24. Lasciati andare

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Brady era esanime, legato alla sedia con il capo sanguinante a penzoloni e quasi privo di sensi. Le mani bloccate dietro la schiena non gli permettevano alcun tipo di movimento ma poco importava, la sofferenza fisica del suo tramite non era che un leggero fastidio per lui. Avevano provato a farlo parlare usando il sale e l'acqua santa ma nulla sembrava funzionare, la determinazione del demone era mossa soprattutto dalla consapevolezza che nulla lo avrebbe risparmiato dal morire.
I fratelli Winchester erano piuttosto famosi e Brady sapeva che non sarebbe sopravvissuto, ma in fondo lo sperava visto che le pene che Pestilenza gli avrebbe inflitto se avesse anche solo sospettato un tradimento, sarebbero state molto più dolorose di una patetica morte per mano di cacciatori. Non avrebbe parlato, non avrebbe concesso a Crowley alcun tipo di vantaggio, quel viscido traditore aveva dimenticato chi era il suo vero Signore e adesso andava in giro stringendo patti con cacciatori e ragazzine nella speranza di diventare lui il nuovo re dell'Inferno. Un piano piuttosto banale e condannato a fallire appena Lucifero si sarebbe deciso a mettere fine alla farsa cominciando la vera apocalisse, non quella specie di pre-show che rispettava tutti i clichè dei peggiori film di fantascienza.
Il demone era stato lasciato solo con il maggiore dei fratelli Winchester, il ragazzo gli voltava le spalle mentre puliva il coltello che fino a poco prima aveva usato per torturarlo.
Tutti i demoni avevano sentito parlare del famoso cacciatore, morto per uno stupido accordo con un demone e costretto all'inferno, ma la parte della storia che lo aveva reso famoso era stata la sua predisposizione all'arte della tortura. Alastair gli aveva offerto uno scambio, torturare per non essere più torturato e Dean aveva ceduto diventando uno dei mostri che da sempre cacciava. Non si era mai dato pace per quello che avevano fatto, ma così come non aveva scordato il dolore non aveva dimenticato nemmeno come si faceva, e l'indole del torturatore era rimasta dentro di lui pronta a riemergere quando necessario nonostante la vergogna per quella parte di se.
E ora il cacciatore stava lì, di spalle a pulire i suoi attrezzi mentre i ricordi dell'inferno lo perseguitavano, quei quattro mesi durati quarant'anni non smettevano di dargli il tormento e l'idea che anche Alex avesse quei ricordi non lo tranquillizzava affatto, ma di Alex si stava occupando Sam e, nonostante fosse terribilmente geloso, sapeva che doveva starle lontano.

Quando Sam entrò nella stanza la ragazza era sdraiata sul letto con le gambe sollevate poggiate al muro e le mani sotto la testa. Lo guardò senza alzarsi e poi tornò a fissare il soffitto ignorandolo.
«Cosa è successo?» chiese Sam chiudendosi la porta alle spalle ma rimanendo sulla soglia.
Non voleva che lei fosse più coinvolta in nulla che riguardava quella storia, avrebbe voluto tenerla lontana da Crowley, da Lucifero e persino da Dean, lontana da tutto quello che le avrebbe potuto fare del male, ma lei era troppo testarda per ascoltare i consigli.
Alex non si mosse, sapeva che prima o poi Sam le avrebbe chiesto qualcosa e lei avrebbe risposto evitando di esporsi come faceva sempre. Avevano parlato sul tetto dieci minuti ma non erano tornati quelli di prima, lei non aveva dimenticato tutto come sembrava avesse fatto lui. Non sarebbe bastato un solo momento di confronto per riaggiustare tutto, per riaggiustare lei.
«Niente di che» rispose la ragazza «Ho sbagliato il colpo».
Sapeva benissimo che Sam voleva parlare del livido di Dean e sapeva che Crowley avrebbe fatto la spia su quello che era successo e quindi tanto valeva dirgli quanto bastava per accontentarlo.
«Come?» chiese Sam incredulo, lei non sbagliava mai il colpo non aveva colpito Dean per sbaglio.
Alex si alzò mettendosi a sedere sul letto, fisso il ragazzo ancora in piedi sulla soglia, non gli avrebbe raccontato nulla e visto il suo pessimo umore era meglio se Sam fosse uscito dalla stanza senza fare ulteriori domande.
«Avevo mirato al naso» disse lei senza smettere di fissarlo «E ti posso assicurare che non sbaglierò due volte nella stessa giornata».
Sam annuì, era una minaccia e non una di quelle fatte a vuoto. Alex non era decisamente dell'umore di parlare e probabilmente aveva sbagliato ad andare da lei, ma Sam continuava a sentirsi responsabile per lei e per Dean, visto che nessuno dei due sembrava in grado di ragionare lucidamente.
Il ragazzo uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle, rassegnato a continuare a sentirsi inutile.
Alex si stese nuovamente sul letto, esattamente come prima e tornò a fissare il soffitto, quello che era successo poche ore prima era indimenticabile e per quanto provasse a reprimere quelle immagini, quelle sensazioni, non riusciva a non pensarci e più ci pensava meno riusciva a controllarsi.

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