Capitolo 22

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-Vuoi volare con me?-

Rimango in silenzio guardano i suoi occhi. Gli occhi di un ragazzo che ha sofferto, ha visto morire suo padre davnti agli occhi, gli hanno portato via la sua famiglia, ha affrontato tutto da solo in un paese non accetto, per cosa? Per un po' di libertà. Assurdo. Nemmeno i peggiori criminali sono trattati cosi.

-Si mi piacerebbe volare con te-

-Domani è il mio compleanno...- annuncia di punto in bianco e io sgrano gli occhi.

-Sul serio? E me lo dici così su due piedi- lo riprovero.

Ma lui non mi ascolta e continua a parlare -Non ci avevo dato tanto peso, che dici se voliamo domani, non letteralmente ovvio, ti porto in un posto- dice guardandomi con occhi speranzosi.

Sono rimasta abbastanza sconcertata da questa proposta, per non parlare del fatto che domani è il suo compleanno e io non ne sapevo nulla. Dopo aver riellaborato queste informazioni mi rendo conto che per lui uscire di qui significherebbe condannarlo a morte e io ho fatto tanto per proteggerlo.

-Ma sei impazzito! Non puoi uscire come se niente fosse da qui, ti cattureranno!- lo riprovero, cercando di fargli capire che la situazione non è delle migiori per lui.

-Dai Angela, solo per una sera, ti prego è il giorno in cui compio gli anni, l'anno scorso ho dovuto passarlo in un vecchio granaio, solo- mi supplica.

Sospiro -Non mi perdonerei mai se ti capitasse qualcosa- sussuro ad occhi bassi.

-Ti giuro che non succederà niente, staremo attenti e poi secondo te posso mai permettere che qualcuno si avvici a una fanciulla come te- mi sorride dolcemente.

Ricambio il sorriso -Se era un modo per farmi convincere ci sei riuscito-

Il momento viene interrotto da dei rumori provenienti da fuori, mi alzo cuorisa di vedere chi sia, sposto la tenda e vedo nel mio cortile la macchina di mio padre affiancata da quella di Mark. Sento odore di cattivo, è meglio che scneda giù a controllare.

-Joseph ritorna nella cantina ci sono mio padre e Mark, io scendo all'ingresso-

Aprii la porta per controllare che non ci fosse nessuno e feci uscire Joseph, che prima di girarsi disse -Allora per domani ci sarai?-

-Si ci sarò- gli sorrido e Joseph con occhi luminosi si dirige verso la cantina.

Scendo le scale di legno coperte con velluto verde e sento delle voci provenire da salotto, anzi risate. Seguo il rumore per poi ritrovarmi davanti a mia madre che ride nel suo modo grazioso da signora, sotto il braccio di Mark che a sua volta ha il sorriso sulle labbra. Mio padre è seduto sul divano con un bicchiere di wisky e con la sua faccia burbera li guarda. Adriana si accorge della mia presenza e mi viene incontro.

-Angela, tesoro sei pronta?-

-Pronta? Per cosa?- domando scettica.

-Sta sera esci con Mark- dice tutta entusiasta mia madre. Il mio presunto ragazzo mi sorride in maniera furba, per adesso sono immobile e senza parole. Non voglio uscire da sola con lui, avere quella presenza viscida vicino a me per tutto il tempo. E poi mi frulla una domanda in testa: perchè oggi sono sempre l'ultima a sapere le cose?

-Ti devo prepare al meglio- dice facendomi l'occhiolino. Senza darmi tempo di dire o fare niente, mia madre mi strascina al primo piano per preparari come piace a lei.

Ho passato un ora e mezza con mia madre solo per decidere il trucco che dovevo mettere. Tra rossetti di vario colore che sfumavano dal rosso accesso al rosa tenue, ombretti per gli occhi, creme idratanti per il viso, mascara e altri cosmetici che non vi sto ad elencare, si può solo immaginare il nostro bagno pieno di colori per tutte le cose che ho scartato. Mamma si lamenta del mio maquillage troppo semplice: un rosetto che mi rende le labbra candide come petali di un fiore, un po' di colore al volto e mascara, anche se Adriana ha insistito tano per accetuare di più lo sguardo dei miei cristalli azzurri con ombretti e linea degli occchi.

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