Capitolo 14

624 48 20
                                    

Quando la porta di era aperta silenziosa al suo fianco, Micheal non si era neppure voltato.

Aveva sentito un singhiozzo prima ancora che il profumo frizzante di Luke lo raggiungesse e fu come se uno schiacciasassi passasse mille e mille volte ancora su cumuli infiniti di cocci di vetro.

Quante volte si poteva rompere un cuore prima che cedesse del tutto?

Micheal non lo sapeva.

Aveva spesso ignorato molte cose da quando aveva memoria.

Altre invece le aveva semplicemente accettate, senza troppe domande.

Una di queste era l'inspiegabile attrazione verso il biondino che ora stava immobile appena fuori dall'uscio.

Quando lo vedeva sentiva un brivido attanagliargli non solo le viscere, ma il corpo intero, come se non avesse le solite farfalle chiuse nello stomaco ma un intero esercito di formiche che marciava battagliero su e giù dall'esofago all'intestino.

Era un'eccitazione che spesso rasentava la nausea e che gli riempiva la mente ad ogni ora del giorno.

Le mani prudevano come se avesse dovuto prender a pugni qualcuno da un momento all'altro e la fame o qualunque altro bisogno passava così, semplicemente.

Sapeva che era qualcosa di così fottutamente grande da esser impossibile da contenere, ma Micheal era sempre stato un sognatore.

Oramai aveva visto così tante volte i suoi sogni andare in fumo da dover capire a priori quand'era tempo di fermarsi.

Eppure continuava ad aver fiducia e a frantumarsi contro la realtà perdendo ogni volta un frammento di se, che puntualmente non tornava mai.

L'autolesionismo non era sempre stato una costante nella sua vita.

Era arrivato sussurrando, in punta di piedi, come un vecchio amico pronto a mostrarti la strada per la salvezza.

Aveva afferrato quella mano e si era trovato catapultato lungo le pareti di un precipizio, troppo nudo e ripido perchè potesse trovare appigli.

Luke lo aveva scoperto, lo aveva salvato standogli accanto quando pensava non ci fosse altra soluzione se non mettere il punto a quella breve frase che rappresentava la misera vita di Micheal Gordon Clifford.

Poteva ricordare col sorriso sulle labbra le notti passate a chiacchierare con lui, ad innamorarsi piano piano e poi tutto d'un colpo, come quando ci si addormenta.

Sentiva ancora sulla pelle il tocco leggero delle stelle che aveva baciato all'apice della felicità e il sorriso caldo come il sole di Luke riempirgli le orecchie anche nelle notti più silenziose.

Poi era arrivato il tanto acclamato successo e con esso l'ansia era tornata, più terribile di prima.

Non poteva contare ancora su Luke.

Micheal era una nave con una falla immensa aperta sulla fiancata e poteva solo affondare.

L'unica cosa a cui ambiva era veder Lucas continuare a galleggiare felice e sicuro.

Se lui si fosse inabissato nessuno avrebbe sofferto.

No?

C'era un tempo in cui avrebbe risposto ad occhi chiusi a quella domanda, e lo aveva effettivamente fatto ogni volta che chiudeva gli occhi e si abbandonava al dolce abbraccio del Valium, mentre i lividi sbocciavano come rose attorno ai fori delle iniezioni e Luke cantava felice sotto la doccia.

Smoke on the water - Muke/LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora