Number 6

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Era vero: non avevo affatto l'aspetto di una 17enne. Il mio aspetto era ordinario in tutto: capelli con frangia abbastanza lunghi, color marrone, occhi mori non abbastanza belli da permettermi una vista decente, occhiali neri e fisico mediterraneo (ne troppo magra ne grassa); mentre il mio  carattere era tutto il contrario.
-Cazzo ridi?-
-Sei buffa-
A dire il vero non sapevo come fossi, non mi relazionavo molto con le persone. Rimasi in silenzio.
Quando finimmo il giro lo riaccompagnai all'hotel, io avevo le mani unte di patatine e i capelli arruffati dal vento (per non parlare dei vestiti trovati nei cassonetti) mentre lui era raggiante con il suo ciuffo quasi nero che pendeva a destra e le sue sottili labbra.
Si fermò a guardarmi, inespressivo, concentrato prima su di me e poi sui i miei occhi come se cercava di leggermi l'anima. Io facevo altrettanto. Divenne un gioco di sguardo inteso, fu allora che capimmo quando fossimo simili.
Dun tratto perse interesse nei miei occhi e inizio a salire gli scalini dell'hotel per poi fermarsi di botto.

*parlano in inglese*

-Grazie, sei una brava persona anche se hai un guscio duro-
Poi si girò e mi sorrise
-Ti sbagli: nessuno è bianco o nero, buono o cattivo. Sei troppo piccolo per capirlo-
Ancora con il sorriso mise le mani in tasca, scese velocemente gli scalini restando con uno solo di distanza, si curvò verso di me rendendo ancora più strano il suo esile e magnifico corpo e mi sussurrò all'orecchio.
Le sue parole giunsero limpide e attraversarono tutto il mio corpo tramutandosi in brividi.
-Visto che non mi dici il tuo nome ti chiamerò Dolores-
"Cazzo", evidentemente non lo pensai soltanto perché lui si ritrasse soddisfatto.
-A domani Dolores!-
Entrò e sparì alla mia vista.

Pensai tutta la notte a quel movimento di labbra.
-Dolores... non sono mica un manichino io?!-
Ero incazzata, con lui che si credeva grande e tanto bello da pensare che mi importasse qualcosa di lui, con me che continuavo a pensarci e con Dio che pretendeva da me che mi prendessi cura di Aidan.
"Aidan" pensavo e ripensavo a quel nome e poi mi accorsi che noi due non eravamo nient'altro che due pezzi di un puzzle: diversi ma complementari, inversi, contrari.
-Lui è bianco fuori e nero dentro mentre io sono il contrario, non è così?- chiesi alla luna quella gelida notte in cui mi decisi di non perdere mai Aidan di vista.

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