A PRESTO PAPILLON!

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POVS MARINETTE

«No! Ho fatto un errore madornale. » si ripeteva il Maestro Fu «non dica simili cose, lei ha fatto tutto ciò che poteva. » lo rassicurò Marinette.
Tutti avevano paura persino Parigi stessa che era sotto attacco, la verità è che i Papillon stava crescendo con molta rapidità.
Ladybug e Chat Noir hanno sempre sconfitto qualsiasi super cattivo,  ma ora la tensione era alle stelle.
Non era servito l'aiuto di Volpe Rossa e Carapace, ma ciò non frustava solo Chloé   che era alle prese su come sconfiggere Ladybug, ma anche suo padre che non c'entrava, era incredibilmente riluttante al fatto che fosse sua figlia di avere il controllo della situazione in quel momento.
Era riuscito a sottrarci ogni singola goccia di forza quel giorno.
Ricordo ancora quella scena come se fosse ieri, avevamo appena sconfitto un supercattivo quando un grido straziante ci fece raddrizzare le orecchie per lo più le nostre non quelle di Chat.
Eravamo di fronte a lui, in fila etesi dalla paura, non sapevamo cosa fare, era arrivato il momento di morire?  Oppure era solamente l'ennesima volta che capivamo che non erano serviti a niente tutti i nostri sforzi?
Il maestro Fu era lì con noi, voleva vedere con i suoi stessi occhi la faccia del diavolo che era Papillon. Armate intere di vecchi amici e vecchi akumizzati erano lì pronti per fare la guerra, mentre noi cinque, soli apparentemente abbandonati dalla fortuna ed dal destino, eravamo pronti a combattere fino alla fine dei nostri giorni.
Nel frattempo il maestro fu aveva trovato un riparo dietro ad una panchina appartata quasi vicino a noi, aveva indossato la spilla a forma di cappello da chef, quella che gli avevo regalato io.
Schiere di persone iniziarono a venirci contro, armate dalle loro stesse necessità, mirarono a colpo secco Queen B,  rimase immota a terra senza dare speranza, senza una risposta.
Avanzarono verso di noi tutti carichi senza consapevolezza di ciò che stessero facendo, fuori uno, fuori due, fuori tre, eravamo rimasti solo noi: “io e chat.”
In quel momento eravamo spacciati, non sapevamo come agire, così la prima cosa che ci viene in mente era scappare da quella situazione snervante.
Non dovevo farlo, fui una vigliacca, lasciare il campo di battaglia e dare le spalle al nemico?
Mai farlo se vuoi sopravvivere.
Un colpo secco scaraventò il maestro Fu a terra,mi aveva salvato la vita, aveva abbandonato tutto per me?
Ma che razza di persona sono. Mi ripetevo.
Ero inallibita.
Non capivo, come avremmo fatto senza di lui, una guida così unica e così limpida, una persona non può andarsene così soprattutto nel fiore della vita ed io gliel'ho portata via.
«No!» un urlo agghiacciante stese Parigi.
Era Marinette, aveva visto la vera morte, la morte del maestro Fu.
La spilla cade a terra,  Papillon la schiacció  sotto i tuoi piedi come una povera formica. Sorrise, sorrise anche nel momento in cui stava per morire, si era sacrificato per me, per tutti noi abbiamo visto la luce in quell'oscurità immensa immutabile.
Era assolutamente impossibile, non riuscivo a crederci, avevo perso una parte di me, un mio caro amico.
Incominciarono a salirmi dei forti nodi dallo stomaco alla gola,  forti sempre di più.
Ero molto arrabbiata, non sapevo come agire, non sapevo da dove iniziare, da dove cominciare a lavorare in modo adeguato senza far del male alle altre persone intorno.
Così con tutta la mia mestizia lanciai u  Lucky charm per lui.
Scomparve, una nube di luce bianca avvolse Parigi liberandola da quella cattiva.
È stato un combattimento molto difficoltoso, devo ammettelo, senza il Maestro non saremmo ancora qui, gli dobbiamo la vita, mi soffoca ammettere e accettare la sua morte , perché era una persona meravigliosa.
C'era qualcosa di strano negli occhi di Chat, forse perché era sconvolto quanto me alla terribile perdita?
No, non credo che sia solo questo ci deve  essere sotto qualche altra cosa.
«Ti senti bene?» dissi io a Chat, ma notai angosciata gli occhi spenti e privi di sentimento di Chat.
«Hey Chat!» dissi di nuovo tra le lacrime.
«Uh? My L...Lady mi dispiace...»
«Ti dispiace per cosa?»
«Mi dispiace per non esserti stato accanto nei momenti di bisogno e soprattutto quando quella incredibile sintonia tra me e te era ancora viva.» disse d'un fiato.
Papillon era scomparso nel nulla, aveva lasciato un dolore indelebile che non gli perdoneró mai.
In tutta la mia vita non ho mai desiderato nulla, ma in quel momento capii che cosa significava desiderare con tutto te stesso la vendetta amara, quella che va servita poco a poco, lentamente, diventando sempre più atroce, doveva in qualche modo ripagare con la stessa moneta l'omicidio che aveva commesso Papillon.
Il Maestro Fu diceva: « chi arde di impazienza non mangerà mai la zuppa calda.»
Significa che aspetterò,  sarò preparata e procrastineró  fino alla fine dei miei giorni, ma sempre e comunque avrò la mia vendetta.

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