15. CIÒ CHE È MEGLIO PER NOI

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Due settimane dopo.
Mi lisciai per la ventesima volta il vestito. Le mie amiche dicevano che ero bellissima. Scorp, che era venuto a prendere Lily in anticipo, aveva detto che ero bellissima. James era passato davanti alla stanza ed aveva detto che avrei steso tutti, ma proprio tutti, su quella pista da ballo di finto ghiaccio, e che avrei avuto una fila infinita di corteggianti. I miei genitori, probabilmente, mi avrebbero detto che ero bellissima. Hugo aveva incarnato ogni mio pensiero con una sola, semplice frase: "Stai molto bene, ma non sembri Rose. Non la nostra Rose, almeno.". Ed era vero. In modo agghiacciante. Il vestito era semplicemente fantastico: un capolavoro della sartoria. Era blu notte, in un tessuto che, se rivolto alla luce, produceva riflessi argentati; mi lasciava le spalle pallide scoperte, le clavicole ben visibili; le maniche attillate coprivano in parte anche il dorso delle mani, terminando a punta in un piccolo elastico da mettere intorno al medio. Era tutto spacchi: uno da metà coscia in giù, sulla gamba sinistra, uno moolto profondo a V sulla schiena. Una piccola scollatura a V in mezzo al seno, ma lunga solamente tre centimetri (non che ci fosse tanto da vedere, poi). Indossavo dei sandali blu dal tacco vertiginoso, i cui lacci salivano e si incrociavano fino a poco sopra le ginocchia. I capelli erano stati pettinati con cura, togliendo tutti i nodi, e mi solleticavano la schiena. Non ero Rose. Non ero Rose. Non ero Rose. Quella ragazza estremamente elegante e bella non era la stessa che indossava maglioni, felpe e jeans oversize. Non era lei. Non era me. Sentivo l'ansia stringermi il petto. Come avrebbe reagito Al, trovandosi davanti quella ragazza, quella Rose fasulla? La avrebbe preferita a me, alla vera Rosie? No, era impossibile. Lui era Al. Ed io Rose. Però il panico continuava farmi male. E se non fosse stato per il vestito? Se fosse stato perché stavo per avere una specie di appuntamento con Al, anche se per lui non era così? Cosa sarebbe successo? Albus avrebbe capito che ero innamorata di lui? Quando mi ero svegliata, dopo essere svenuta durante la partita di Quidditch, c'era lui, a fianco del mio letto. C'era lui, a calmarmi. C'era lui, a prendermi mentre svenivo perché avevo provato ad alzarmi. C'era lui a rimettermi la mascherina mentre tossivo. Nei due giorni successivi, c'era sempre stato lui, al mio capezzale. Lo amavo, lo amavo così tanto da sentire tutte le emozioni e i sensi amplificati quando c'era lui, e lui non lo capiva, ma era meglio così. Roxanne si affacciò dalla porta, nel suo vestito rosa scintillante -Rose - disse -C'è Al, nella sala comune, che ti aspetta.-. Mi costrinsi ad alzarmi, barcollando un po' all'inizio. -Non preoccuparti. Andrà tutto bene. E sei bellissima.- mi abbracciò -Grazie.- dissi, e poi iniziai a scendere gli scalini. Alzai lo sguardo dai gradini, e vidi Albus che mi guardava a bocca aperta. Era bello da togliere il fiato: indossava un completo verde scuro sopra una camicia bianca, che gli faceva risaltare in modo lampante gli occhi verdi, e i capelli corvini arruffati. Le scarpe di vernice nera scintillavano. Ovviamente, continuai a scendere le scale senza guardarle, con il risultato di inciampare nei miei stessi piedi: feci un bel volo in avanti, e venni prontamente afferrata da Al. I miei occhi incontrarono i suoi, le sue mani sotto le mie ginocchia e intorno alle mie spalle, i nostri respiri che si mescolavano... Stavo respirando Al. E lui respirava me. I nostri nasi quasi si sfioravano. Lui, sempre senza dire una parola, mi posò lentamente a terra, senza però interrompere quel contatto così ravvicinato. Gli posai le mani sulle spalle, intrappolata in quella bolla di stupore -Albus.- sussurrai, guardandolo negli occhi -Rose.- rispose lui, e in quella risposta io vidi tutto. Quel modo di pronunciare il mio nome, come se Albus assaggiasse ogni lettera e la gustasse sulla punta della lingua, come per godersele tutte. Per la prima volta, notai quello sguardo nei suoi occhi. Lo scintillio, il modo in cui si addolcivano quando si posavano su di me, in cui il verde smeraldo si illuminava, il desiderio che li accendeva. Il suo essere così naturale con me, e così iperprotettivo. Gli sguardi sofferenti lanciati di sbieco a me e Scorp quando stavamo insieme. Tutte le congetture di mamma e James che dicevano che Al mi amava: tutte quelle ipotesi che io avevo congedato senza neanche soffermarmici. Ma tutto, tutto in quel momento, nella mia mente, in ogni singola cellula del mio corpo mi urlava una sola cosa: Ti ama, urlava, Albus ti ama. Ed era vero. Per la prima volta, me ne rendevo conto. E, per la prima volta, gli tiravo la cravatta e prendevo il viso tra le mie mani, le mie labbra che assaggiavano le sue. E quelle proccupazioni, tutti gli ultimi mesi, tutte le aspettative e i confini che mi ero imposta scomparirono. C'eravamo solo io e Al, Al e io. Le sue labbra al sapore di cannella che si muovevano sulle mie. Era stato sorpreso, all'inizio. Poi aveva fatto scivolare le mani sulla mia schiena, che adesso accarezzava, stringendomi forte a sé, e aveva iniziato a baciarmi con foga disperata, come se stesse morendo, e io fossi l'antidoto. Aveva fatto il contorno delle mie labbra con la sua lingua, che adesso danzava con la mia. Quel bacio era qualsiasi cosa: era rabbia, euforia, amore, tristezza, passione, disperazione e felicità in un sol gesto. Era il frutto di desideri repressi per anni. Era quello che avevo sempre desiderato, anche se me ne ero accorta solo pochi mesi prima. Era scintille che piovevano ovunque, e bruciavano tutto, infuocando ogni centimetro del mondo intorno a noi. Era la la passione sotterrata tanto tempo prima. Aveva l'irresistibile fascino del proibito. Stavo baciando mio cugino. Il ragazzo che amavo più di ogni altra cosa al mondo. Tutto quello che contava era lui. Lui, le sue labbra che mi assaggiavano, le sue mani che mi premevano forte sul suo corpo. Le mie labbra non riuscivano a fermarsi: ancora, pensavo, non fermarti mai, fallo ancora. Credo proprio che anche Al stesse pensando la stessa cosa: non ne aveva la minima intenzione, in ogni caso, dato che continuammo a baciarci per non so quanto tempo. Quando ci staccammo, ero surrealmente consapevole di tutto ciò che era intorno a noi: i fiocchi di neve che cadevano, placidi, fuori dalle vetrate, le fiamme che danzavano nel camino. Ma soprattutto, ero consapevole di Albus. Consapevole del suo sguardo sul mio, consapevole del suo fiato ansimante, esattamente come il mio, consapevole della sua strabiliante bellezza, consapevole, per la prima volta, che lui provava qualcosa per me. Consapevole della sua bravura nel baciare, del modo in cui le sue mani erano scivolate su e giù per la mia schiena, del suo corpo vicinissimo al mio, dei suoi capelli sulla nuca che si erano rizzati al mio tocco. -Ti amo, Albus.- riuscii a sussurrare, quasi senza neanche accorgermene. I suoi occhi smeraldo si spalancarono -Spero tu non mi stia facendo il Mosby, Weasley.- disse sghignazzando. Era felice, euforico, spensierato come non lo vedevo da tempo: non me ne ero mai accorta prima ma, ora che ci pensavo, Al, da almeno cinque anni, non era mai stato completamente felice. C'era un velo di tristezza, di dolorosa consapevolezza, che gli velava sempre gli occhi. Ora, quel velo non c'era più. I suoi occhi brillavano come non mai, alla luce fioca del camino. -Non lo farei mai. Non con te. Ti amo, ti amo, ti amo, Albus.- mi ero sporta in avanti e gli avevo preso la mano. Lui abbassò lo sguardo, poi intrecciò le mie dita alle sue. -Anch'io, Rose. Anch'io ti amo. In misure inimmaginabili. Se gli dei esistono, io ti amo con quelle misure. Amore eterno, amore profondo, amore resistente e rafforzato dalle intemperie, dal tempo, dall'insicurezza.- mi accarezzò la guancia con le nocche della mano sinistra -Ma parliamone giù, mentre balliamo. Abbiamo una pista che ci aspetta.- mi fece fare una piroetta, e insieme, mano nella mano, ridendo, scendemmo le scale, fino ad arrivare nella sala da ballo: era colma di studenti, uno scintillio unico, macchie nere tra i vestiti variopinti. La musica danzava, nella sua impalpabile leggiadria, tra i partecipanti. Mi piaceva la musica classica, da ballo, ma speravo che dopo avrebbero messo qualcosa di più movimentato. Albus mi condusse in fondo alla scala di cristallo, e iniziammo a ballare, volteggiando tra le altre coppie. Mi sembrava di volare. Albus mi ama. Albus mi ama. Albus mi ama. Nella mia mente quelle tre parole continuavano a rimbalzare e danzare, sollevandomi in un'immensa felicità, talmente forte che credevo di non poterne provare. Mi sentivo traboccare il cuore. Che importava se eravamo cugini, se ci amavamo entrambi? Ce importanza aveva la proibizione, davanti a un amore così grande? -Se permetti, vorrei spiegarti tutto.- disse Albus. Quant'era bella la sua voce -Certo. Sono tutt'orecchi.- risposi. Lui prese un grande respiro, guardando altrove -Molto bene.- esordì -Devi sapere che non so esattamente da quanto ti amo. Siamo cresciuti insieme, abbiamo passato tanto tempo l'uno con l'altra da subito che non riesco a ricordare uno dei primi miei ricordi in cui tu non ci sia. Ci sei sempre stata, Rose. Ogni giorno, ogni ora. C'eri per me quando cadevo, e mi tendevi la manina, aiutandomi a rialzarmi. E lo stesso io per te. Ma ho sempre avuto l'inpressione che fossi tu, la roccia del duo. Tu, che sei così tosta, così forte, così pungente, ma al tempo stesso così gentile. È una delle cose che amo più di te. Non ti fai mettere i piedi in testa, ma sei sempre disponibile ad aiutare qualcuno in difficoltà. Quasi sempre.- fece un sorriso malandrino -Sta di fatto, che a undici anni siano andati a Hogwarts per la prima volta. E, non so perché, solo allora ho capito la verità. Ti amavo. Ti amavo da sempre, o almeno così credo, e credevo. Ci vedevamo sempre, tutti i giorni, non tutte le ore, ma adesso ero perfettamente al corrente di tutto quello che ti stava attorno. Mi accorgevo di ogni sguardo dai ragazzi (e a volte delle ragazze) appoggiati ai muri, ogni flirt che tu non coglievi. E provavo un bruciante dolore, proprio nella gola, nei polmoni; perché loro potevano guardarti senza sentire che era profondamente sbagliato, che era solo un altro modo per farsi dell'autolesionismo. Perché loro potevano flirtare con te senza che gli altri lo vedessere e lo prendessero per pazzo. A parte il fatto che "flirtare" a undici anni è proprio una parola grossa. Più che altro, era scambiarsi qualche battutina nel tentativo di fare colpo, peccato che tu trovassi sempre il modo caustico di rispondere, facendo scappare tutti i ragazzi a gambe levate. Ed eri... eri sempre Rose. Camminavi con quel passo deciso, veloce, quasi minaccioso, la testa alta, la schiena dritta. Non ti facevi piegare da niente e nessuno. Tutti i numerosi giudizi che ti venivano lanciati ti scivolavano addosso, ma con i tuoi amici... con noi, con me, sei sempre la solita, fantastica Rose. E sei sempre stata in contrasto con tutti gli altri, e anche con tutti gli altri, numerosi lati di te. Mi ero innamorato, Rose. Mi ero innamorato di te. E non sapevo da quando, ma sapevo che sarebbe durato. Avevo solo undici anni, ma avevo già assaggiato la sofferenza, avevo già toccato con le mie stesse mani il concetto di proibito e sbagliato, e ne avevo sofferto.
Poi, al terzo anno, ti sei messa con Scorpius. E il mondo mi è crollato addosso. Un conto era non poterti toccare e parlare in quel modo, non poterti baciare e dire la verità; un conto era vedere qualcuno, e non una persona qualsiasi, bensì il mio stesso migliore amico, farlo in pubblico, davanti a tutti. Davanti a me. Poi, eravamo un trio inseparabile: dove andavate voi, andavo anch'io. Vi vedevo insieme, tutti i santissimi giorni, per due anni, e soffrivo. Ogni parola soffiata sulle labbra, ogni tocco, ogni bacio era, per me, una pugnalata al cuore. E quando vi siete lasciati... ricordo di aver provato un'euforia tale da farmi scoppiare il cuore. Ma, al contempo, mi sentivo terribilmente in colpa: sono venuto da te, pronto ad offrirti una spalla su cui piangere, ma tu sorridevi. Mi dissi che avevi capito che quella che avevi con Scorp era solo amicizia. Che era imbarazzante baciarlo. Mi dissi, scherzando, che sarebbe stato come baciare me. Non lo sapevi, ma fu un altro colpo al cuore. Ogni ora, il mio amore si rafforzava sempre più. Avevo paura che tu potessi capire, e ho iniziato a fidanzarmi con ragazze che mi erano del tutto indifferenti. Janet. Monica. Sarah. Mi faccio schifo a solo pensare a cosa ho fatto a quelle ragazze.
Ho sofferto, Rose, ho sofferto per sei, lunghi, anni. Ma ti ho sempre amato. E averti al mio fianco ogni secondo della mia vita ripagava tutte le sofferenze. Strano, vero? Tu eri la causa della mia sofferenza, ma stare con te era ciò che la leniva. E sentivo una fitta al cuore ogni volta che tu non eri con me, che uscivi dalla stanza, sai? La sento tutt'ora; un vuoto che si propaga nel petto, urlandomi che devo stare con te. Che, senza te, non sono niente. E questa è la storia di perché ti amo, Rosie. E il motivo è uno solo: tu sei Rose, ed io Albus. E tu sei perfettamente imperfetta, con la tua risata, la tua goffaggine, il tuo fare a volte mascolino, la tua leggera follia, la tua ribellione. Sei Rose, e io amo tutto di te: non c'è niente che scarterei. E non mi importa se siamo cugini: io ti amo. Ti amerò sempre. Ogni istante della mia vita ti amerò sempre di più.- prese un grande respiro e si avvicinò ancor di più a me, seppellendo poi il viso nell'incavo della mia spalla. Il suo respiro leggero mi solleticava la pelle, i suoi capelli soffici mi accarezzavano il collo -Ti amo anch'io, Albus. Ti amo da sempre, credo, ma me ne sono accorta solo ad ottobre, o meglio, ho iniziato a rendermene conto a inizio settembre. Sul treno. Sei entrato, e il mio cuore ha saltato un battito. Poi, alla mia festa, hai ballato con Sarah. E quella notte, Al, ho pianto come non avevo mai fatto prima. Quando eri in infermeria: non potevo guardarti in quello stato, ma non potevo abbandonarti. Quando mi hai salvato, il giorno in cui sono svenuta: appena hai lasciato quella stanza, tutti i miei tentativi di sembrare più forte di quanto fossi in quel momento si sono fatti più difficili. Non riuscivo a trattenere le mani dal tremare, non riuscivo a tenere gli occhi ben aperti. Finché non sei tornato in infermeria, a braccetto con Scorpius. Ho sentito la forza tornare a scorrermi nelle vene. Se non ci fossi stato tu a sorreggermi, due giorni dopo, sarei stata in grado di camminare? Non credo. Ho bisogno di te, Albus. Ho bisogno della tua voce nelle orecchie, ho bisogno del tuo tocco sulla mia pelle, ho bisogno dei tuoi occhi verdi che si perdano nella contemplazione di qualcosa o qualcuno. Ho bisogno di sapere quali sono i tuoi pensieri e i tuoi sogni, perché diventeranno anche i miei. Perché ti amo, Albus. E l'amore è quanto c'è di più forte in questo mondo folle. È il sangue nelle nostre vene. È l'acqua che scorre impetuosa nei fiumi, e si perde negli oceani. È il collante che impedisce al nostro mondo di sfasciarsi, e noi non dobbiamo rinunciarci. Non dobbiamo gettarlo via. Ti amo, ti amo, ti amo. Non mi stancherò mai di ripertetelo: mai, se sarà quello che vorrai.- era una chiara domanda. Io e Albus stavamo ondeggiando a un ritmo tutto nostro, le mani intrecciate, la sua testa sepolta nell'incavo della mia spalla, le mie labbra accostate al suo orecchio che mormoravano parole d'amore. Lui sollevò lo sguardo, incontrando il mio. Gli occhi verde speranza brillavano -Sì. Sì. È quello che voglio, ho sempre voluto, e sempre vorrò. Al diavolo i legami parentali. Al diavolo quello che penseranno gli altri. Al diavolo ciò che sarebbe meglio. Questo è ciò che è meglio per me. Per noi.- mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Sentii le membra sciogliersi quando premetti le mie labbra sulle sue, per poi lasciarmi andare a un bacio appassionato. Un bacio più calmo del primo. Fatto solo perché volevamo, non perché ne avevamo la disperata necessità: sentivamo il bisogno e l'amore che ci scorrevano a fiumi nelle vene; sentivamo gli sguardi probabilmente inorriditi delle persone intorno a noi, ma non ce ne importava niente; le mani di Albus sul mio viso mi mandavano scariche elettriche in tutto il corpo; le sue labbra accarezzavano le mie, per poi premerle con forza. Non c'era disperazione, in quel bacio. Non c'era rabbia. C'eravamo soltanto io e Albus, due comete, cadenti in un bruciante abbraccio. Smettemmo di baciarci e io appoggiai la mia testa al suo petto, ondeggiando finché non partì una delle mie canzoni preferite: Tous le mêmes, di Stromae, e iniziammo a ballare come un duo perfetto, coordinati e scoordinati al tempo stesso, tanto che ridevo sempre di più. Albus mi tenne vicino, sussurrando -Adoro il suono della tua risata. Adoro il modo in cui ti brillano gli occhi quando ridi. Adoro qualsiasi cosa di te, e ne sono felice. E molto, anche.- erano partiti i pezzi rock, e avevamo ripreso a ballare -Sei stupenda, Rose. E non intendo solo stasera: sei divina in quel vestito bellissimo, ma sei divina ogni giorno, quando indossi l'infinità di felpe e magliette enormi che mi rubi, con pantaloni tanto strappati da stupirmi che stiano ancora in piedi. Sei stupenda, te lo ripeto. E sei stupenda non solo fuori, ma anche dentro. E potrebbe essere una cosa banale da dire, ma voglio che tu lo sappia. Non è questo genere di vestito, che mi ha fatto innamorare di te: è stato quello che c'è e c'è sempre stato dietro.- prima che potessi rispondere, una voce iniziò a parlare nell'autoparlante. Oh, certo. L'elezione del re e della reginetta del ballo. Wow. Ci girammo, separandoci, e infilammo due biglietti nelle urne: come reginetta, avevo votato Lils, che quella sera era meravigliosa nel suo abito vinaccia, e come re Scorpius, che non riusciva a distogliere uno sguardo di meraviglia dalla sua amata. Quando la giovane ragazza Tassorosso ebbe davanti a sé tutte le urne, fece un incantesimo, e due biglietti le volarono nelle mani: li lesse ad alta voce -E ora, il grande annuncio della serata!!- dovetti trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo -Ecco a voi i nomi del re e della reginetta del ballo: Scorpius Hyperion Malfoy e Sarah Melissa Mellinghton!! Un applauso ai nostri vincitori!!!- sorrisi: almeno Scorp aveva vinto, e non ero certo sorpresa che Sarah avesse vinto, contando tutte le sue tirapiedi. E poi, io avevo una cosa che lei non aveva: io avevo l'amore autentico di Albus, e l'amavo allo stesso, identico, modo. Ora, finiti i ringraziamenti per la vittoria, avrebbero chiamato qualcuno per fare un discorso. Solitamente, non erano gli stessi votati per fare il re e la reginetta: non volevano che monopolizzassero la situazione. Presi un altro folgietto e scrissi il nome di Roxanne, lei era bravissima nei discorsi. Un'altra volta lo "spettacolino" delle urne e dei foglietti. Questa volta, la ragazza Tassorosso dai capelli rosa lo scrutò e lo spiegò diverse volte prima di annunciare il vincitore o la vincitrice, come se non ci credesse -Rosalie Minerva Grace Weasley.- esclamò con una nota di sorpresa nella voce, che sospettai non fosse causata dalla lunghezza imbarazzante del mio nome, bensì proprio dallo stupore. Io ero attonita. E così anche molti in sala. Davvero mi avevano votato per fare un discorso? Io, che ero la pecora nera di tutte le situazioni? Io, che prendevo sempre le decisioni sbagliate? Io, che andavo nel senso opposto della massa? Mentre mi muovevo lentamente verso il palco, incoraggiata da Albus, sentivo gli sguardi stupefatti e talvolta soddisfatti dei ragazzi e delle ragazze attorno a me. Salii i gradini del piccolo palco e presi forza. Che poteva mai essere, un discorso davanti a quasi tutta Hogwarts? Non era una minaccia, no, non per Rose Weasley. Avvicinai il microfono alla mia bocca e mi schiarii la voce -Buonasera a tutti. Il mio nome è Rose Weasley, anche se penso l'abbiate capito, e oggi ho trovato l'amore.- a quelle parole, vidi Albus trattenere il fiato, per poi arrossire lievemente e sorridere -Sapete, io a questo ballo non ci volevo neanche venire, ma è stata la persona che amo a convincermi a venire, e se non l'avessi fatto, probabilmente, ora non staremmo insieme. E non perche lui mi abbia ricattato: tutt'altro. Stasera abbiamo finalmente capito di amarci entrambi, e se non fossi venuta ora sarei persa, ancora in balia nei flutti della tempesta della disperazione. Quello che volgio dirvi oggi, è: prendete la palla al balzo. E non mi riferisco solo all'amore, ma a tutto quello che ci circonda: non perdete un'occasione, mai. I rimpianti sono peggiori dei rimorsi, fidatevi. Provare un'esperienza nuova fa un po' paura a tutti, ma alla fine di un'avventura, credetemi, sarete contenti di esservi buttati. E, riguardo a quanto ho detto sull'amore: non preoccupatevi, se siete single. Credetemi, siamo tutti completi. L'amore non ci da la nostra altra metà: ci da ciò che è meglio per noi, ciò che noi non potremmo darci da soli. Ma, senza amore, si sopravvive. Io sono stata single per tanto tempo. E ho avuto una storia senza senso (scusa, Scorpius). E non c'è niente di male. Tutti vi faranno credere che sia una cosa sbagliata, che la vostra vita non ha senso senza un o una partner, ma sono tutte cavolate. Tutti sono destinati a trovare un amore, basta solo aspettare. E non passate tutto questo tempo ad attendere, impazienti: pensate a tutto quelle cose che volete fare e fatelo, e, se proprio ne avete il bisogno, dopo una rottura o un amore non ricambiato, piangete. La sofferenza rende la felicità ancora più preziosa. Fidatevi di una che lo sa bene. Buon Natale a tutti voi, e intendo proprio a tutti: a chi è single, a chi è fidanzato o fidanzata, a chi si sente completo anche da solo. Tutti valete, e siete preziosi. Ricordatevi di essere voi stessi e non lasciate che qualcun'altro vi cambi. So bene che questo è stato il discorso più pietoso di tutta la storia dei discorsi, ma cercherò di fare un'uscita dignitosa. Grazie a tutti.- abbassai lo sguardo mentre, lentamente, dal pubblico si alzava un applauso. Andai da Albus, che sorrideva e batteva le mani forte. Mi prese il viso tra le mani -Sei stata fantastica.- sussurrò -Lo so.- dissi io, mentre lui mi prendeva il mento tra le dita e mi baciava, dolce. Un bacio a stampo, semplice ma bellissimo. Era questa la felicità? Senza alcun dubbio.

Come due comete // RosbusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora