Capitolo 11

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La consapevolezza di aver fatto la più gran puttanata di sempre vorticava, sibilava, sbatteva e ruggiva intrappolata come in gabbia tra le placche del suo cranio e avrebbe mentito se avesse detto che non sentiva la testa esplodere tra senso di colpa e l'effettiva pressione in aumento.

Prese a sfiorarsi distrattamente la pelle tesa delle tempie, sperando infantilmente di alleviare minimamente il dolore pulsante che gli vibrava tra gli occhi, ma realizzò senza troppa sorpresa che non sarebbe mai stato meglio.

Almeno finchè non avesse chiesto scusa a Micheal.

Micheal, che era scappato trascinando dietro di se il tintinnare vetroso dei cocci di un cuore distrutto da un gesto privo di tatto e rispetto, un colpo vibrato e affondato effettivamente dal suo migliore amico nel bel mezzo di un'anima rattoppata già troppe volte.

E si sentiva sempre più infame e sporco Luke tanto più ripensava all'accartocciarsi visibile ad occhio nudo delle spalle esili del chitarrista e all'improvvisa tempesta che s'era andata ad insediare nel verde prato delle iridi di Micheal, senza lasciar più spazio al morbido ondeggirare degli steli d'erba sotto al sole più brillante di sempre.

Cos'hai fatto Luke?

Un brivido saettò lungo la sua spina dorsale facendolo raggelare.

Sapendo soprattutto come reagisce ai tuoi sbalzi d'umore di merda...Bravo Luke!

Potè quasi sentire il distinto clapclap del suo subconscio ma non poteva che essere d'accordo con quella fastidiosa vocina che compriva sempre nei momenti meno opportuni.

Aveva distrutto Micheal con un solo gesto..

Lui, che sapeva quanto il rosso fosse fragile e insicuro sotto quell'aspetto tanto particolare del loro rapporto.

Lui, che già una volta lo aveva trovato in un brutto momento e lo aveva soccorso sotto l'ordine di un istinto sconosciuto.

- Flashback -

Perchè Ashton dovesse sempre insistere per fargli fare amicizia con i nuovi, proprio non lo sapeva.

Quando e se lo avesse mai scoperto se lo sarebbe fatto sicuramente tatuare addosso, per ricordarselo, ma fino ad allora avrebbe continuato a cedere sotto i desideri di vederlo socializzare del riccio.

Era per quel motivo che dopo il più estenuante pomeriggio della sua vita si trovava a suonare alla porta di un perfetto e stranissimo sconosciuto di cui non gli importava più di tanto.

Solo per Ashton 

Dopo aver spostato il dito dal campanello attese qualche minuto e poco prima di fregarsene, girare i tacchi ed andarsene, un cigolio annunciò che la porta era aperta.

Voltandosi col sorriso più finto del mondo osservò per la prima volta la mamma di quello che Ashton e Calum definivano il ragazzo per cui valeva di più la pena far amicizia.

"Come posso aiutarti?"

La voce dolce e appena sussurrata della signora Clifford era come miele colato e Luke non potè che pensare che di lei, Micheal non aveva proprio nulla.

I lunghi capelli biondi, i gentili occhi chiari appena allungati alle estremità che le conferivano un'aria quasi straniera rispetto a quella degli abitanti del quartiere e un bel colorito tipico della popolazione australiana.

Micheal invece, con i capelli di colori sempre diversi, gli occhi di un colore sicuramente chiaro ma confuso nella sua memoria e il pallore di chi neppure stando sotto il sole riuscirebbe a prendere mezzo tono in più gli parve la classica pecora nera, da evitare a qualunque costo.

Smoke on the water - Muke/LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora