27. Morte

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Chicago era in allerta massima per il maltempo. Le strutture pubbliche non essenziali erano state chiuse e l'intera popolazione era stata invitata a restare in casa con le finestre sbarrate, i primi disagi causati al forte vento e dall'incessante pioggia già si manifestavano, nonostante la città fosse più che abituata a essere sferzata dalle forti raffiche.
L'Impala era una delle poche macchine che si muovevano per le strade ormai deserte e forse solo Dean e Alex sapevano cosa realmente stava per accadere. Crowley aveva scavato in ogni buco della città cercando Morte e fino a pochi minuti prima non sembrava esserci traccia del Cavaliere, poi lo avevano trovato in una pizzeria che vantava il titolo di migliore del quartiere. Il demone se l'era data a gambe appena indicato il luogo ai cacciatori e li aveva lasciati con la falce di Morte, recuperata dopo lunghe trattative e molti patti, che secondo la leggenda era l'unica cosa in grado di ucciderlo, la loro unica speranza.
Dean guardò la pizzeria ancora una volta da dietro il vetro del finestrino. «Tu resta qui» disse ad Alex mentre prendeva la falce posata sul sedile posteriore.
La ragazza si voltò verso di lui fulminandolo con lo sguardo. Sapeva benissimo che ci avrebbe provato ed era pronta a rispondere a dovere, ma a nulla valsero i suoi tentativi di convincerlo, Dean era più che deciso a fare da solo.
«Allora cosa sono venuta a fare?» chiese Alex retorica.
Sam l'aveva convinta ad andare non per restare sul sedile della macchina, ma per aiutare Dean.
Dean roteò gli occhi.
«Facciamo che non ti rispondo così non ti arrabbi» disse sarcastico per un solo istante «Non posso affrontarvi entrambi, non posso uccidere Morte e prestare attenzione a te, non ci riesco! L'unico modo per farmi uscire vivo di lì è lasciarmi concentrato, cosa che tu ultimamente proprio non fai!» concluse.
Sapeva che era una scusa debole, avevano affrontato insieme diversi demoni qualche giorno prima ed erano stati grandiosi, ma adesso non si trattava più di fare a pugni, stava per fronteggiare la morte e sarebbe stato un suicidio. Se poteva concedere ad Alex anche una sola chance di sopravvivere l'avrebbe fatto, anche a costo di chiuderla nel bagagliaio della macchina.

Solo un uomo era all'interno della pizzeria, Dean sapeva che di umano aveva ben poco e, mentre avanzava verso di lui con la falce in mano, sentiva lo smisurato potere del Cavaliere crescere.
Morte continuava a mangiare, composto e freddo senza essere turbato dalla presenza del ragazzo, lo stava aspettando da tempo e quell'incontro era annunciato, anche Dean sapeva che la sua unica speranza d'incontrarlo era resa possibile solo dal suo volere.
Alex aveva studiato molto in quell'ultimo periodo e le scoperte che aveva fatto si erano rivelate piuttosto utili. A differenza di quello si crede solitamente, il ritorno del Diavolo e l'apocalisse sono due eventi sconnessi e indipendenti, i Cavalieri non dovrebbero essere al servizio di Lucifero e ad almeno uno di loro quella forzata prigionia non doveva andare bene. Morte, il più vecchio e più potente, non poteva aver ceduto così debolmente ad un arcangelo caduto e rinchiuso per millenni in una gabbia, e forse avrebbe accettato la scappatoia che i cacciatori erano disposti ad offrirgli. Nessuno a parte Alex credeva che fosse fattibile come piano, troppe variabili lo rendevano incerto e non avevano l'estrema certezza di quello che era scritto sui loro libri, così la soluzione più folle era diventata quella vincente e avevano deciso di uccidere la Morte.
«Vieni avanti Dean, siediti!» disse con voce autoritaria Morte senza girarsi verso il ragazzo.
Dean guardò la falce che ancora teneva in mano, probabilmente sarebbe stata dal tutto inutile come immaginava fin dal principio e con passo esitante si avvicinò al tavolino fino a sedersi di fronte al Cavaliere.
