Capitolo 11.

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EDITH POV'S

Al divolo Mills e le sue baggianate riguardante stupide case in mezzo a stupidi boschi, dico pensando la conversazione avuta poco prima, che non fa altro che aumentare ancora di più la presa sul volante della macchina facendo diventare le mie nocche bianche.
Pensa sul serio che io stia ai suoi giochetti da quattro soldi?
Pensa veramente di potermi illudere con le stelle, Biancaneve e tutte le sue storielle da favola fantastica?
"C'è da dire che quella sera non ti dispiaceva stare con lui."
Coscienza penso non sia il momento adatto di sputarmi in faccia la verità.
E in effetti perchè negare?
Ero stata anche troppo bene quella sera, quelle rare volte dove più che personaggio mi sono comportata da persona, più che fingere sono stata meno bugiarda e per bugiarda non intendo nel raccontare frottole ma nel non manomettere la mia persona dinanzi agli altri.
Ma ecco qui come mi aspettavo, se abbassi anche di un millimetro le difese le persone tendono a voler distruggere e sterminare quei piccoli spiragli di luce che rimangono in te, non posso permettermi di sbagliare non con Thomas Mills.
Assorta nei miei pensieri solo ora ricordo di aver lasciato Ivy nel bel mezzo di quella dannata festa.
Frettolosamente prendo il mio cellulare che fortunatamente avevo con me, cerco il numero in rubrica e la chiamo, passano pochi secondi di Bip quando finalmente mi risponde.
"Edith dove diavolo sei finita?" Chiede con un tono di voce preoccupata.
"Ehy succo di frutta domani ti spiego tutto, ma adesso mi trovo in macchina e sto venendo a prenderti." Dico cercando di sviare il discorso e staccare la chiamata anche perchè il rumore di sottofondo non mi permette di riuscire a sentire bene la sua voce.
"No tranquilla mi da uno straccio Rome"
"Rome?" Qui gatta ci cova.
"Si proprio adesso stava andando mi ha offerto un passaggio." Dice concludendo il discorso
"Sicura succo di frutta che torni intera a casa?" Ribbatto "Non vorrei lasciarti nelle grinfie di un lupo." Ironizzo.
"Tranquilla." Dice divertita "Piuttosto pensa al tuo di lupo."
Al diavolo il mio lupo penso tra me e me, più che lupo è un insetto da schiacciare.
"Allora ci sentiamo domani mattina."
"A domani." Faccio per staccare quando urla il mio nome "Edith!"
"Cosa Ivy cosa è successo?" Dico impaurita immaginando già mille catastrofi.
"Nulla volevo avvisarti che ho la tua borsa con me l'hai dimenticata sul divanetto, come al solito la tua testa viaggia fra le nuvole." Dice ormai esausta.
"Ecco perchè ti amo succo di frutta."
"Lecchina." Controbbate
"Notte amore mio." Dico sarcasticamente.
"Notte gioia."
Stacco la chiamata e butto il telefono sul sedile del passeggero.
Non so neanche se ho tutta questa voglia di tornare a casa, so perfettamente che stendermi su quel letto non fa altro che provocarmi continui attacchi, che stasera fortunatamente non ci sono stati.
Di colpo allora inizio a gironzolare per la città notando quasi tutti i locali ormai chiusi, le persone sono sempre le stesse, barboni che gironzolano alla ricerca di qualcosa per la notte, gruppi di ragazzi che fumano fra di loro, altri che semplicemente tornano sbronzi da qualche festicciola.
Non so perchè ma istintivamente il mio cuore mi porta di nuovo a quella casa nel bosco.
Cerco di ricordarmi la strada a più non posso, anche perchè la mia memoria non è ottima quando si tratta di memorizzazione.
Per fortuna grazie all'esistenza di cartelli stradali riesco a trovare le varie strade, completo il tragitto e mi fermo proprio difronte la casa.
Non so perchè sono voluta ritornare in questo luogo, eppure mi sento parte di esso.
Alzare lo sguardo in su e notare tutte le stelle che non sono coperte dalla luce artificiale, gli alberi che per quanto sono alti a momenti riescono a toccare il cielo, il vento freddo che batte continuamente sulla pelle, il terreno sottostante, il rumore della notte, sembra che tutto ciò mi appartenesse.
Appoggio meglio la testa sul sedile, stiracchio il mio corpo ormai stanco, chiudi gli occhi e cado in un sonno profondo.

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