𝐄𝐧𝐭𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞

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Felix si guardò attorno con un certo imbarazzo, abbassando più volte lo sguardo sulle sue mani

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Felix si guardò attorno con un certo imbarazzo, abbassando più volte lo sguardo sulle sue mani.
Christopher lo aveva abbandonato qualche minuto prima, quando finalmente aveva incontrato anche Jisung – l'ultimo del Trio dell'Ave Maria, commentò Felix nella sua mente – e si era rifugiato nella parte dell'appartamento dedicata ai "Nati prima del 2000".
Da quel che aveva capito il ragazzo – veramente poco, visto il suo pessimo coreano – Changbin e la sua compagnia di amici condividevano l'attico di un palazzo verso la periferia di Seoul ed avevano diviso le camere in base all'età: i tre più grandi, Woojin, Changbin e Minho, nati rispettivamente nel 1997, nel 1999 e nel 1998, condividevano una stanza da letto con due letti a castello; mentre il resto della ciurma – Jisung, Hyunjin, Seungmin e Jeongin; rispettivamente del 2000 i primi tre e 2001 l'ultimo – dormiva nella camera accanto.
«Mi chiamo Seungmin – si presentò uno di loro, sorprendendo Felix con un inglese perfetto – Loro sono Hyunjin e Jeongin. Piacere di conoscerti!».
Il biondo tinto si alzò ed accennò un inchino. «Io sono Felix... – rispose – Spero vi... prenderete? Prenderete... cura di me! Spero andremo d'accordo!».
Seungmin sorrise, complimentandosi per il suo coreano – anche se, pensò Felix, faceva veramente schifo in quella lingua. Si voltò verso gli altri due. Mentre il rosso – Seungmin – si era dimostrato disponibile e gentile fin da subito, gli altri due non gli sembravano così amichevoli. Hyunjin, il ragazzo alla destra del rosso, aveva la testa abbassata e gli occhi sulle sue ginocchia. Che fosse giù di morale? L'australiano decise di lasciar perdere, per il momento. L'altro ragazzo, il più piccolo del gruppo – il maknae, pensò il biondo tinto, ricordandosi la lezione di coreano che gli aveva fatto Christopher su quell'argomento, qualche tempo prima – sembrava invece arrabbiato con qualcuno.
Il rosso sospirò, passandosi una mano sulla faccia. «Jeongin, non puoi restare arrabbiato con me per sempre, lo sai?» disse, girandosi verso di lui.
Il volto di Jeongin si incupì ancora di più. «Chi l'ha detto questo? Era grave questa volta!» borbottò.
«Ho solamente messo in lavatrice il tuo orsacchiotto perché ho scoperto fosse di colore rosa, all'inizio! Ero convinto fosse marrone!» ribatté.
«Non ne avevi il diritto!» sbatté i piedi il più piccolo, alzandosi di scatto e chiudendosi in camera. Poco dopo la canzone di qualche artista K-Pop esplose da dentro la stanza.
Il rosso si girò verso Hyunjin, forse in cerca di qualunque tipo di supporto morale, ma fu costretto ad arrendersi quando vide la faccia depressa dell'amico. «Scusalo – disse a Felix – È ancora in fase adolescenziale. Capricci come questi sono all'ordine del giorno» spiegò, guardando con disapprovazione il ragazzo accanto a lui.
«A-ado-? Alodecienzale?» provò l'australiano, confuso.
«Adolescenziale» ripeté Seungmin nella sua lingua madre, sorridendogli.
L'altro annuì. Hyunjin si alzò – pure lui, pensò Felix, afflitto – e si congedò con un inchino. «Vado a recuperare mio fratello» disse, tornando in camera.
«Scusali tanto – sospirò Seungmin – Ma Hyunjin ha subito l'ennesima delusione d'amore da poco più di due ore, mentre Jeongin si è semplicemente svegliato con la luna storta...».
«Non fa nulla!» rispose Felix, finalmente prendendo un po' di confidenza con la lingua coreana.
La porta dei più grandi si aprì proprio in quel momento e da essa uscirono Christopher, Jisung e Changbin – come al solito, notò il biondo, l'ultimo sembrava arrabbiato. «Ho buone notizie Felix! – annunciò, euforico – Ci ospiteranno loro in questa casa, visto che hanno posto a sufficienza! In cambio io mi troverò un lavoro e pagherò la nostra permanenza e tu ti iscriverai alla scuola serale assieme a Jeongin e Hyunjin. Saranno loro ad aiutarti con il coreano, mentre tu li aiuterai con l'inglese. Tutto chiaro?».
Il biondo annuì, ringraziando tutti i coinquilini per l'ospitalità. «Bene – esordì Seungmin, afferrando il giubbotto – Ora che anche questa questione si è risolta al meglio è per me ormai obbligatorio andare a lav-».
«NO!» strillò Hyunjin, correndo fuori dalla camera assieme Jeongin e saltando addosso al rosso, per impedirgli di lasciare l'appartamento.
Seungmin sospirò, staccandosi i due di dosso. «Certi giorni mi sembra di essere una mamma – mormorò – Ascoltatemi. Io devo andare a lavorare, oppure Woojin hyung mi ucciderà di sicuro. Vi prometto che stasera faremo un gioco tutti assieme e mangeremo gnocchi piccanti, come ogni weekend».
«Ma io ho bisogno di aiuto per fare i compiti!» protestò Jeongin, non più arrabbiato, sfoderando i migliori occhi da cucciolo della sua scorta.
Il rosso si morse il labbro. «Ti aiuterà Chan hyung» disse allora, sfuggendo alla stretta dei due e precipitandosi fuori dalla porta.
Hyunjin cadde a terra. «Si prospetta una lunga serata!» commentò il maknae, rifilando un'occhiataccia a Christopher e tornando in camera.
Felix si avvicinò piano al ragazzo buttato per terra. «Se- se hai bisogno potessi- posso aiutarti io con l'inglese» disse a bassa voce, posandogli una mano sul braccio.
L'altro se la scrollò di dosso, guardandolo male – si vede che sono fratelli, pensò il biondo. «Lasciami in pace» gli disse, in inglese, scappando da lui e rifugiandosi in camera.
, pensò Felix, si prospettava proprio una lunga serata.

ʀᴏᴀᴅ ɴᴏᴛ ᴛᴀᴋᴇɴ | ᴄʜᴀɴɢʟɪx/ʜʏᴜɴʟɪx (ɪɴ ʀᴇᴠɪꜱɪᴏɴᴇ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora