18. "Evitarlo e basta"

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    "Say you won't let go", James Arthur

Tyler's pov

"Va bene, allora. Ma adesso andiamo in mensa, muoio di fame", dice.

Faccio qualche passo indietro, per darle lo spazio necessario per muovermi, ed alzo lo sguardo verso il corridoio, in cui si trova la porta della mensa, completamente vuoto.

Quando il mio sguardo supera la porta si blocca di scatto, e i muscoli del mio corpo cominciano a tendersi, richiedono di muoversi.
Sento gli occhi di nocciolina scrutarmi.

Confusa, si gira e segue il mio sguardo, quando vede la stessa cosa che vedo io, e fa qualche passo indietro automaticamente, andando a sbattere contro il mio petto.

Le prendo il polso e la porto affianco a me, per sicurezza.
Almeno, vedendo il suo sguardo, non mi sento solo, e non sono io che me lo sono immaginato, o che sono paranoico.

"Sapete, qualche giorno fa, quando mi avete lasciato in quel cerchio da solo, pensavo che non vi avrei più rivisti. Era così allettante quell'idea, che dopo un po' ha cominciato a stancarmi. Così mi sono detto: 'Perché non torturarli ancora un po'?' Vedendo le vostre facce in questo momento, ho capito che ho fatto la scelta giusta".

Sorride divertito, ma l'unica cosa che a me diverte in questo momento è Judith, la cuoca della mensa, che osserva la scena in totale confusione dallo stipite della porta.

Prima di tutto, per il fatto che due studenti non siano in classe per le lezioni.
E poi, vedendo uno studente che non dovrebbe neanche mettere piede sul tappetino del portale d'ingresso.

Forse lei è l'unico motivo per cui adesso non mi muovo e non prendo a pugni lo stronzo spuntato magicamente in corridoio, come se stamattina si fosse svegliato senza la vista, e avesse sbagliato la scuola in cui entrare.

Sento nocciolina prendere coraggio, e parlare.
"Che cosa fai tu qui, Clay?", domanda incredula, come se avesse le allucinazioni.

"Te l'ho già detto, voglio solo torturarvi un po' ", ribadisce, e faccio un passo in avanti, non riuscendo a trattenermi dallo sbatterlo a terra come un sacchetto di patatine.

Nocciolina si gira verso di me e mi fa capire con lo sguardo di non peggiorare la situazione. Raccolgo tutta la mia forza di volontà e faccio un passo indietro.

"Non ci credo che sei qui solo per questo. Sei uno stronzo, Clay, lo sappiamo tutti, ma non arriveresti fino a questo punto", ribatte con tono duro, e perfino io mi meraviglio per questo suo coraggio. Ha imparato tutto da me.

Alza le mani sopra la testa, sconfitto, e si avvicina di più a noi, mettendo poi le mani nelle tasche anteriori dei jeans.
"Va bene, va bene, mi avete beccato".

Intravedo la segretaria della preside, la signora Kim, venire nella nostra direzione.
È una donna abbastanza anziana, ed i lunghi capelli grigi, con qualche sfumatura di bianco, lo dimostrano. Gli occhi sono segnati dai segni della vecchiaia, che mettono ancora più in risalto l'azzurro dei suoi occhi, spento con il passare del tempo. Riesco quasi ad immaginarmi quell'azzurro vivido negli anni migliori della sua vita.

"Lei è il signor Miller?", domanda cortesemente a Clay, e lui le rivolge un cordiale ed educato sorriso.

"In muscoli ed ossa", ribatte, probabilmente aspettandosi una risata divertita dalla signora e, non vedendola arrivare, mi da una piccola soddisfazione in più.

"Bene, le lascio questo. È l'orario delle sue lezioni ed i professori che le terranno, la classe... insomma, tutto. E questo... ", indica con il dito un luogo sul pezzo di carta che gli sta porgendo.
"Questo è il numero del suo armadietto e la combinazione".
Sentendo queste parole, le sensazioni che sento da quando l'ho visto diventano reali.

Non mi toccare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora