capitolo 19

84 5 0
                                    

Ed eccolo la in tutto il suo cazzo di splendore a torturarmi con quelle cazzo di labbra che tiene fra i denti e che tortura guardando le mie.E poi c’é quel dannato sorriso che si intravede nei suoi occhi che ti attira a lui come se ti ipnotizzasse,ma allo stesso tempo ti fa capire che c’é qualcosa dietro a esso che ti fa allontanare.Sono una contraddizione per il mio animo per il mio cervello che é troppo stanco per combattere contro questa contraddizione.Porta un gilè a jeans con le maniche lunghe che pero sono arrotolate fino ai gomiti e una maglietta bianca sotto,un jeans scuro:nero si distingue abbastanza e un paio di nike rosse.

Mi guarda e sfoggia uno dei suoi soliti ghigni che ti da sui nervi ma addosso a lui sta benissimo.Maledizione ci sono troppe contraddizione.

Lo guardo dalla testa ai piedi e poi mi seggo girando la testa dall’altro lato come se lui non ci fosse.Dopo un po sento la sua sedia spostarsi quindi deduco che si stia sedendo.

-Allora......ragazzi come presentazioni fate un po schifo-dice quello scemo allo scuro di tutto.

-Ci conosciamo già-mormoro io con la bocca impastata.

-Come scusa non ho capito-mi dice il mio socio sordo.

-Ci conosciamo già-ripeto sempre con lo stesso modo.

-Vuoi parlare a voce più alta non capisco un cazzo-ribadisce il biondo accanto a me.Mi giro furiosa verso di lui agiustandomi nervosemente sulla sedia.

-Ma sei scemo-dissi guardandolo con un sopracciglio alzato-Non lo so vuoi fatto un disegnino ma io dico hai ventun’anni hai bisogno di un apparecchio acustico perche posso sempre prenotartela io!-gridai cosi forte che le persone intorno a noi si girarono verso di me.Le guardai una per una vedendo un bambino che mi fece la linguaccia.

-Se non rientri quella linguaccia te le taglio e te la infilo nel culo-dico al bambino a cui vengono subito coperte le orecchie dalla madre che mi guarda male.Justin ha la bocca aperta ma si ricompone velocemente facendo una smorfia che mi fa capire che e arrabbiato,con me.Me ne infischio ed esco da quel fottuto bar del cazzo.Entrare li mi ha fatto perdere due anni di vita.Mi seggo sul marciapiede e comincio a prendere in giro le persone che passano.Mi rilassa lo so e abbastanza strano ma funziona non ci posso fare niente.

Sento il campanello della porta tintinnare ma non mi giro.Vedo un paio di scarpe rosse che si spostano velocemente per sedersi.

-Se sei venuto per romper te ne puoi anche andare-dico biascicando le parole che in bocca a me sono fastidiose.Lo sento sospirare per poi iniziare a parlare.

-Non voglio romperti,anche se in qiesto momento la cosa e abbastanza invitante.Voglio solo parlare-la sua voce è calma ma non mi fido del tutto.

-Di cosa vuoi parlare Liam?-dico stanca di parlare il che è la verità dato che parlo da troppo tempo ormai e le parole non servono più a ninte.

-Di te-

-Non c’é niente di cui parlare sono una povera disgraziata che invece di essere vicino a suo padre e suo fratello per essere una brava studentessa,sono una troia che si scopa gli uomini d’affari e gli rubba le carte di credito.Non sai quanto io mi senta sporca quando torno la notte a casa e mi lavo,mi strofino forte ma l’unica cosa che va via é il mio pudore,sempre che io ne abbia un po perche non credo di averne.-lui si acciglia e si passa una mano su tutta la faccia.

-Non dire che sei una troia,perche non lo sei-dice mettendomi una mano sulla spalla.Mi sposto a quel contatto ma non troppa da levare la sua mano dal mio corpo,anche perche devo ammettere che questo contatto mi piace.

-Pff e allora come mi definiresti-chiedo con un sorriso beffardo sul viso.

-Sei una ragazza consapevole di essere tremendamente sexy e sfrutta quel che ha per mandare avavnti-mi fa ridacchiare la sua visione cosi diversa dalla mia.Sa é essere dolce a modo suo e quando vuole lui.

-Liam perche te ne sei andato?-

POV’S LIAM

-Liam perche te ne sei andato?-.

Ecco la domanda che tanto temevo ma me l’aspetto.Oddio e adesso cosa le dico?Non posso mica dirle che il suo migliore amico mi ha cacciato e detto di non farmi più rivedere,o no?Oh che confusione mi sento frustrato.

-All…-menomale che Justin é uscito e devo ammettere che non sono mai stato cosi contento di vederlo.

-Ma io dico.Sapere ragionare e un diritto di tutti i cittadini.E allora perche non ne fate uso?-lo ha appena urlato.La vedo alzarsi dal marciapiedi appogiando il braccio sinistro per terra per darsi la spinta questo comporta che il suo sedere si spiaccichi contro la mia faccia.Il che non mi dispiace dato che il panorama è una meraviglia.Mi alzo in successione a lei e l’affianco.

-Justin cosa vuoi?-chiede seccata.Anche se la sua voce in questo momento non e delle migliori è comunque bella.La fisso e credo che lei se ne accorga dato che mi lancia un sguardo di fuoco e scuotere la testa da destra verso sinistra.

-Non mi sarei mai aspettato questa tua sfuriata contro un innocente bambino-non capii il senso della frase ma qualsiasi cosa volesse dire Crystal lo aveva capito e ne era rimasta scottata.

POV’S CRYSTAL

Ed ecco la frase che non mi sarei mai aspettata da lui dopo tutto il calvario che avevamo vissuto tre anni fa non pensavo volesse davvero toccare quell’argomento tutto ma questo no.

-Ju-Justin no-cerco di essere autoritario per quanto mi sia difficile.

-No?!E perche non dovrei farlo che c’é ti tocca ancora?-come fa a parlare di una cosa cosi delicata,le cose si fanno in due non in uno e lui c’era dentro quanto me.

-Ma come cazzo fai ad essere cosi freddo su una cosa cosi delicata tu ne eri coinvolto quanto me e forse anche di più.Ti ricordo che sei tu quello che piangeva tutte le notti come un bambino.-in questo sembro una disperata e forse un po lo sono.

-Almeno io esternavo i miei sentimenti tu invece che facevi,ah cosa facevi quando ti sentivi male-sta toccando,forse,il tasto più delicato di me.

-Sta zitto,non osare parlare di questo,in questo momento e in questo luogo.Sei un fottuto bastardo che c’é vuoi fare sapere a tutti quello che facevo perfetto signori e signore guardatemi-salgo su tre gradini che si trovano nella piazzetta accanto.-Allora in seguito a un dispiacere che ho avuto tre anni fa,la mia depressione si é acutizzata cosi tanto che-non riesco a finire la frase che vengo tirata giu da qualcuno.

-Qualsiasi cazzata tu abbia fatto non c’é bisogno che diventi di dominio pubblico-dice mettendomi dentro il posto passeggero di un auto,penso la sua.

-Grazie-riesco a dire prima che cali il silenzio piu assoluto.

-Puoi almeno dirmi cosa é successo?-chiede finalmente rompendo il silenzio torturante che si era creato.Peró ho la netta sensazione che se non lo avesse chiesto sarebbe stato meglio.

AND YOU COMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora