capitolo ventitreesimo

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Le serate al bar non erano divertenti come se le ricordava. Quando aveva quindici anni e di serate al bar ne aveva fatte poche non aspettava altro. Musica alta ed alcolici le sembravano il mix perfetto per passare delle serate indimenticabili, ora aveva decisamente cambiato opinione. Era contenta che abbia deciso Axl cosa fare, ma non si stava particolarmente divertendo. Si sorprese quando lui ordinò solo una birra, aspettandosi qualche superalcolico. Forse aveva cambiato regime, forse non aveva semplicemente voglia di bere. "È più divertente se bevi o ti droghi" Commentò lui ad un certo punto, svuotando il bicchiere di birra con aria annoiata. "Che ne dici se usciamo?"

Greta sperò di averci sentito giusto ed annuì, alzandosi il più in fretta possibile da quello scomodissimo sgabello. Lui la prese per mano per evitare di perderla tra la calca di gente nel locale e raggiunse, tra spinte varie, la tanto agognata uscita. Non le lasciò la mano e la portò con se a sedersi su un muretto di fronte al bar, dalla quale rimbombava l'assordante musica. "Non un granché eh?" Chiese sarcastico lui, tirando fuori il pacchetto di Marlboro rosse ed offrendogliene una, che lei accettò volentieri. "Decisamente non un granché" Rispose soprappensiero, poi portò la sigaretta tra le labbra e lasciò che l'accendesse Axl.

Aspirò una gran boccata di fumo, poi la buttò fuori un po' alla volta, formando una nuvola grigia a dividerla dal viso di Axl. "Parlami di te" Gli chiese lei, d'un tratto. Normalmente si sarebbe chiuso a riccio, non lasciando trapelare neanche la più piccola informazione, ma decise che era lecito raccontarle qualcosa di non troppo personale, ovviamente con un prezzo da pagare. "Facciamo così bimba, io ti dico qualcosa di me e tu mi dici qualcosa di te, altrimenti non si combina nulla, cinque domande a testa" Lei fece finta di pensarci sù, poi gli porse la mano e lui la strinse. "Andata"

"Non so bene cosa chiederti, ti lascio via libera, cinque cose su di te che non so" Lui rifletté per un attimo. Si chiese anche se lei avesse intuito che non era un buon argomento e per questo gli aveva lasciato via libera. Fece un paio di tiri, poi diede responso. "Ho una sorella ed un fratello" Gli sembrava un buon modo di iniziare, niente di privato né un ricordo doloroso, ora toccava a lui. Cosa voleva sapere veramente su di lei?

"Non sei sempre stata una santa, eh?" Si era spesso ripromesso di scavare più affondo su certe questioni come il tatuaggio, il concerto a cui era andata di nascosto e altri piccoli episodi di questo genere che gli aveva raccontato. "Direi di no" Rispose ridendo, ripensando ai vecchi tempi, "Ho avuto una fase un po' turbolenta, tra i quindici ed i diciassette anni circa" ammise, cercando tra i cassetti della memoria qualcos'altro da dire.

"Sai, facevo tardi la sera, bevevo e fumavo di nascosto, uscivo di casa vestita in un modo ed appena arrivata a scuola mi cambiavo in bagno, andavano di moda i pantaloni in pelle strettissimi come in Grease, i professori non ne erano affatto contenti" Ricordò sorridendo, mentre Axl la ascoltava ghignando, "Vorrei proprio vederti con quei pantaloni" Lei alzò gli occhi al cielo e lasciò cadere la testa sulla spalla di Axl. "E poi?" Chiese lui, curioso. "E poi niente, un bel giorno mi sono data una calmata, senza un vero motivo, i miei genitori hanno creduto in un miracolo, sono usciti abbastanza sconvolti da quel periodo" Rise, mentre Axl le accarezzava i capelli.

"Sai che ce l'ho una domanda?" Lui la guardò dall'alto, "Spara"
"Il tuo nome, da dove salta fuori?" Lui la guardò per un attimo. "Era il nome della mia prima band" Lei annuì, "Il tuo vero nome invece è?" Lui stentò a parlare, poi si ricordò della regola che stava seguendo: affrontare i ricordi dolorosi ad uno ad uno, senza lasciare che ammuffiscano assieme agli altri scheletri dei suoi innumerevoli armadi.

"Lo vuoi proprio sapere?" Chiese, sperando di poterla scampare, ma lei annuì e lui si costrinse a dirglielo. "William" Lei sorrise, "È un nome davvero bello" Lui guardò in alto, cercando di evitare il suo sguardo e andò avanti con il gioco. "Quand'è che hai deciso che avresti studiato arte?"

