande a raffica e le spiegai cosa era successo. Annuì ma era comunque evidentemente preoccupata e quando arriviamo in infermeria mi medicò.
In teoria, ci potrebbe essere un marchio da poter usare in caso di ferite ma i kindjal di Sophie erano piuttosto particolari. Per qualche strana ragione con essi i marchi non funzionano. Forse era l'influenza della minima percentuale di sangue demoniaco che scorreva nelle vene di Sophie.

Dopo un po' realizzai di aver fatto un errore madornale: avevo lasciato Sophie in balia del aprobabile controllo di Lilith, da sola.

Spazio autrice:
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