➖Rose
Io non lo so. Prima la tua relazione con tuo cugino viene accettata dalla tua famiglia, poi svieni, stai malissimo durante la convalescenza, e poi i tuoi decidono di spiegarti tutto DOPO che sei svenuta e sei stata malissimo. Bah. Io la mia famiglia non la capirò mai.
Arrivata alle scale, Albus si offrì di portarmi in braccio, ma io non ero certo una donzella in preda al panico che chiedeva l'aiuto di un prode cavaliere, quindi scesi imperterrita, sulle mie gambe. Vale a dire che feci due scalini alla volta, piede dopo piede, ansimando e pronunciando diversi svarioni, con un braccio attorno alle spalle di Albus; ma lo feci con fierezza, oh sì.
James non aveva mentito: c'erano tutti gli zii, in cucina, insieme ai nonni e ai miei genitori. Prima che potessi dire qualsiasi cosa, venni investita dal forte abbraccio di mio papà: per un attimo, quando affondai la testa nella sua spalla calda e lasciai che mi coccolasse, ritornai la bambina di cinque anni che alzava le braccia verso il suo papà perché la prendesse in braccio, che lo chiamava — Papi, papi, ti voglio bene. — diceva, e tutt'ora lo stavo facendo, mi resi conto, sussurravo quelle parole contro la sua spalla mentre lui sfregava la sua guancia non rasata contro la mia testa; quando mi lasciò andare, aveva gli occhi lucidi, e un'ombra di barba rosseggiante sulla mascella — Ti vogli bene anch'io — mormorò accarezzandomi una guancia. Dopo fu il turno di mamma, che mi stritolò come non faceva dalla partenza del treno che mi avrebbe condotto al primo anno di Hogwarts, e mi accarezzò la nuca singhiozzando — Mamma! — esclamai, ricambiando la stretta con foga — Va tutto bene, sul serio. Sto bene, mamma. — lei prese a sfregarmi la schiena, e quando mi lasciò andare, aveva chiazze rosse attorno agli occhi, e il naso che le colava — Aspetta di sentire la verità, Roro, — disse, chiamandomi per la prima volta in una marea di anni col mio nomignolo da bambina — E non ne sarai più tanto sicura. — a quell'affermazione, il mio cuore compì un tuffo: cosa voleva dire? Mentre la mamma tirava su col naso e veniva protetta da papà, che le passò un braccio sopra le spalle e la lasciò rannicchiarsi contro al suo petto, dirigendosi verso i loro posti al tavolo, sentii che la mano gentile di Albus si posava sulla mia spalla; mi voltai verso di lui: aveva i grandi occhi verdi spalancati, in quell'espressione di trepidante attesa che conoscevo come il mio riflesso — Ce la faccio, non ti preoccupare. — lo rassicurai, baciandogli la mano. Lui deglutì, serrando la mascella per un secondo, poi annuì, titubante, ritirando la mano. Barcollai fino al tavolo, dove mi lasciai cadere sulla sedia libera più vicina, mentre udii Albus e James adagiarsi con un tonfo sul divanetto in fondo alla stanza, alle mie spalle. Al centro del lungo tavolo, dal lato opposto rispetto al mio, c'erano i nonni, e lo zio Bill; la prima a parlare fu proprio la nonna Molly, che con sguardo profondamente rassegnato esordì il discorso. — Rose, conosci la leggenda medievale della Rosa della dea Oracolo e il Sangue della Guerriera? — ci pensai per un attimo, cercando di ricordare qualcosa: il titolo mi era familiare, ma niente che potessi associare all'infanzia; era un ricordo più recente, di solo qualche anno prima di allora — Il nome mi è familiare, sì, ma... — subito fui interrotta dalla mamma — Ma non te l'abbiamo mai raccontata, noi; Se la conosci, è per interesse personale o scolastico, non è così? — io annuii, senza comprendere dove volessero arrivare — Ora ti racconterò la leggenda, Rose, e poi la storia che noi sappiamo essere vera, e così tu conoscerai la causa di tutto ciò che ti è successo. Ti prego di non interrompermi, perché non sarà facile per me dirti, e per te assimilare. — annuii nuovamente, con un'orribile sensazione che iniziava a diffondersi dentro di me. — La storia della Rosa della dea Oracolo e il Sangue della Guerriera ha radici molto profonde, così profonde che le affonda nelle più antiche origini del nostro mondo; quando, stando alle leggende arcaiche, il mondo era popolato solo dagli dei, esseri dalle fattezze umane che però erano grandi mille volte e più di noi, e avevano grandi, strabilianti poteri: è da loro, che abbiamo ereditato la nostra magia, perché siamo i loro diretti discendenti. — infransi subito, quasi involontariamente, la regola posta dalla nonna — Aspetta, come gli dei dell'antica Grecia? Cioè, gli dei greci esistevano veramente? — nonna si irritò un po', ma rispose pazientemente — Esatto. Non era esattamente come la vedevano i greci, perché in realtà gli dei erano molto diversi da come se li immaginassero, e molti miti sono errati, ma ce ne sono alcuni corretti, come la creazione dell'essere umano - i primi babbani, che è quasi completamente esatta, e alcuni dei che sono stati ben descritti. Comunque, noi discendiamo dalle prime unioni tra dei e babbani, quando i primi si innamoravano di un mortale e così assumevano la forma umana per vivere il loro amore. — avrei voluto dire che tutte quelle cose me le aveva già spiegate sir Rick Riordan, ma temevo che nonna Molly A) non avrebbe apprezzato, e B) non avesse idea di chi fosse Rick Riordan, quindi me ne stetti zitta — Ora, tra queste divinità c'era anche la dea Oracolo; forse ne avrai sentito parlare, era una dea con il dono della profezia, che dunque presso l'isola di Delfi, in una grotta con la compagnia di Pitone, profetizzava il futuro; i greci venivano da tutta la penisola per consultarla, ma potevano solo udire la sua voce dall'esterno della grotta, era assolutamente proibito che entrassero nel luogo sacro e che soprattutto vedessero il volto della dea. Probabilmente, se hai mai sentito la leggenda dell'Oracolo dei greci, ti sembrerà un po' diversa, me è proprio perché ciò che accadde fu talmente devastante che gli dei dovettero cancellare la memoria agli uomini, creando per loro una storia alternativa e instillandola nelle loro menti. —
A quel punto, la nonna chiese alla mamma di passarle il libro che teneva in mano: si trattava di un volumetto sottile, dal dorso liso, usurato, dall'aria antica, come testimoniavano i colori spenti della copertina e l'inquietante scricchiolio che produsse quando nonna Molly lo aprì. Dal mio posto, non riuscivo a leggerne il titolo, specialmente perché anche la scritta, che un tempo probabilmente doveva essere dorata, ora era color ruggine e quasi completamente cancellata. La nonna sfogliò un paio di pagine con le mani tremanti, in cerca del punto giusto, e prese a leggere. — "Oracolo era, tra gli dei, una di quelli che amavano maggiormente gli uomini, e che era più generosa e misericordiosa nei loro confronti; entrambe queste qualità erano molto rare, negli dei, specialmente verso i mortali, ma Oracolo era diversa, perché dagli uomini riceveva la riconoscenza e l'ammirazione che gli dei non le avevano mai mostrato, essendo lei una divinità minore, con capacità diverse e reputate inferiori dagli altri numi. Per questo, per la maggior parte del tempo abitava una grotta presso Delfi, un'isola greca, nell'oscurità più assoluta, e mai, mai, un uomo avrebbe dovuto vederla: perché se un mortale avesse anche solo scorto il suo viso illuminato dal sole, l'uomo o la donna in questione sarebbero morti all'istante, accecati dallo splendore divino, e una terribile maledizione si sarebbe abbattuta sulla discendenza della dea; così rivelava la prima profezia mai recitata da Oracolo.
Andò tutto bene, per molti secoli, finché Oracolo non si innamorò di un uomo che la consultava spesso. Lui non poteva vedere lei, ma lei poteva vedere lui, attraverso l'occhio della mente: se ne innamorò perdutamente, fin dalla prima volta che ne udì la voce: era giovane, tanto giovane da avere ancora il tipico sorriso beffardo di chi non è mai stato messo a dura prova dalla vita, e occhi di un verde scuro tanto intenso da ipnotizzare anche la dea; aveva ricci color ebano che gli sfioravano la nuca abbronzata, e Oracolo avrebbe tanto voluto sapere se al tatto fossero morbidi come sembravano nelle sue visioni.
Nonostante fosse così giovane, o forse proprio perché lo era, Ardeneo - questo era il nome del fanciullo - nutriva un'avida curiosità riguardo al proprio futuro, e per questo aveva preso ad essere un assiduo "cliente" della dea, che ben volentieri rispondeva ai suoi quesiti. Ad un certo punto, però, Oracolo non si accontentò più di poter rallegrarsi della presenza del mortale solo ogni qual volta che lui la consultasse; era sempre più assetata della compagnia di quell'uomo: se ne stava innamorando. Bisogna precisare che gli dei erano molto egoisti, e anche capricciosi: una volta che un sentimento di passione iniziava a crescere dentro di loro, sia che fosse rivolto ad un altro dio o ad un mortale, o a qualsiasi cosa, non esisteva altro modo di sradicarla dalle loro menti se non consumare quel desiderio, non importava a quali terribili conseguenze avrebbero portato le loro azioni; pur essendo, tra tutti i numi, una dei più saggi e moderati, Oracolo non era da meno: quando l'amore per Ardeneo cominciò a sorgere, non fu più capace di pensare ad altro. Non poter essere contraccambiata dal suo amato la stava facendo impazzire per la sofferenza: e così, nonostante conoscesse alla perfezione il rischio che avrebbe corso se si fosse spinta troppo in là, incominciò a tessere i sogni notturni di Ardeneo, apparendo in essi, e creando così un vero e proprio legame con egli, un legame che trascendeva quell'insostenibile ostacolo che era la parete di roccia che li teneva separati fisicamente. Ben presto, Ardeneo si innamorò di Oracolo, perdutamente e naturalmente, senza che lei lo avesse stregato. Il loro amore crebbe così tanto da rendergli impossibile vivere lontani l'uno dall'altra, e non si accontentarono più di poter stare assieme solo nei sogni del giovane. E fu proprio a quel punto, che i veri guai cominciarono.
Oracolo escogitò un piano. Lei e Ardeneo si sarebbero potuti incontrare di persona, si sarebbero toccati e baciati, nella realtà; era il loro più grande sogno. Nel momento più tardo del tramonto, quando ormai la luce inizia a scomparire da ogni superficie, Ardeneo sarebbe entrato nella grotta, ad occhi bendati, dopodiché l'entrata sarebbe stata sigillata e lui si sarebbe tolto la benda: a quel punto, avrebbero potuto consumare il loro amore per l'intera notte, nel buio più totale, finché non fosse sorta l'alba: a quel punto, Ardeneo sarebbe uscito com'era entrato, con una benda sugli occhi, e niente sarebbe andato storto. Oracolo era sicura che sarebbe stato così: aveva dalla sua parte anche l'aiuto del dio Apollo, di cui possedeva la riconoscenza e il rispetto, che per precauzione avrebbe oscurato il sole nel momento in cui Ardeneo avesse varcato la soglia, sia nell'entrata che nell'uscita; in questo modo, il rischio che vedesse Oracolo illuminata dalla luce solare erano del tutto scongiurate. "Presta attenzione, però." le aveva intimato Apollo, con uno sguardo mortalmente serio "Quando sarete voi due soli, al buio, non ricorrete ad altre fonti di luce, per vedervi. Anche se non si trattasse di luce solare, non sarebbe una buona idea: la profezia recita 'illuminata dal sole', ma tu conosci persino meglio di me la vasta possibilità di interpretazioni delle profezie; non la prenderei esattamente alla lettera. Ti ho aiutato, Oracolo, perché ti sono riconoscente, ma tieni bene a mente questo consiglio: sii saggia e ponderante. Conosci le conseguenze che una mancanza di prudenza potrebbe provocare." Se solo Oracolo avesse preso quelle parole più sul serio di quanto fece, e le avesse tenute a mente, questa storia sarebbe stata molto diversa.

STAI LEGGENDO
Come due comete // Rosbus
RomanceRose non voleva crederci. Non poteva crederci. Era impossibile che lei, l'ironica, sarcastica, unica e irripetibile Rose Minerva Grace Weasley si fosse innamorata di Albus Severus Potter, suo cugino, suo confidente, suo amico. Anche per le sue migli...