Era una cosa che lo aveva incuriosito dal primo giorno che l'aveva conosciuta, ma non era mai riuscito a portare la conversazione su quell'argomento. Lei ci pensò su per un po', cercando di ricordare un momento preciso. "In realtà non me lo ricordo bene, penso la prima volta che andai agli Uffizi, avrò avuto sette anni, eravamo lì con la scuola e mi fermai davanti alla Medusa di Caravaggio. Non volevo saperne di andar via, mi sedetti per terra e la maestra dovette portarmi via in braccio mentre mi ribellavo" Era un altro ricordo che la divertiva ed Axl per un momento si sentì inadatto. Lei era così spensierata, lui aveva talmente tanti scheletri da poter riempire anche gli armadi che lei teneva vuoti e non voleva coinvolgerla più di tanto in quelli che erano i suoi problemi, avendo paura di spaventarla e farla volare via come una farfalla. Cercò di scacciare quel pensiero il più in fretta possibile.

"Qualcosa non va?" Per tutto questo tempo si era fermata a guardarlo e le sembrava di aver notato i suoi occhi coprirsi con un velo di tristezza. Lui scosse la testa, "Tutto a posto, sono solo un po' stanco credo" Lei portò una mano sulla sua guancia, sorridendogli piano. "Vuoi tornare in albergo?" "E perdere l'occasione di sapere altre cose su di te? Neanche per idea!" Sapeva che toccava a lui, così ci penso per un po'. "Ho due cani, Porche e Geneva" pensò sorridendo, dato che li avrebbe rivisti tra poco, "Davvero?" Chiese lei, forse ancora più contenta di lui, "Io amo i cani!" A lui venne in mente che Stephanie li detestava e pensò, ancora una volta, di aver fatto la scelta giusta.

"Quanti anni hai?" Anche questa era una domanda che voleva farle da un bel po' di tempo; sapeva che era più giovane di lui, ma non sapeva di quanto. "Ventitré, quest'anno ne faccio ventiquattro" Lui fece quattro calcoli e poi soffocò una risata, lei lo guardò confusa.  "Significa che sei nata nel '69" Lei alzò gli occhi al cielo sorridendo, "Axl non sento questa battuta dai giorni del liceo" "Tornerai a sentirla, ricciolina"

"E tu? Quanti anni hai?" Soffiò un po' di fumo sul suo viso prima di risponderle. "Trentuno"
"Vecchio" Gli disse scherzosamente, tirando fuori la lingua.

"Allora bimba, qual è il tuo ricordo preferito?" Le domandò, riportando la sigaretta alla bocca. Lei ci pensò a lungo, poi gli sorrise. "Una volta ho guardato Colazione da Tiffany con un rosso scorbutico" Iniziò, guardandolo negli occhi, "decisamente il mio preferito per ora" concluse, sorridendogli. "Fammi capire, tra la nostra scopata nella doccia ed aver guardato Colazione da Tiffany preferisci quell'obbrobrio?"

Non le diede il tempo di rispondere ed andò avanti "Continuiamo va, è la tua ultima domanda, sorprendimi" Lei ci pensò un attimo, poi le venne in mente una cosa che avrebbe voluto chiedergli da un po'. "Dove hai imparato a cantare così?" "Nel coro della chiesa" Lei alzò un cipiglio. "Tu cantavi nel coro della chiesa?"
"Ci sono molte cose straordinarie di me che non sai, bambola. Comunque si, cantavo nel coro della chiesa, quando imparavo la mia parte mi esercitavo con quella degli altri, è così che ho acquisito cinque voci" Rimase piacevolmente sorpresa dalla risposta. Avrebbe voluto rispondergli "sorprendente", ma il suo ego non aveva certo bisogno di altri incentivi. "Ultima per te, che altro vuoi sapere?"

Lui aveva già preparato la sua ultima domanda da un po'. Si decise se chiedergliela o meno e, dopo aver constatato che voleva sapere la risposta glielo chiese. "Che cosa pensi di me?"

La prese un po' alla sprovvista e lei iniziò a pensare. "Cosa intendi?"
"Non ci sono tante vie da intendere"
Inalò un bel po' di fumo, poi si decise a rispondere. "Penso tu sia davvero unico" iniziò, facendo poi una pausa per trovare le parole. "Sei una persona interessante," continuò, "sei indubbiamente bello, divertente. Non so, hai tante qualità che mi piacciono"
"E poi?" Dal suo sguardo di malizia capì in fretta dove voleva andare a parare e decise di dargliela vinta. "E poi sei fantastico a letto"

"Solo fantastico? Lascia che ti rinfreschi la memoria bimba" Si alzò dal muretto, la prese per mano e la portò di corsa in albergo.

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