capitolo ventisettesimo

183 23 19
                                    

Il cielo era già stato toccato dalle rosee dita di Aurora e mentre il sole, sempre più alto, si insinuava tra le tende Greta dormiva tranquilla sul suo lato del letto. La foto regalatale da Axl era stazionata sul comò ed accanto c'era un bigliettino. In realtà era uno scontrino e sul retro c'era scritto, in una calligrafia veloce, "Sto in studio con i ragazzi, se ti va raggiungimi"

Appena aprì gli occhi rimase molto delusa di essere sola. Sul materasso c'era ancora impressa la sagoma di Axl, ma di lui non c'era traccia. Si sedette con un po' di fatica e si stropicciò gli occhi, contornando il tutto con un grosso sbadiglio. Notò quasi subito il biglietto, volendo riguardarsi per un po' quella fotografia che tanto le piaceva e quando lo lesse decise che era il momento di alzarsi.

Si chiese se il biglietto lo avesse scritto solo per cortesia, ma arrivò alla conclusione che, se Axl non avesse voluto averla tra i piedi, glielo avrebbe fatto capire chiaramente. Non le ci volle molto a prepararsi, mise la foto nel portafogli e scese giù in cucina per prendere al volo una mela. Si sentiva di nuovo bene, nonostante trovasse la casa di Axl ancora poco accogliente.

Salutò allegramente Beta, che stava passando l'aspirapolvere, ed uscì di casa con il bigliettino in mano, sul quale c'era scritto l'indirizzo. Stava pensando di chiamare un taxi quando notò che l'autista di Axl la stava aspettando, o almeno così sembrava. Quando la vide le fece cenno di avvicinarsi e lei lo fece. "La porto allo studio?" Lei annuì, "Grazie! E dammi del tu"

L'autista aggrottò le sopracciglia e le aprì la portiera, richiudendola appena si era allacciata la cintura. Axl doveva aver scelto casa in base alla vicinanza con lo studio, perchè arrivarono davvero in pochissimo tempo. Scese dall'automobile e salutò l'autista con la mano.

Pure lo studio era enorme, vagò per un po' di tempo, fino a quando non andò a sbattere contro qualcuno. Era alto, molto più di lei, e teneva i capelli rasta. Aveva il viso allungato, e due occhi color oliva che la guardavano imbronciati. Il naso era lungo e leggermente aquilino e la bocca sottile era contorta in una smorfia. "Sta più attenta"

La voce le suonò estremamente familiare e subito la riconobbe. "Ziggy? Iggy? No... ah, si, Izzy!" Ricordò ad alta voce, lasciandolo visibilmente confuso. "Abbiamo parlato al telefono un paio di volte" Sorrise lei, un tantino imbarazzata. Anche a lui la voce era sembrata familiare e ora aveva connesso. "Pensavo fossi una squillo" disse lui, soprappensiero, prima di ricominciare a camminare nella direzione opposta. "Aspetta"

Lui si voltò e le fece cenno di andare avanti. "Sai dirmi dove posso trovare Axl?" Lui la scrutò da capo a piedi, senza alcuno scrupolo. "Vai avanti e poi giri a destra" Disse piano, poi scomparve dal suo campo visivo senza neanche lasciarle il tempo di dire grazie.

Sbatté un paio di volte le ciglia, poi proseguì ed infine svoltò a destra, come le era stato indicato da Izzy. Si trovò davanti ad una porta, così bussò ed aspettò una risposta dondolandosi sui piedi. Arrivò uno scazzatissimo "Avanti" detto da una voce che non riconosceva. Aprì piano la porta e si ritrovò fissata da cinque paia di occhi. Riconobbe subito Doug, seduto su una sedia in disparte e poi passò in rassegna gli altri quattro. Erano svaccati su dei divani e sembravano tutti arrabbiati. Li guardò ad uno ad uno. Alla destra di Axl c'era un ragazzo con la pelle color caramello e lunghi, ricci capelli neri che gli coprivano gran parte del viso. Indosso aveva una camicia nera completamente aperta e dei jeans strappati, anch'essi sbottonati, che la fecero dubitare della sua capacità nell'abbottonarsi i vestiti.

Ancora a destra c'era un ragazzo altissimo e magro, che sembrava una cannuccia ripiegata un paio di volte. I capelli erano biondicci e mossi, non troppo corti, non troppo lunghi. In una mano teneva una bottiglia di vodka Keglevich mezza vuota, nell'altra una sigaretta ormai quasi del tutto consumata.

Infine, alla sinistra di Axl c'era un altro biondo, meno mingherlino e con i capelli più lunghi e ricci, che si stava rigirando tra le mani due bastoncini di legno. Si stavano lanciando tutti delle tremende occhiatacce, ma nessuno sembrava avere il coraggio sgualcire quel silenzio. Anche a Greta non vennero le parole, e cercava aiuto negli occhi di Axl. Lui si alzò dal divano e la raggiunse a grandi passi, minacciando tutti di morte con gli occhi. Arrivò sulla porta e, prima di uscire, si girò verso i tre. "Finisce qua", avvolse un braccio attorno alla vita di Greta e sbatté la porta.

La porta si riaprì quasi immediatamente, lasciando uscire Doug. "Axl non puoi andartene" Gli disse, abituato a ripetere come una cantilena quelle solite quattro parole. "Non vogliono neanche vedermi, figuriamoci salire sul palco, annulla tutto Doug, me ne torno a casa. I Guns possono andare a farsi fottere, non me ne frega un cazzo" I due discussero per un po', e gli occhi di Greta si spostavano dall'uno all'altro interlocutore, cercando di pensare a cosa poter dire.

Doug sembrava un po' in difficoltà ed Axl pareva essere irremovibile. "Um, Axl?" Lo chiamò sottovoce, ancora un po' incerta. Lui si girò un po' di scatto, abbassando la testa per guardarla in viso. Doug strabuzzò gli occhi. Axl era abbastanza fuori di sé e si chiese se lei avesse voglia di litigare. Gli venne istintivo stropicciarsi gli occhi dopo aver visto che cambiamento abissale aveva preso il viso di Axl nel momento esatto in cui si era girato. Lei lo fece abbassare un pochino, e gli sussurrò qualcosa all'orecchio che Doug non riuscì a cogliere.

Stava per lasciar cadere la bocca quando vide Axl prenderla per mano e tornare dentro, mentre lei cercava di seguire i suoi passi. Greta entrò per prima e si sentì osservata un'altra volta. Non appena Axl comparve al suo fianco tutti distolsero lo sguardo, intenti a non avere grane. Doug scosse la testa e rientrò, richiudendo la porta alle sue spalle.

Ognuno riprese il proprio posto, con la piccola differenza che ora, tra Axl ed il ragazzo riccio c'era Greta, un po' stretta. Discussero a lungo, parlando velocemente e lei capì a stento il discorso, perdendosi qualche parola che da bravi americani si mangiavano. Ogni tanto il discorso si animava un po', poi improvvisamente si calmava. Axl faceva scivolare su e giù la mano sulla gamba di Greta. Mai più in giù del ginocchio, mai oltre la fine del vestito blu. Lei si annoiava, lasciandoli parlare quell'americano stretto che non capiva quasi per niente, sbadigliando di tanto in tanto.

Cercò di osservarli ad uno ad uno, ma sembravano tutti persino più incasinati di Axl, mentre rabbiosi e rassegnati assentivano a quello che Axl gli imponeva a viva forza. Il biondone che si rigirava le bacchette tra le mani sembrava quello più propenso a cantargliene di santa ragione, ma Axl riusciva sempre a zittirlo con occhiate micidiali, che intimidivano pure Greta. Nessuno sembrava più aver voglia di discutere, tanto avrebbe sempre e comunque vinto Axl. Sentì un sussurro affianco a sé, quasi impercettibile e ci dovette rimuginare sopra per un po' prima di riuscire a capire quello che aveva detto il ragazzo che non sa allacciare i bottoni. "L'Ayatollah è tornato"

ART-AXL ROSE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora