𝐋𝐞𝐯𝐚𝐧𝐭𝐞𝐫

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«Allora amore? Sei contento che ti abbia portato nel tuo posto preferito a cenare?» chiese Minho, guardando dolcemente il fidanzato, dall'altra parte del tavolo, mangiare avidamente la sua seconda fetta di cheesecake

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«Allora amore? Sei contento che ti abbia portato nel tuo posto preferito a cenare?» chiese Minho, guardando dolcemente il fidanzato, dall'altra parte del tavolo, mangiare avidamente la sua seconda fetta di cheesecake.
Jisung annuì energicamente e sorrise all'altro ragazzo con la bocca ancora piena: a molti la vista avrebbe potuto dare fastidio e provocare disgusto, ma a Minho ormai non faceva più nessun effetto. Ormai amava così tanto il suo ragazzo e stavano assieme da talmente tanto tempo che si era abituato persino a scene come questa. Dopo ormai due anni il maggiore amava sia i pregi che i difetti del più piccolo e viceversa. Era proprio vero che assieme formavano una coppia perfetta.
«Mh – esordì il minore, ingoiando finalmente l'ultimo boccone – Non pensi anche tu che ci sia qualcosa di strano in casa da quando sono arrivati Christopher e suo fratello?».
L'altro gli rivolse un'occhiata stranita. «Cosa intendi dire?» rispose infine.
«Insomma, non hai notato anche tu come Hyunjin si sia allontanato da Changbin? – disse, strabuzzando gli occhi – E penso sia la prima volta che sento parlare Jeongin così tanto... non ricordavo nemmeno come fosse la sua voce prima! Per di più, oggi a pranzo mi è quasi sembrato di vedere le posate sollevarsi da sole...».
Minho sorrise nervoso, affrettandosi ad afferrare la mano del ragazzo per tranquillizzarlo. «Mi sa che stai lavorando troppo in questi giorni, tesoro! Addirittura vedere le posate volare? Impossibile!» esclamò, tentando di metterla sul ridere.
Ma Jisung rimase impassibile. «O magari dici così perché sei coinvolto anche tu in tutta questa storia» ribadì, scrutandolo a fondo.
«Jisung-ah, ti ripeto che secondo me hai bisogno di dormire-».
«Ma vi ho sentiti quella notte! – strillò all'improvviso l'altro, per poi abbassare la voce fino a sussurrare dopo le occhiate curiose degli altri clienti – Ho sentito le vostre voci, qualche notte fa, discutere di un qualche legittimo erede o cose del genere...».
Il maggiore sorrise. «Devi proprio aver avuto un sogno vivido per pensare addirittura che fosse la realtà! – commentò, alzandosi dalla sedia ed infilandosi il giubbotto – Vado a pagare. Qui è meglio se torniamo a casa ed andiamo a dormire presto».
L'altro annuì con un'espressione mogia in viso, chiedendosi chi sarebbe stato disposto ad ascoltarlo se nemmeno il suo ragazzo gli credeva.
Uscirono dal locale in silenzio, mano nella mano, senza sentire il bisogno di iniziare una conversazione. Così ci si sentiva quando si era ormai fidanzati da anni, pensò Jisung. Era una sensazione piacevole e spiacevole allo stesso tempo: riuscire a stare assieme senza dirsi nulla per ore ed ore, avere qualcuno che ti supporta in ogni momento, ricevere affetto quando ne hai bisogno; ma, si disse, c'era anche il loro continuo litigare su cose stupide, la relazione ormai statica e senza nulla di emozionante da fare. Sembrava in certi momenti noiosa.
Jisung osservò di sottecchi Minho, al suo fianco, camminare disinvolto. Era bellissimo sotto le chiare luci dei lampioni ed era sicuro che mai avrebbe potuto trovare un fidanzato migliore di lui, che lo amasse con tutto il suo cuore, che lo trattasse così gentilmente, che fosse così intelligente, educato e simpatico.
«Pensi che la nostra relazione finirà mai, Minho?» chiese Jisung, osservando la strada davanti a sé.
Il più grande strabuzzò gli occhi, turbato da quelle domande improvvise. «Per tutte le ciabatte leopardate che esistono al mondo, spero di no! – esclamò – Che ti prende stasera, amore? Certo che non ci lasceremo mai! O almeno, questo non è nei miei piani, non so i tuoi...».
Rimasero in silenzio qualche altro minuto prima che Minho riprendesse la parola. «So benissimo che tu sei ancora giovane e nel pieno della tua carriera – disse, fermandosi e prendendogli entrambe le mani, accarezzandole gentilmente con i pollici – Dopotutto hai diciannove anni... Però questa è una promessa. Una promessa che durerà fino al momento in cui non saremo pronti tutti e due».
Ti prego non farlo. Jisung iniziò a sudare freddo.
Minho si inginocchiò per terra, tirando fuori dalla tasca destra una scatolina azzurra. «Jisung – disse, aprendola e mostrandogli un anello, semplice e pulito, con i loro nomi incisi al suo interno – Posso avere l'onore di essere il tuo ragazzo per sempre?».
Jisung scoppiò a piangere scuotendo la testa.

ʀᴏᴀᴅ ɴᴏᴛ ᴛᴀᴋᴇɴ | ᴄʜᴀɴɢʟɪx/ʜʏᴜɴʟɪx (ɪɴ ʀᴇᴠɪꜱɪᴏɴᴇ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora