Capitolo 14) Non ti facevo il tipo da pizzo rosa

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Collegate il mio corpo ad un qualsiasi apparecchio elettronico scarico, che per tutta la tensione che si è creata tra me e Roman sono sicura che avrò un effetto stile Shazam.

I suoi occhi sono fissi sulle mie labbra e sembra che il mio cervello se ne sia andato in vacanza alle Maldive.

Recupero un minimo di ragione e guardo altrove prima di prendere un lungo respiro per poi alleggerire l'aria.

"Allora...perché tu e Nick vi siete picchiati?"

Si ridesta dai suoi pensieri e sembra quasi confuso, come se ha capito che siamo sul pianeta Terra e che i suoi abitanti sono comunemente chiamati umani.

"Non ti riguarda"

Ferma le mie mani per poi allontanarmi e si avvia verso la porta, lasciando me confusa.

"Guarda che non ho finito con la medicazione"

"Non mi serve il tuo aiuto!"

"Beh scusami tanto se per una volta volevo fare qualcosa per te per sdebitarmi del passaggio di ieri"

"Ed è così che intendi sdebitarti? Io accetto solo pagamento in natura"

Mi sovrasta con la sua altezza e tenta di essere minaccioso come quella volta in cui mi ha baciato, ma stavolta no, non gli permetterò di potermi usare come una delle sue tante amiche come Olivia.

"Fanculo Smith , sei è sarai sempre uno stronzo"

"Credevi che sarei cambiato? Cresci Roxane"

"Ma cresci tu! Ti ostini a darti quest'aria da duro, quando in realtà so che non lo sei. Se hai dei problemi per conto tuo cerca di non sfogarti sulle persone che tentano di avvicinarsi, potresti ferirle!"

Gli lancio il rotolo di garza sul petto per poi scappare fuori. Sento gli occhi bruciare, ma non è certo questo il momento di mettersi a piangere per uno stupido come lui!

E io che pensavo...stupida,stupida, stupida! Devo stargli alla larga il più possibile prima che la situazione peggiori e la vedo dura dato che siamo costretti a lavorare da soli il pomeriggio.

Strofino con forza gli occhi prima di tornare in campo raggiungendo il coach.

"Piccola peste tutto bene? Smith?"

"Sono sicura che saprà cavarsela da solo"

Mi guarda prima di accarezzarmi la schiena come farebbe un nonno.

"Quel ragazzo dovrebbe sapersi approcciare meglio con le ragazze"

"Io per lui non lo sono"

Recupero un pallone per terra e sto per andare a centro campo quando mi sembra di sentire il coach parlare.

"A me non sembra"

Ma è stato un attimo perché quando mi volto mi sorride soltanto e credo che in fondo me lo sia immaginata . Scuoto la testa e inizio una serie di tiri cercando di ignorare quel fastidioso prurito al petto, all'altezza del cuore.

A fine allenamento, dopo una rapida doccia, mi dirigo verso la biblioteca sperando che stavolta San Gennaro mi faccia la grazia facendo venire a quel spilungone una sciort de panza, così da stare bloccato sul gabinetto fino a domani mattina, ma ovviamente quando entro la bibliotecaria mi fa subito cenno di non parlare, come se ci fosse un Predator pronto a sgozzarmi la gola.

"L'altro è già qui, non voglio sentire parlare"

Faccio un saluto militare e vado al tavolo occupato da Golia sedendomi al lato opposto al suo. Prendo uno dei fogli con l'elenco dei libri da controllare se sono stati restituiti e l'altro dove sono stati riportati il corridoio e lo scaffale per sistemarne altri.

Disaster of Love "L'amore non ha altezza" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora