«Porca puttana!».
Felix saltò sul posto, chiudendo la porta del frigo con uno scatto: dietro ad essa c'era Changbin, vestito completamente di nero – il che spiegava perché non l'avesse visto prima – ed un bicchiere di latte al cioccolato in mano, ora sporcato dal sangue rosso che grondava a fiotti dal suo naso, per colpa della botta ricevuta da Felix.
«Oh my God! – esclamò Felix, sussurrando e correndo a prendere uno straccio – Mi dispiace! Non ti avevo visto!».
Bagnò con dell'acqua fredda il pezzo di stoffa e lo passò a Changbin, appoggiandolo sulla narice ferita. «Devi tenerlo schiacciato qui – spiegò, prendendo il bicchiere dalle mani del più grande e poggiandolo sul tavolo – Vai a sederti sul divano: se stai in piedi non farai altro che peggiorare la situazione. Io intanto vado a prenderti dei tamponi».
Il maggiore seguì ogni suo consiglio, andando a stendersi sul divano mentre aspettava che ritornasse il biondo. Dopo qualche minuto Felix tornò dal bagno, con due tamponi per naso fatti con carta igienica.
Si appoggiò al divano, aiutando Changbin a sistemare i tamponi nel naso. «Mi dispiace molto... Spero non dovremmo andare all'ospedale...» mormorò il biondo.
«Dovremo – lo corresse lo hyung, con voce nasale – Devi usare il futuro e invece hai usato il condizionale».
Felix arrossì, abbassando lo sguardo ed annuì. Changbin si tirò su a sedere.
«E quindi sei il fratello di Chris, mh?» chiese.
Il biondo annuì. «Chris hyung ed io abbiamo ben tre anni di differenza, eppure andiamo d'accordo lo stesso. Si è sempre preso cura di me, fin da quando ero molto piccolo» sussurrò.
Changbin annuì. «Eppure non riesco veramente a ricordarmi di te... Sono sempre andato a casa di Chan hyung quando ero piccolo, fin da quando avevo sei anni, eppure non ti ho mai visto lì... Non avevo idea avesse un fratello più piccolo» disse, pensieroso.
Felix si morse il labbro, nervoso: di certo non poteva dirgli che non l'aveva mai visto perché era sempre rimasto nascosto in soffitta a causa delle sue fattezze non umane. Quando era nato si era presentato al mondo con due occhi di un verde innaturale, i canini appuntiti e le fattezze da gatto, dimostrando di aver ereditato le capacità dalla madre, una Mutaforma. Christopher, invece, era stato fortunato, perché la sua capacità era avere il controllo della Natura, cosa ereditata dal padre.
Tossì e si alzò in piedi. «Ti rifaccio la tazza di latte al cioccolato e poi andrò a letto» annunciò, fingendo uno sbadiglio.
L'altro annuì, limitandosi ad osservarlo mentre gli preparava il bicchiere di latte. «Buonanotte – disse infine, portandogli il bicchiere, Felix – E scusa ancora per averti tirato una botta sul naso...».
Changbin lo guardò tornare in camera silenziosamente, bevendo il suo latte al cioccolato tutto d'un sorso e meditando su quanto poco cioccolato avesse messo Felix.
Infine si alzò, lavando il bicchiere sporco e depositandolo nella lavastoviglie, ritornando in camera pure lui.
«Uno, due, tre; sasso, carta, for-bi-ce!».
Investito dal tremendo russare del suo migliore amico – pensò, di nuovo, che proprio non era cambiato d'una virgola – Changbin guardò esterrefatto Minho e Woojin giocare a sasso-carta-forbice per decidere chi avrebbe avuto l'onore di svegliare Christopher per farlo smettere di russare.
I due si erano palesemente appena alzati, l'aveva dedotto dai capelli scompigliati di Woojin, il quale non sopportava averceli in disordine; e dalla maschera per la pelle che aveva Minho in volto, il quale gli aveva fatto perdere più o meno vent'anni di vita. Tanto per spaventarlo ancora di più, il maggiore aveva deciso di indossare la vestaglia giallo fosforescente che avevano comprato al mercatino dell'usato un anno prima. Si ricordava ancora l'enorme litigio che Hyunjin e Minho – i due appassionati di moda del gruppo – avevano avuto davanti a quella bancarella: il primo sosteneva che quella vestaglia avrebbe rovinato, non solo la sua reputazione, ma anche l'intera storia della moda; mentre il secondo diceva che quella vestaglia si sarebbe abbinata benissimo alle sue ciabatte leopardate – che Changbin, Hyunjin e Jeongin avevano provato a bruciare, una volta, inutilmente: il maggiore ne aveva già comprato un paio di nuove, il giorno dopo.
«Carta mangia il sasso, ho vinto io, sì!» esclamò Minho, sovrastando lo sbuffare di Woojin, arrabbiato per aver perso l'occasione di fare casino.
L'altro non perse tempo, si voltò verso la vittima – fortunatamente nel letto inferiore – e lo tirò per un braccio, scaraventandolo per terra.
Christopher, povero ragazzo, si svegliò di colpo a causa della potente botta in testa ricevuta dalla caduta. «Che succede? – si allarmò, osservandoli sconvolti – C'è un terremoto? Sta crollando il palazzo?».
Minho fece una smorfia. «Quasi, Testa di Cavolo – lo prese in giro – Con il tuo russare giuro di aver visto un pezzo di muro staccarsi».
Changbin lo aiutò ad alzarsi. «Ma vi pare questo il modo di trattare un ospite maledetti idioti?» ringhiò, guardando male gli altri due.
«Se avessi voluto trattarlo male gli avrei versato il barattolo di miele in faccia – ribatté il grigio – Non potete rovinare il mio sonno di bellezza con rumori molesti come quelli che stava facendo».
Il moro lasciò passare, per quella volta, e si rivolse a Chan. «Come stai? Ha fatto male?» domandò.
«Bene non di sicuro – scherzò il ragazzo dai capelli verdi – Ma tranquillo, ci vuole ben altro per farmi veramente male!».
L'amico annuì, rivolgendo un'ultima occhiata agli altri due: Minho era già nel mondo dei sogni e Woojin si stava sistemando tra le coperte.
Sbadigliò – finalmente il sonno era venuto a cercarlo – e salì sul letto sopra a quello di Christopher.
Lì si addormentò.
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ʀᴏᴀᴅ ɴᴏᴛ ᴛᴀᴋᴇɴ | ᴄʜᴀɴɢʟɪx/ʜʏᴜɴʟɪx (ɪɴ ʀᴇᴠɪꜱɪᴏɴᴇ)
FanficE' durante un attacco a sorpresa da parte dei soldati del Re che Felix, 19 anni, fratello minore del capo dei ribelli di Mellavira, Bang Christopher, scopre l'esistenza di un altro mondo, un'altra realtà, dove tutto è completamente diverso da quello...