Morte alzò lo sguardo severo emanato da due occhi scuri e infossati, la magrezza del viso e il naso adunco gli conferivano un tono spettrale che non scalfiva la sua immagine autorevole. Guardò la falce ancora tra le mani del giovane e con un lieve cenno della testa la fece sparire, a nulla sarebbe servita contro di lui ma rimaneva comunque la sua falce e vi era affezionato, non avrebbe permesso che l'umano la toccasse un istante di più.
«Grazie per avermela riportata» disse il Cavaliere con la sua arma posata accanto sul tavolo «Di alla ragazza di raggiungerci».
Dean ancora fissava la falce che era scomparsa dalle sue mani tanto velocemente che non se n'era nemmeno accorto, poi alzò lo sguardo sul Cavaliere e per la prima volta rifiutò l'ordine.
«No!» affermò con tono deciso.
Morte appoggiò le posate nel piatto. «Immagina, Dean, il suo respiro farsi sempre più debole e lento, quasi faticoso. La carenza di ossigeno le causerà dei giramenti di testa improvvisi e la vista diverrà sfuocata tanto che tenere gli occhi aperti risulterà impossibile e mentre sarà seduta sul sedile dell'auto, ormai priva di coscienza, il suo cuore silenziosamente smetterà di battere per sempre. Accadrà tutto così velocemente che nemmeno se ne renderà conto, ma tu si» disse Morte descrivendo la scena lentamente e con tranquillità «E per me sarebbe come schiacciare un moscerino. Quindi chiama la tua ragazza e dille di entrare se non vuoi seppellirla prima che faccia buio».
Dean ubbidì velocemente, non gli piaceva quello che stava accadendo ed era sempre più convinto di aver sbagliato a portarsela dietro, ma ormai era lì e non poteva che farla entrare se voleva salvarle la vita.
Alex entrò nella pizzeria sapendo che qualcosa stava andando storto, Dean era stato breve e intransigente al telefono, non le aveva dato spiegazioni ne motivazioni, le aveva detto di entrare e basta.
Morte si voltò verso la cacciatrice che lentamente avanzava, la osservò mentre camminava indecisa verso di lui con la mano che picchiettava insistentemente sulla coscia, probabilmente dal lato dove teneva la fondina.
Il Cavaliere allungò una mano indicandole la sedia accanto a lui e invitandola a sedersi, era già stato fin troppo paziente con i due umani ed era stanco dei convenevoli.
Dean la osservò sedersi e non sapeva cosa rispondere al suo sguardo interrogativo, avrebbe voluto dirle di scappare, corre fuori e sparire, oppure che sarebbe andato tutto bene e ne sarebbero usciti come sempre avevano fatto. Ma non disse una parola, continuò a guardarla mentre si sedeva accanto a lui e a Morte nella più insolita delle situazioni.
«Questo è il momento in cui ci uccidi?» chiese Dean cercando di non mostrare la paura che lo attanagliava ma che tutti oltre a lui erano in grado di vedere.
«Hai una percezione esagerata della vostra importanza» rispose Morte continuando a mangiare gesticolando leggermente con le posate «Questo è un piccolissimo pianeta, di una minuscola galassia, di un universo che usa ancora i pannolini. Come puoi immaginare sono molto vecchio, io e Dio abbiamo smesso di contare i nostri anni, ma non importa. Prima o poi mieterò anche lui».
Dean sbarrò gli occhi sorpreso «Tu mieterai Dio?» chiese con una domanda che era meglio non fare vista la situazione.
Alex gli afferrò il braccio e lo zittì con lo sguardo. C'era un motivo se anche lei era lì e voleva sapere quale. Dean era bravo a sparare, ma quando si trattava di parlare era lei la maestra.
«Lei sa per cosa siamo venuti, ovviamente. E il fatto che siamo ancora qui mi fa pensare che anche lei voglia qualcosa da noi. Cosa?» domandò la ragazza parlando in modo più calmo e pacato possibile, ma con voce ferma e decisa.
Erano vivi solo per un motivo, Morte aveva qualcosa da guadagnare da loro ed era arrivato il momento di contrattare perché era la loro unica possibilità di uscire da lì.
«Dritta al punto, mi piace» disse mantenendo il solito tono apatico «Vedete, io non ho alcun interesse in questa ostentata fine del vostro mondo, sono qui solo perché quel moccioso di Lucifero mi ha legato al suo volere con uno stupido incantesimo. Vado dove vuole lui e quando vuole lui, per questo ho dovuto aspettare che tu venissi da me» concluse guardando la ragazza. La conversazione si era fatta a due, Morte non aveva alcun interesse a parlare direttamente con uno piuttosto che con l'altra, ma sapeva che dando le attenzioni a lei avrebbe trovato Dean molto più propenso ad accettare le sue richieste.
«Tutti muoiono e lo fanno da sempre. L'Apocalisse non è un evento eclatante per lei, ma l'inizio della sua stessa fine. Se non c'è più nessuno, nessuno può morire, almeno su questo pianeta» disse la ragazza sempre più convinta che quella sua vecchia idea fosse corretta «Se noi mettiamo il diavolo nella sua gabbia, lei sarà libero e potrà continuare il suo lavoro».
Per la prima volta l'espressione di Morte cambiò, accennando ad un soddisfatto ma sghembo sorriso.
«Sei sveglia, ma hai dimenticato una cosa. Un piano B all'Apocalisse c'è e siete voi due. Però hai ragione, voglio liberarmi del guinzaglio che Lucifero mi ha stretto al collo».
Alex e Dean rimasero sorpresi dalla risposta, a quanto pareva tutti sapevano della profezia e tutti ne conoscevano i dettagli meglio di loro.
«Io so tutto» disse Morte notando le loro espressioni dubbiose «So quando una qualunque persona muore o nasce, so il dove e il perché. Una profezia non può sfuggire alla mia attenzione, soprattutto se è uno squallido tentativo di Dio di continuare ad avere il suo giochino preferito».
Alex annuì, aveva tutto senso. Il Cavaliere controllava tutto l'ordine delle cose, se così si poteva definire, e quella in cui erano invischiati loro non era che una scappatoia all'avvento dell'Apocalisse.
«Voi volete questo» continuò il Cavaliere che ormai stava intrattenendo un monologo piuttosto intimidatorio.
Mostrò ai due cacciatori l'anello che portava al dito medio, diverso da quelli dei suoi tre compagni, in argento lucidissimo e sottile che circondava una bianca e quadrata pietra.
«Sono disposto a concedervelo, ma a una condizione» sottolineò mentre lo sfilava e posava sul tavolo davanti ai due umani «Farete tutto il possibile per rimettere Lucifero nella sua gabbia».
Alex annuì convinta «Questo è il piano».
Morte la interruppe con tono irritato «Non avete ancora nessun piano. Sam è l'unico che possa fermare Lucifero, lo so per certo».
«No» esclamò Alex, non le importava d'interrompere la morte in persona né di quello che sarebbe potuto succederle, non avrebbe accettato di sacrificare Sam.
Dean le posò la mano sulla gamba stingendola leggermente, avrebbe concluso lui la partita e lei si sarebbe dovuta rassegnare a quella decisione. Alex si voltò verso, si scambiarono un breve sguardo in cui si celavano i dubbi di entrambi ma poteva leggere che Dean era deciso ad accettare quel patto.
Alex fece per alzarsi ma lui strinse ancora di più la mano sulla sua coscia facendola rimanere seduta. Stava per giocarsi la vita di suo fratello, non avrebbe perso anche lei.
Il cacciatore si voltò verso Morte che riprese a parlare.
«Mi serve una promessa. Lascerete che Sam salti dentro quella fossa, ci siamo capiti?» domandò retorico mentre sollevava l'anello tra due dite e lo porgeva all'umano davanti a lui. Dean osservò quel pezzo di argento che rappresentava l'ultima speranza per l'intero mondo, ma anche la condanna di Sam. Sapeva cosa doveva fare e sapeva che era giusto, ma quasi mai la cosa giusta è facile. Afferrò l'anello e se lo mise in tasca, lasciando la gamba della ragazza che continuava a fissare il tavolo.
«E Chicago?» chiese Alex con voce flebile ma non per la paura, per la rabbia e il tentativo di contenersi. Urlare e sbraitare davanti a Morte non sarebbe stata la scelta migliore, soprattutto dato che Dean non era dalla sua parte.
Morte riportò lo sguardo nuovamente apatico su di lei.
«Immagino possa restare. Mi piace la piazza che fanno qui» disse tagliando un'altra fetta e finendo quella cena che poteva considerarsi conclusa per il meglio, almeno per lui.

Alex era seduta sulla sedia sotto il portico a osservare in silenzio il cortile e le carcasse di auto davanti a lei. Aveva litigato con Dean, ovviamente, prima di tornare a casa. Avevano ottenuto l'anello e non erano morti, ma si erano giocati molto di più. I pesanti passi di Bobby, che non sentiva da molto tempo le fecero distogliere l'attenzione dai suoi catastrofici pensieri.
«E così, stringere patti suicidi è diventato di moda» disse senza voltarsi verso l'uomo «Dovrei mettermi in pari anche io».
Bobby sorrise amaramente e le porse una bottiglia di birra prima di sedersi accanto a lei «Non dire scemenze e bevi».
Alex avrebbe dovuto scoprire quello che aveva fatto prima o poi, non sarebbe mai stato in grado di tenerlo nascosto per sempre ma aveva guadagnato qualche giorno. La ragazza ovviamente non si era mostrata soddisfatta del suo patto con Crowley, ma ormai era già stipulato e farne una tragedia non sarebbe servito a nulla. Era abituata a essere delusa dalle scelte della sua famiglia.
«Offri da bere così a tua figlia?» disse la ragazza accettando la bottiglia e facendola cioccare contro quella del padre prima di berne un lungo e fresco sorso.
«Mia figlia combatte il diavolo. Non sarà una birra a farle male» rispose sinceramente, non erano mai stati una famiglia convenzionale, ma gli andava bene così.
Anche se non lo aveva mai chiamato papà, Bobby sapeva che Alex lo considerava un padre e lui non avrebbe mai amato nessuno quanto quella ragazza.
«Non c'è una via d'uscita questa volta» disse Alex continuando a sorseggiare la sua birra «Dean ha stretto un accordo con Morte. L'anello in cambio di tutto il necessario per rimettere Lucifero nella gabbia, e questo vuol dire buttarci dentro anche Sam».
Bobby rimase in silenzio, sapeva già quello che era successo a Chicago e quello di Alex non era il resoconto di una missione, ma una reale considerazione della situazione e lui non poteva che essere d'accordo.
«Ieri, alla Niveus, ho combattuto accanto a Sam e l'ho visto salvare almeno una decina di persone. Le ha tirate fuori da quel deposito una dietro l'altra senza pensarci un solo istante. Lui è una vita che corre rischi, come te e Dean, e avrà i suoi lati oscuri ma è un buono» era tanto che non cacciava con i Winchester e rivedere Sam in missione era stato come fare un tuffo nel passato. Erano riusciti a fermare i camion e a salvare delle vite, e vedere il ragazzo combattere gli aveva aperto gli occhi. Non potevano sperare che Sam si tirasse indietro perché non lo avrebbe mai fatto.
«Sam fermerà il diavolo, o morirà provandoci. E noi dovremmo solo essere fieri di lui» concluse l'uomo con una frase dolorosa anche solo da pensare.
Alex annuì silenziosamente, Bobby aveva ragione come sempre e sapeva che a parlare non era né leggerezza ne ingenua speranza, perché poteva leggere nei suoi occhi quanto gli facesse male pensare di perdere Sam. Distolse lo sguardo dal viso dell'uomo e tornò a fissare l'orizzonte davanti a sé, forse non era vero che non vi era una via d'uscita, forse Sam era l'unica vera speranza di quel maledetto mondo che nemmeno si accorgeva di cosa stava accadendo.

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I nostri cacciatori hanno incontrato anche Morte, l'ultimo Cavaliere, saranno pronti ad affrontare il diavolo in persona??
La prossima settimana non sono sicura di riuscire ad aggiornare visto che sarò in vacanza (finalmente)! Quindi ci vediamo sicuramente tra quindici giorni e se siete fortunati anche prima!
Votate e commentate come sempre!!
Alex

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