16. Rivelazioni

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Alex guardò i quattro uomini seduti davanti a lei. Si era asciugata i capelli e vestita prima di raccontare quello che le era appena successo. Era appoggiata alla scrivania di Bobby che occupava un lato del soggiorno aspettando una qualche reazione, eppure sembrava di avere davanti delle statue di marmo.
«Visto che nessuno dice niente, comincio io» esclamò impaziente fregandosi le mani e voltandosi verso Castiel «Chi è Joshua?».
«Aspetta un momento» si intromise Dean prima che Castiel potesse rispondere «Mi stai dicendo che devo credere a questa storia?».
«È tutto vero» rispose Castiel con il solito tono pacato «Ho cercato suo fratello, l'ho tirata fuori dall'inferno per te e ho fatto un accordo con lui. Joshua è l'unico angelo ancora in contatto con Dio e l'unico che sa di tuo fratello oltre a me» rispose voltandosi verso la ragazza.
Si alzò, lasciò a Dean il suo vecchio ciondolo che stava usando come talismano per cercare Dio e sparì, afflitto e sentendosi tradito dal suo stesso padre.
«Se n'è andato!» esclamò Dean rigirandosi il ciondolo tra le dita.
«Capitan ovvio!» rispose Alex con una frecciatina senza spostarsi da dov'era appoggiata.
Dean alzò lo sguardo, i suoi occhi verdi sembravano due lame indirizzate proprio verso la ragazza. «Parlavo di Dio. Se lui se n'è andato e non ne vuole sapere niente, cosa possiamo fare noi? Tre umani e mezzo che sono riusciti a cavarsela sempre all'ultimo. Senza contare le volte in cui non ce la siamo cavata proprio!».
Dean lasciò la casa sbattendo la porta d'ingresso alle due spalle e seguito dal tagliente sguardo di Alex.
«Ci sono ancora gli anelli, Leo ti ha detto qualcosa in più a riguardo?» chiese Sam dopo essersi schiarito la voce, attirando su di sé l'attenzione di Alex che era rimasta fissa sulla porta. Almeno lui doveva mantenere la calma.
«No. Ha detto che sono quattro e che sono importanti» disse Alex alzando le spalle e incrociando le braccia.
Non era riuscita a sapere di più perché Dean l'aveva svegliata, aveva fatto un casino come suo solito e lei sembrava più concentrata su questo che su tutto il resto della faccenda.
«Bene» esclamò Bobby che parlava per la prima volta da quando Alex aveva iniziato a raccontare.
«Credo che sia ora di mettersi al lavoro e smettere di bisticciare come femminucce!» esclamò girando la sedia verso la libreria piena «Qualcuno vada a riprendere quel cretino di Dean, deve imparare a calmare i bollenti spiriti il ragazzo!».

Alex entrò nel vecchio garage di lamiera notando subito l'Impala parcheggiata esattamente nel mezzo e con il cofano aperto. Sapeva che avrebbe trovato Dean lì, amava la sua macchina non meno di quanto amasse Sam. Era un regalo di suo padre, forse l'unico, prima che morisse.
Il ragazzo si spostò da dietro l'auto, con uno straccio si fregava le macchie di olio cercando invano di pulirsi le mani. La macchina non aveva nulla che non andava, ma aprire e controllare di persona che tutto andasse bene, che ogni bullone fosse ben avvitato e ogni pezzo oliato a dovere, era un modo che Dean aveva per ricordarsi che la situazione era sotto controllo.
Alex rimase ferma sulla porta, appoggiata al muro con le braccia incrociate, doveva ancora metabolizzare tutto quello che era successo ma non aveva tempo per essere paziente e aveva bisogno di risposte.
Dean continuava a fissarla, avvicinandosi a lei lentamente e scordandosi della macchina che stava sistemando. Era così bella con i capelli scuri e mossi che le superavano appena le spalle circondandole il viso e ammorbidendo i tratti spigolosi, ma nulla avrebbe potuto smussare il pungente sguardo scuro con cui lo scrutava. In quegli occhi leggeva ogni cosa, rabbia e paura combattevano contro la curiosità di sapere, e fu grazie a quello sguardo che Dean capì che non avrebbe più potuto mentirle, perché lei qualcosa lo aveva capito.
«Cosa sai?» le chiese infilandosi lo straccio nella tasca posteriore dei jeans.
Alex alzò le spalle, con finta noncuranza.
«Niente, perché tu non mi dici niente» rispose pungente ma tranquilla.
«Alex, questo non è uno scherzo» disse lui scrutandola come se fosse stato superiore, come se solo lui potesse capire e lei non fosse in grado di reggere la verità.
E questo la fece imbestialire.
«Non lo è mai stato. La nostra vita, per quanto sembri un scherzo crudele del destino, non lo è. Dimmi la verità Dean, non te lo chiederò un'altra volta» era ancora sconvolta dalla morte di Jo ed Ellen, non aveva voglia di litigare con nessuno, ma sentiva il bisogno di sfogarsi anche se non avrebbe voluto farlo con lui.
Avrebbe semplicemente voluto sgomberare la mente, smettere di pensare per un solo breve minuto. Avrebbe voluto sentire le sue braccia che la stringevano mentre con voce bassa e rassicurante le ripeteva che sarebbe andato tutto bene, che anche quella volta avrebbero superato tutto. Invece stava davanti a lui, fronteggiandolo come si faceva con il nemico, pronta a fuggire a qualunque piccolo contatto e determinata a non farsi prendere più in giro. Gli stava dando un'ultima possibilità, quella che lei non tendeva a concedere a nessuno e lui sembrava volerla sprecare.
«Non posso» disse con tono rassegnato.
Le aveva fatto una promessa, non proprio a lei ma a una sua versione più matura e consapevole, e per quanto gli costasse fatica non avrebbe ceduto così facilmente.
Forse Alex lo avrebbe odiato, forse non avrebbe più voluto vederlo e così sarebbe stato più facile starle lontano. Ma non voleva che questo accadesse, non voleva perderla per una stupida profezia arrivata da chissà dove e che non aveva alcun diritto di riscrivere la loro vita.
«Non mi importa cosa puoi o non puoi! Qualunque cosa stia succedendo riguarda anche me, devo sapere!» urlò la ragazza nonostante si fosse ripromessa di mantenere la calma «A chi diavolo hai promesso di non dirmi niente?».
«A te!» urlò Dean senza pensarci.
Un silenzio imbarazzante calò tra i due, il cacciatore poteva leggerle negli occhi la completa confusione nella quale si trovava. Sarebbe dovuto stare zitto eppure quando Alex era vicino a lui non riusciva a controllarsi.
«Che significa?» chiese Alex, poi si avvicinò a grandi passi al ragazzo che voltandole le spalle si stava allontanando da lei «Non ti ho mai chiesto di avere dei segreti con me! Parla, dannazione!».
Dean si fermò posando le mani sul tettuccio dell'Impala, poi in un impeto di rabbia tirò un pugno alla sua amata macchina nera, facendosi male tanto aveva colpito forte.
«Non eri proprio tu» disse con un filo di voce «O meglio, eri tu, ma tra cinque anni».
«Non mi prendere per il culo!» disse lei dopo aver fatto un passo indietro, quell'esplosione di rabbia l'aveva intimorita ma non voleva mostrarlo.
«Zaccaria mi ha mandato nel 2014 per mostrarmi come diventerà il mondo se non accetterò di diventare il tramite di Michele. E ti ho vista, in quel tempo, e mi ha fatto promettere di non dirti nulla» continuò a spiegare il ragazzo cercando di usare le parole giuste, non sapeva come avrebbe reagito Alex, ma sicuramente non bene.
«Raccontami» disse semplicemente la ragazza sedendosi su una delle tante casse che Bobby teneva in garage e Dean l'accontentò.
Le raccontò tutto, senza tenerle nascosto alcun dettaglio fino a quando non dovette dirle del loro incontro nel futuro. Non sapeva come dirle che avrebbero avuto un figlio, anzi tre, e che lui sarebbe morto cercando di uccidere Sam, ma doveva farlo e quindi sputò tutto di getto. Senza fermarsi per darle il tempo di metabolizzare e senza guardarla per evitare di leggere quello che lei stava pensando, perché sarebbe stato troppo persino per lui.
Alex si alzò una volta che Dean finì di parlare, si sentiva confusa e svuotata, come se fosse in un sogno dal quale non riusciva a svegliarsi, incapace di distinguere la realtà dalla fantasia.
Ma tutta quella storia era vera, quell'attrazione che provava verso Dean, quell'incontrollabile desiderio non era altro che un istinto biologico a fini riproduttivi. Non era più una persona, era solo una sacca di carne in grado di avere figli, ecco perché era importante in quella storia, ecco perché era nata e tutto il resto non aveva importanza. Lo scopo della sua vita sarebbe stato quello di farsi ingravidare e partorire la cosiddetta nuova specie umana, e la cosa le dava il voltastomaco.
Uscì velocemente dal capannone, appena voltato l'angolo si piegò in due e vomito nonostante il suo stomaco fosse vuoto. Dean si fermò dietro di lei, le legò i capelli con un elastico che le aveva sfilato dal polso e in silenzio aspettò che si riprendesse.
Quando la ragazza si raddrizzò, si voltò verso di lui e sembrava trasfigurata. Una maschera di rabbia e indifferenza le segnavano il volto, i suoi occhi sembravano spenti oltre che stanchi.
Alex si scansò dal contatto con il ragazzo, indietreggiando per mettere metri tra di loro. Non avrebbe rischiato che quella profezia si realizzasse, nemmeno per sbaglio.
«Non ci sarà nessun bambino, nessuna famiglia. Non siamo noi quelli di cui parla la tua dannata profezia, smettila di crederci. E per esserne sicuri non ti avvicinerai più a me, non mi palerai più, nemmeno mi guarderai se sarà necessario e io farò lo stesso. Ma una cosa devi fare, di si a Michele».

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Ciao a tutti! Come promesso, rieccomi qui!
Cosa ne pensate? Sinceramente è uno dei miei capitoli preferiti, lo so che non è molto lungo ma spero che vi piaccia ugualmente! 
Commentate e lasciate una stellina! 
Al prossimo capitolo!
Alex

Prophecy // A Supernatural storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora