Seven - Tower Bridge

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Sono seduto ai piedi del letto con le gambe incrociate mentre provo a scrivere qualcosa accompagnato dalla mia fedele chitarra, nel tempo libero o quando ho bisogno di staccare la spina, mi piace scrivere canzoni. Sono mesi che sono fermo su qualche riga di una canzone che sto buttando giù ma non riesco a trovare la giusta ispirazione, vengo interrotto da qualcuno che bussa alla mia porta.

«Avanti.» dico posando la chitarra accanto a me mentre richiudo il quaderno sgualcito consapevole che non riuscirò mai a finire questo testo.

«C'è una persona che ti aspetta in salotto.» mi riferisce Mikey prima di andarsene lasciando la porta socchiusa, corrugo la fronte. Chi è che si presenta a casa mia senza avvertire? Tutti sanno che è una cosa che non sopporto.
Mi alzo dalla mia comoda posizione e scendo al piano di sotto, riconosco l'ospite dai capelli corvini.

«Oh, eccolo!» esclama Mikey facendo voltare Sonny nella mia direzione, gli sorrido appena. Dopo la nostra uscita non ci siamo più sentiti molto, ero sempre impegnato con lo studio.

«Scusa se sono piombato a casa tua senza preavviso, ma avevo voglia di vederti.» mi confessa Sonny sorridendo.

«Tranquillo.» il cellulare all'interno della tasca dei miei pantaloni vibra, lo estraggo notando una notifica da parte di Instagram che decido di aprire subito.

"Mi piacerebbe incontrarti. Ti aspetto stasera alle nove a Tower Bridge."

«Volevo portarti a cena fuori, che ne dici?» mi chiede Sonny facendo tornare la mia attenzione su di sé.
E in quel momento capisco di essere in un limbo: Sonny o Ryan?

Mi mordo l'interno guancia prendendo tempo così che possa dargli una risposta senza rischiare di farlo rimanere troppo male.

«Sarebbe un'idea fantastica, ma purtroppo ho un altro impegno per questa sera.» Sonny assottiglia gli occhi, come se stesse cercando di capire se sto mentendo oppure no, per poi rilassarsi nuovamente.

«Non importa, sarà per la prossima volta. Ciao ragazzi.» Sonny si alza dalla sedia salutandoci con un cenno della mano per poi uscire dall'appartamento.

Mikey mi guarda stranito ma non fa domande scomode così ognuno torna nella propria stanza. Controllo l'ora accorgendomi che sono da poco scattate le sette e trenta, considerando che ci metto circa venti minuti con la metro per arrivare a Tower Bridge e sono in pessime condizioni, penso sia il caso di darsi una mossa.
Raggiungo il bagno entrando velocemente in doccia, esco dirigendomi in camera dove rimango a fissare l'armadio in attesta di un'illuminazione. Alla fine opto per dei jeans neri strappati e una semplice felpa rosso scuro, sistemo i capelli ed esco di casa correndo verso la fermata della metro vicino a casa.
Salgo all'interno del vagone sedendomi nel primo posto libero, indosso le cuffie e faccio partire una delle canzoni presenti nella mia playlist cercando di placare l'agitazione che mi sta divorando. 

**

Arrivo di fronte ad una delle due estremità del ponte, qui non riesco a spiegare come tira sempre un sacco di vento, ciò mi porta a tirare su il cappuccio della felpa iniziando a camminare scrutando ogni persona presente ma non riesco a trovare chi cerco.

«Non sei un buon osservatore Andy.» mi sento richiamare, così mi blocco voltandomi nella direzione da cui proviene questa voce.
E finalmente lo vedo, appoggiato al cornicione del ponte, indossa dei jeans neri insieme ad una maglietta rosa e una giacca in jeans chiaro. Il vento gli scompiglia i capelli scuri, i suoi occhi vagano su tutta la mia figura e sulle labbra si dipinge un sorriso timido.

«Ti farò ricredere Ryan.» dico raggiungendolo. Il silenzio cala su di noi, gli unici suoni che si percepiscono sono i rumori del traffico che caratterizza questa città mischiati alle voci dei passanti. Punto il mio sguardo sul Tamigi che reputo sia di una bellezza disarmante.

«Hai voglia di salire la bellezza di 300 scalini insieme a me?» mi chiede il moro facendo spostare il mio sguardo dal fiume a lui.

«Dove vuoi portarmi?»

«Vieni con me e lo scoprirai.» mi porge la mano, mi perdo ad osservarla per qualche secondo, per poi afferrarla e farmi trascinare in una destinazione a me sconosciuta.

Siamo in cima ad una delle due torri che caratterizza il ponte e la vista è suggestiva, mi guardo intorno a bocca aperta. Possibile che per tutti questi anni in cui ho vissuto qua non sapessi dell'esistenza di questa cosa?

«Tutte le volte che ne ho l'occasione vengo quassù, indosso le cuffie e rimango per ore a fissare il panorama. Quando tramonta il sole è ancora più bello.»

«Non so niente di te Ryan, perché non me ne parli?»

«Non vuoi veramente sapere chi sono.» lo guardo interdetto.

«Non penso tu sia così terribile.»

«Non significa che se studi psicologia allora sai come sono fatto.» il tono con cui si rivolge a me è duro.

«In realtà.. non intendevo quest-»

«Non sai un cazzo di me.» sbotta incazzato, il suo telefono prende a squillare mi lancia un'occhiata di fuoco prima di allontanarsi per rispondere. Lo vedo gesticolare, sicuramente nervoso, chiude la chiamata prima di prendersi la testa tra le mani, vorrei tanto avvicinarmi ma non credo sia la scelta migliore così torno a guardare il panorama prima che si accorga che lo stavo fissando.

«Dobbiamo andarcene.» non proferisco parola e mi limito a seguirlo all'interno dell'ascensore, una volta arrivati al capolinea indosso nuovamente il cappuccio della felpa e faccio qualche passo verso la metro prima che la sua mano si stringa intorno al mio braccio.

«Che vuoi adesso? Mi sei sembrato abbastanza chiaro prima.»

«Mi dispiace Andy, non dovevo reagire così.» mi sottraggo dalla sua stretta avvicinandomi pericolosamente a lui, riesco a sentire il suo respiro abbattersi sulle mie labbra.

«Non sono venuto qui per psicanalizzarti, credevo fosse ovvio.» si limita ad annuire, lo guardo un'ultima volta prima di tornare sui miei passi lasciandomi la sua figura alle mie spalle.    

Forelsket // Randy // (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora