32. Niente

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Alex si svegliò lentamente, godendosi i brevi secondi in cui la sua coscienza non era ancora attiva e tutto sembrava piacevolmente normale. Il sole entrava nella stanza con soffici raggi dorati che si insinuavano tra le persiane e il silenzio della camera veniva interrotto dai lontani rumori provenienti dall'esterno. Dean non era accanto a lei, lo sapeva anche senza girarsi verso il suo lato. Si alzò spostando le coperte e camminò scalza sul pavimento freddo andando verso il biglietto lasciato sul tavolino della stanza.
"Non posso. Mi dispiace" erano le poche e sgraziate parole scritte da Dean con una penna nera, le ultime parole che non lo avrebbe mai sentito pronunciare perché se n'era andato silenzioso e furtivo alle prime luci dell'alba.
Alex non rimase troppo sorpresa da quel biglietto, nel momento in cui non lo aveva visto accanto a lei aveva capito cosa era successo. In fondo sapeva che non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per quello che era successo al fratello, ma una piccola parte di lei sperava che sarebbe rimasto comunque.
Appallottolò il foglio e lo gettò nel cestino prima di entrare in bagno e concedersi una lunga e calda doccia con la vana speranza di sentirsi meglio.
Quando l'acqua cominciò a essere fredda e il vapore ormai riempiva tutta la stanza, Alex si coprì con i rigidi asciugamani del motel e uscì dalla doccia senza aver ancora un piano preciso per il suo futuro. Aveva solo il suo borsone e qualche soldo, niente macchina ne destinazione e aveva mai pensato che sarebbe potuta rimanere sola. Aveva creduto che Dean rimanesse con lei dopo tutto quello che era successo, sarebbero ststi insieme ad affrontare tutto e invece si era sbagliata.
Forse avrebbe approfittato di quella chiara giornata di sole e solitudine per sparire e farsi una nuova vita, e sicuramente non sarebbe tornata da Bobby. Era rimasta delusa dal comportamento del padre e non aveva alcuna voglia di vivere con lui, di tornare a casa e sottostare alle regole di un uomo che faticava a rispettare quindi era meglio sparire, ma quando tornò nella stanza tutti i suoi piani svanirono.
Dean era seduto sul suo letto ancora sfatto che fissava il pavimento mentre il borsone era nuovamente accasciato accanto all'ingresso. Alzò gli occhi verso di lei quando sentì la porta del bagno aprirsi e non li abbassò quando si accorse che indossava solo l'asciugamano. Alex rimase per un secondo ferma a fissarlo, dentro di lei la voglia di abbracciarlo e quella di dargli un pugno combattevano una dura battaglia, ma sapeva cosa gli avrebbe fatto più male e così decise semplicemente di ignorarlo mentre gli passava accanto per prendere i vestiti puliti.
«Alex» disse lui cercando di attirare la sua attenzione anche se non sapeva bene cosa dirle.
Capiva il perché di quell'indifferenza e sapeva di non potersi aspettare nient'altro visto quello che aveva fatto, ma era comunque doloroso.
«Dimenticato qualcosa?» chiese lei mentre voltata di spalle si infilava la biancheria sotto il telo da bagno.
Non voleva guardarlo un istante più del necessario perché sapeva che i suoi occhi l'avrebbero tradita.
Dean si alzò in piedi, camminando nervosamente per la stanza.
«Mi dispiace» le disse fermandosi di fronte a lei.
Era sincero come non lo era mai stato e sperava che lei gli credesse.
Alex alzò le spalle cercando di non farsi corrompere da quelle finte scuse, le aveva già sentite troppe volte nelle ultime ore.
«Lo so, ho letto il biglietto» gli rispose spostandosi dietro di lui «E questa è la porta» disse aprendola con una mano mentre con l'altra afferrava il borsone e lo posava sulla veranda esterna.
«Alex, ho fatto una stronzata» disse lui spostandola quasi di peso e riprendendosi la sua roba, avevano già dato spettacolo in molti motel nei quali erano stati le ultime settimane, avrebbe evitato volentieri di litigare anche in quel cortile sotto gli sguardi dei curiosi.
«Credevo che sarebbe stato meglio per tutti e due, vite separate e meno problemi, ma non ci sono riuscito» disse provando a fare breccia in quello sguardo gelido che sapeva essere solo una copertura.
«Ritenta e sarai più fortunato» replicò lei scettica, ma rimase ferma a osservarlo senza provare a evitarlo come aveva fatto fino a quel momento.
«Non voglio farlo e non lo farò, nemmeno se sarai tu a chiedermelo» ribadì Dean sciuro di quella decisione.
Alex sorrise amaramente «Forse non hai capito che una volta uscito da quella porta e avermi lasciata qui, da sola ad affrontare tutto, non saresti più stato il benvenuto».
Dean abbassò lo sguardo, se fosse stato al suo posto avrebbe reagito male tanto quanto lei stava facendo.
«Con quello che è successo a Sam io non credevo di poter avere più nessuno vicino» rispose con quella che sembrava una pessima scusa.
Alex sbarrò gli occhi e ci mise qualche secondo a formulare una risposta che non fosse solamente una lunga sequenza di insulti.
«Tu pensi sempre di essere il centro del mondo, non è vero? Tutto riguarda te, quello che provi tu, quello che tu riesci a fare o non fare e degli altri non ti importa!» sbraitò nervosa e ferita «Anche io ho perso Sam! Gli volevo bene quanto gliene volevi tu! Non starò qui a sentirmi dire quanto tu stia peggio di me, perché non sai come sto io e non sei rimasto per chiedermelo!» concluse mentre si avvicinava al letto e cominciava a rimettere nel borsone le poche cose che aveva tirato fuori per la notte.
«Sei l'unica cosa che mi è rimasta, ho perso mio padre e Sam, e pensavo che sarebbe stato molto più difficile allontanarmi da te, invece non lo è stato» disse Dean senza mezzi termini, sapeva di non essere bravo con le parole ma sperava che lei potesse capire comunque quello che voleva dirle.
«Ho guidato senza guardarmi indietro, convinto che fosse la cosa giusta, fino a quando non mi sono accorto che non c'era nulla che mi spingesse a tornare da te».
Alex lo fissò per un istante e con velocità fulminea allungo il braccio per colpirlo con un pugno dritto in viso, perché quando era troppo, era troppo.
Dean la bloccò afferrandole il polso e tirandola verso di sé.
«Non hai capito!» disse lievemente infastidito da quel gesto impulsivo.
«Cosa senti?» le chiese continuando a tenerla attaccata a sé nonostante lei provasse a spostarsi.
«Niente» rispose lei con rabbia e senza riflettere, voleva solo che lui la lasciasse andare.
Dean allentò la presa e lasciò che si spostasse.
«Infatti, non c'è più niente» ribadì lui con una strana inflessione nella voce. Non ci aveva fatto caso, non aveva capito fino a quando, a ormai un'ora dal motel, si era accorto di non provare più alcun innaturale impulso verso di lei. Persino la notte passata accanto alla ragazza, quando l'aveva sentita appoggiarsi con la schiena alla sua, non aveva avuto alcun incontrollabile istinto verso di lei. Sam aveva ragione, senza la venuta dell'apocalisse la Profezia non aveva più alcun motivo di agire.
Alex lo fissò tenendosi con la mano il polso che lui aveva stretta fino a poco prima, ci mise qualche attimo per capire davvero cosa stava succedendo e si rese conto che per prima volta dopo mesi non lo guardava come se fosse il suo giocattolo personale.
«Non sento niente» disse piano, prima di ripeterlo almeno altre tre volte con sempre maggior entusiasmo.
Non poteva credere che fosse davvero tutto finito, che fosse tornata a essere padrona dei suoi istinti e dei suoi desideri. Poteva decidere cosa fare e con chi, lei e lei soltanto aveva nuovamente il controllo del suo corpo e della sua mente.
Dean si sedette sul letto mentre continuava a osservarla girare entusiasta per la stanza, come se le avessero dato la più bella notizia del mondo, ma lui non si sentiva così. Appena aveva capito cosa era successo, aveva voltato la macchina ed era tornato da lei perché la mancanza di quell'attrazione aveva lasciato un'enorme senso di vuoto che era sempre più convinto che solo Alex potesse riempire.
La ragazza si fermò improvvisamente davanti allo specchio appeso accanto alla porta d'ingresso, osservò il suo viso che le sembrava sempre lo stesso anche se più stanco, eppure qualcosa non andava e si voltò verso Dean.
«Non sento niente» ripeté ancora una volta, ma il suo tono era cambiato.
Era spaventata da quel vuoto che si era appena accorta di provare, troppe cose erano successe in quei giorni e lei doveva ancora metabolizzarle tutte, ma ora che anche quell'insana e incontrollabile attrazione verso Dean se n'era andata, aveva paura che nulla le sarebbe rimasto.
Dean alzò lo sguardo verso di lei e vide in quei profondi occhi scuri la stessa paura che sapeva trasparire dai suoi. Si alzò in piedi ma in un secondo Alex era davanti a lui e spingendolo con le mani lo fece risedere sul letto e si mise a cavalcioni su di lui.
«Fammi sentire qualcosa» chiese in un sussurro disperato prima di baciarlo.
Dean rispose a quel bacio simile a quelli a cui ormai era abituato, famelici, vogliosi, quasi privi di qualunque tenerezza o romanticismo, ma adesso era lei e solo lei a baciarlo, non c'era nessuna Profezia o impulso ancestrale a controllarla.
Dean la strinse a sé, godendosi a pieno quel momento in cui finalmente capiva di aver ragione, il vuoto che provava poteva riempirlo solo lei.
Alex si sfilò la maglietta mentre Dean faceva lo stesso, guardò i suoi occhi verdi come se li vedesse davvero per la prima volta, lo sguardo di lui vagava sul suo corpo come se ammirasse un dipinto magnifico e non celava la voglia di sfiorarlo solo per sapere com'era al tatto.
«Non andartene mai più» disse in un sussurro mentre sentiva le mani di Dean accarezzarle la pelle e finalmente togliere il ricordo di quelle di Lucifero.
Il ragazzo allontanò il suo viso dal collo di lei che stava piacevolmente torturando, come sapeva la eccitava, e si perse dentro il suo sguardo nero e profondo.
«Non lo farò, te lo prometto» disse sincero e senza pensarci, non aveva bisogno di decidere perché lo aveva già fatto.
Si allungò verso il suo viso, sfiorando con le sue le labbra socchiuse e morbide che non avrebbe mai lasciato. La baciò ancora, più lentamente e profondamente, godendosi ogni istante del contatto tra di loro, con ogni parte dei loro corpi che continuavano a cercarsi senza vergogna.
Alex si voltò improvvisamente verso la porta della stanza puntando la pistola, appena sfilata dalla cintura di Dean, contro chiunque avesse provocato il lieve fruscio che non poteva sfuggire ai suoi sensi allenati.
«Merda» sibilo quando mise a fuoco la sagoma e abbassò l'arma carica e pronta a fare fuoco.
Castiel rimase immobile fissandoli per alcuni istanti, poi distolse lo sguardo celando un lieve senso di vergogna e schiarendosi la gola.
«La prossima volta sparo» disse Alex mentre si spostava dalle gambe di Dean e si rimetteva la maglietta raccolta dal pavimento «Cosa vuoi?».
Dean non disse una parola, continuava a guardare l'angelo non sapendo bene cosa provare nei suoi confronti. Li aveva abbandonati nel momento in cui avevano più bisogno di lui, ma a quanto pare era tornato alla fine dello scontro per guarirli.
«Eravamo preoccupati, io e Bobby non abbiamo più saputo nulla e non è stato facile rintracciarvi» disse con voce leggermente incrinata dall'astio.
«Aspetta» intervenne Dean prima che Alex potesse rispondere male all'angelo.
«Non ci hai portato via tu dal cimitero?» chiese non capendo come altrimenti fosse possibile.
Castiel lo fissò dubbioso «No, io non ho fatto nulla».
Alex si intromise nella discussione come era solita fare.
«Quindi qualcosa lo ha guarito e ci ha portati lontano da lì facendoci fare un sonnellino e non sei stato tu? Cos'altro può essere stato?».
Castiel alzò le spalle.
«Non lo so, ma mi informerò» rispose atono come suo solito.
Il suo sguardo continuava a vagare sui due cacciatori cercando di scrutare oltre le loro maschere imperturbabili come stessero realmente. Certo il modo in cui li aveva trovati poteva far pensare bene, ma era sicuro che per gli umani la stessa cosa potesse avere molteplici e diversi significati.
«Ancora qui?» chiese Alex fredda. Non voleva che l'angelo le stesse intorno, non si erano mai piaciuti ma dopo il suo rifiuto ad aiutarli non aveva più alcun motivo per accettare la sua presenza.
«Mi dispiace» Castiel abbassò lo sguardo, il senso di colpa era lieve in lui, ma comunque presente.
«Fate sapere a Bobby come state. È preoccupato» disse con voce bassa e prima che potessero rispondergli se ne andò lasciando i cacciatori nuovamente soli.

«Grazie» disse una voce alle spalle dell'angelo.
Castiel si voltò non sorpreso della presenza dietro di lui, lo stava aspettando già da diversi minuti e l'attesa lo rendeva nervoso. Annuì silenziosamente prima di porgergli una domanda.
«Perché non ti sei mostrato? Lei potrebbe avere bisogno di te».
Leo sorrise all'angelo che chiaramente non conosceva bene Alex quanto lui.
«Lei ha bisogno di me e io le sarò sempre accanto, ma non è pronta a sapere cosa sono ora» rispose serio. Non aveva mai perso di vista Alex anche se non aveva potuto evitare che le accadesse il peggio e il senso di colpa lo avrebbe perseguitato in eterno, ma alla fine era riuscito ad aiutarla. Non sapeva cosa sarebbe successo quando, travolto dalla rabbia e dalla disperazione, si era buttato dal paradiso per tentare di fermare Lucifero prima che ferisse ancora sua sorella. Non aveva idea di come quel suo gesto sarebbe stato considerato dagli angeli né tantomeno sapeva che qualcuno di più potente stava guardando. Si era risvegliato in un cortile, più precisamente nell'Eden e lì Joshua lo aveva istruito sulla sua nuova natura. Quel gesto di estremo amore era stato si sciocco, ma anche sincero e gli era valso le ali.
Leo come angelo non aveva molta esperienza ma solamente la speranza di poter aiutare i due umani gli era bastata come insegnate. Li aveva trovati troppo tardi e aveva fatto l'unica cosa che poteva, aveva curato le loro ferite fisiche e condotti in un luogo lontano dalla tragedia.
Si era mostrato umano e con il suo corpo, un altro dono di Dio a quanto pareva.
Dopo averli addormentati aveva passato lunghi minuti seduto accanto ad Alex a osservarla, ma avrebbe dovuto rimandare il nuovo incontro con lei.
Sua sorella era forte, più di quanto lei stessa credesse, ma aveva già affrontato troppo per accettare un altro cambiamento nella sua vita.
Castiel annuì nuovamente, il ragazzo davanti a lui lo conosceva già da tempo ma nella sua nuova forma gli incuteva un timore reverenziale. Riusciva a percepire il suo potere anche a distanza e questo voleva dire solo una cosa, Dio aveva dei piani per lui.
Leo, senza dire una parola salutò Castiel con un cenno della mano poi sparì lasciando dietro di sé solo l'eco del fruscio delle sue nuove ali.

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Allora cosa ne pensate??
Alex e Dean come se la caveranno da soli? Qualcosa sta nascendo tra loro o è un modo per "consolarsi"?
Votate e lasciate i vostri commenti!!
Al prossimo capitolo
Alex

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