Capitolo 5

1K 65 8
                                    

La giornata di riposo della ciurma era passata in fretta, tutti avevano sfruttato al meglio il tempo per stare con le proprie famiglie ed andare nei propri posti preferiti. Naruto non aveva fatto eccezione ovviamente, aveva passato la maggior parte della giornata nell'unico luogo che amava più della sua nave, l'Ichiraku, si era riempito di ramen il più possibile recuperando il tempo perso.


Non voleva con questo sottovalutare il suo cuoco, Choji, amava la sua cucina alla follia, ma Teuchi lui cucinava in modo divino tanto da rendere il biondo sicuro che quel ramen fosse la pietanza mangiata dagli dei. Non avendo una famiglia da cui tornare, visto che entrambi i suoi genitori erano morti appena dopo la sua nascita, il resto del tempo l'aveva trascorso con il maestro Iruka o il maestro Kakashi che per lui erano quasi come due fratelli maggiori, da quando aveva circa sette anni i due si erano presi cura di lui allenandolo per essere un ottimo capitano ed era persino riuscito a superarli entrambi, anche grazie all'intervento ad 11 anni circa dell'eremita pervertito con cui aveva viaggiato per mare ben due anni conoscendo così diverse culture e facendo esperienze di ogni tipo. Era molto affezionato ai suoi tre maestri che prima ancora della sua ciurma erano entrati nella sua vita come la famiglia che non aveva mai avuto.

La sera però dopo essere tornato a casa sua ed essere rimasto solo, nonostante la bellissima giornata passata, sentiva un pesante senso d'angoscia attanagliargli il cuore. Il dolore era forte come se un numero imprecisato di coltelli lo colpisse simultaneamente, doveva ammettere che quella sensazione non gli era mancata affatto, ma era una cosa inevitabile che lo colpiva ogni volta che tornavano a casa. Bene o male sulla Kyubi infatti non era mai da solo, oltre al fatto che anche gli altri erano lontani da propri cari e quindi non potevano anche se inconsapevolmente mostrargli la propria felicità, certo lui cercava di non darlo a vedere ed anzi chiedeva a loro cosa avevano fatto con le rispettive madri o padri o fratelli, da una parte quel suo comportamento parzialmente masochista gli dava l'illusione per qualche secondo di essere al loro posto. Di poter finalmente tornare nella propria casa dopo mesi per mare ed urlare 'sono a casa!' ricevendo una risposta, cosa che non era mai successa e mai l'avrebbe fatto.

Naruto nel cuore della notte dopo aver passato ore nel letto a fissare il soffitto mentre rimuginava sulla sua vita, si era alzato di scatto e senza neanche cambiarsi gli abiti comodi che indossava ed era uscito. Si era diretto verso il cimitero, nonostante ogni volta si ripromettesse di non andarci per non farsi ulteriore male quel posto era come una calamita e lui non poteva proprio farne a meno. Le tombe dei suoi genitori erano attaccate, "Minato Namikaze" e "Kushina Uzumaki" erano nomi incisi nelle dure lastre di marmo erano leggermente consumate dal tempo del resto erano passati quasi diciassette anni da quel giorno, al solo pensiero la mano destra era scattata sul suo addome mentre un'ombra di tristezza attraversava gli occhi chiari.

Nonostante avessero imparato nel corso del tempo quanto meno a sopportarsi a vicenda, Naruto non riusciva a un attribuire parte della colpa delle loro morti a Kurama il demone volpe a nove code che viveva dentro di lui. Era consapevole che quel giorno la volpe non fosse consapevole delle sue azioni, ma sotto il controllo di un Uchiha. Dopo una breve carezza al freddo marmo ed una lacrima che scorreva sulla guancia percorsa dai segni neri e paralleli fino a raggiungere la linea dura della mascella, si era poi spostato davanti ad un'altra tomba: quella di Jiraya l'eremita pervertito che era stato suo maestro. Per quella morte invece si sentiva tremendamente in colpa ed amareggiato, il suo maestro era morto tra le sue braccia senza che potesse farci niente.

Ricordava alla perfezione quel giorno...

Erano di ritorno verso Konoha perché Tsunade aveva mandato loro un messaggio in cui diceva che secondo lei Naruto era pronto finalmente per diventare il capitano della Kyubi motivo per il quale il biondo non stava nella pelle, saltava felice da una parte all'altra della piccola nave a vela su cui viaggiavano.
Ma il suo entusiasmo aveva avuto vita breve, infatti delle spade lanciate da non si sa chi, da non si sa dove e per un motivo ancora sconosciuto a tutti i pirati dell'alleanza, avevano colpito il vecchio alle spalle mentre non era attento perché troppo occupato a ridere e scherzare col suo allievo.

PriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora