THOMAS POV'S
Mi ritrovo nuovamente in una delle solite festicciole di Philip.
Steso su questo divano fra Colin il mio amico ormai ubriaco perso e una ragazza dai capelli neri anche lei ormai persa in fiumi di alcool.
Per quanto assurdo sembri mi annoio, mi annoio da morire soprattutto quando ho visto è provato queste situazioni quasi ogni giorno, col tempo inizi a capire che non puoi distrarti a lungo, non puoi vagabondare per andare alla ricerca della distrazione quando il vuoto lo senti dentro.
Arriva verso di me Rome con uno di quei capellini per bambini usati durante i compleanni e con una bottiglia di vodka in mano che alza continuamente fra la folla.
"Ehy amico vieni di là adesso giochiamo al gioco della bottiglia." Dice euforico, faccio cenno che non ho voglia di partecipare, questa volta passo.
"Andiamo amico ci divertiremo." Mi incinta Rome.
"Rome già so come andrà." Sbuffo.
"No che non lo sai è il gioco della bottiglia decide la bottiglia non noi." Puntualizza barcollante dal troppo alcool.
"Ah sul serio?" Rido alla sua affermazione.
"Recel bacierà con la lingua Logan,
Oliver farà il coglione con Isabella, così Poppy farà una delle sue solite scenate di gelosia, andrà via incazzata gli urlerà un 'vaffanculo' e poi scoperanno nel garage di Philip."
Ormai ho giocato talmente tante volte a questo gioco, che la bottiglia ha preso posto del giocatore.
"In effetti.." dice pensando alla mia affermazione "severo ma giusto." Si arrende infine.
Ovvio, ho sempre ragione.
"Egocentrico. "
Sentita troppo spesso questa parola coscienza.
"Uo uo sta vibrando la stanza." Dice iniziando a fare movenze strane con il suo corpo.
"Cosa?"
"Non senti vibrazioni in tutto il corpo?" Chiede come se fosse la cosa più normale.
"No Rome penso che la vodka ti stia dando vibrazioni al cervello." Lo guardo stralunto.
"Non sono pazzo." Ribadisce, cerco di guardarmi attorno e mettere a fuoco "queste vibrazioni " quando noto il suo cellulare illuminato che traspare luce attraverso il pantalone bianco.
"Genio delle vibrazioni qualcuno ti sta chiamando." Porto una mano in fronte ormai frustato dai suoi pensieri strambi.
"Ohh certo." Sfila il suo cellulare dalla tasca "Ah è un messaggio da parte di Edith."
Come?
Cosa?
Ha detto Edith?
Oddio la tua amata!
Taci stupida coscienza.
"Edith?" Dico balzando dal divano con voce quasi troppo seria.
Che cazzo vuol dire Edith?
Parlano da quanto tempo?
Si stanno frequentando?
Mille pensieri mi balenano nella testa.
"Ehy amico calma."
"Sono calmo." Controbbatto.
"Sembra che ti abbiano sborsato 1000€ dopo una partita a poker." Dice ridendo.
Lui e le sue stupide metafore, ma da dove le prende? Da qualche libro chiamato "Metaforicamente stupido"?Ritorno al punto di partenza, anche perchè mi sto perdendo in discorsi futili.
"Allora Edith?"
"Nulla, durante l'ora di psicologia ha dimenticato un'agenda nera sul banco, l'ho contatta per dirgli che l'aveva dimenticato sotto al banco."
"Scusa non puoi dargliela domani quest'agenda?" Dico interdetto, insomma sarà uno stupido quadernino con qualche appunto scolastico.
"Non so ha insistito tanto per venirselo a prendere." Fa spalluce. "Infine mi sono offerto stesso io di portarglielo."
Non so se sentire la testa che mi dice di fermarmi, ma una parte di essa mi spinge a farlo.
"Rome" lo richiamo.
"Si?"
"Hai con te quest'agenda?" Chiedo schietto.
"Si con me in macchina, perché ?" Dice guardandomi stralunato dalla mia richiesta.
"Porterò io ad Edith l'agenda."
"Vuoi vedere la ragazza dai capelli biondi?" Chiede in maniera provocatoria.
"Dai coglione non ho nulla di meglio da fare in questa stupida festa andrò da lei almeno durante il tragitto prenderò una boccata d'aria."
"FALSO È BUGIARDO MILLS FALSO È BUGIARDO. "
Taci te.
"Prendi le chiavi." Le lancia da lontano.
"Ma dove cazzo abita??" Chiedo rendendomi conto di non avere una meta precisa.
"A Downtown."
"A più tardi." Dico salutando da lontano.
"Mi raccomando non la scopare come tutte, lei merita di più."
Non so se abbia detto ciò perchè l'acool è arrivato fin dentro ai neuroni, oppure perchè per la prima volta apprezza un ragazza.
Finalmente fuggo velocemente da quella festa odiosa, salto in macchina e vado verso il quartiere indicato da Rome.
Mentre cerco di rimaneggiare lo specchietto retrovisore, noto dietro nei sedili posteriori l'agenda di cui parlava il mio migliore amico.
La prendo fra le mani e attentamente inizio ad osservarla, ha uno sfondo completamente nero composto da mille stickers colorati.
Mi ricordano molto quelli che avevo da bambino sui diari di scuola e scambiavo con i miei compagni di classe, subito un ghigno spunta sulle mie labbra vedendo quei adesivi colorati rosa, verdi e gialli con unicorni e stelle glitterate.
È strano.
Non per questi adesivi da bambina delle elementari, ma perchè è un controsenso questo oggetto tanto quanto lei.
Uno sfondo nero così cupo con tutte queste decorazioni colorate che ti fanno venire voglia di metterne altre centro.
Perché non prendere direttamente un'agenda colorata?
Perché colorare su una superficie così scura?
Nell'arte il pittore Jason Pollok direbbe..
'Dipingere è azione di autoscoperta. Ogni buon artista dipinge ciò che è.'
L'agenda in questo momento rappresenta i suoi quadri.
Uno tela completamente nera con schizzi di colore ovunque.
L'Action painting un momento dialettico tra creazione e distruzione in cui l'opera ne rappresenta il risultato ma contemporaneamente l'intero processo.
La voglia di leggere questo diario si espande sempre di più in me, ma non posso, non appartiene a me.
E per quanto strano sembri sento che questo quadernino e qualcosa di importante per lei, non è un semplice diario dei segreti come direbbe chiunque.
Vengo distratto dai miei pensieri quando mi rendo conto di essere arrivato a Downtown, uno dei quartieri più famosi di Nashville.
Messaggio Rome che mi manda il numero di Edith.
Compongo il suo numero e subito tre bip precedono e aumentano l'ansia in quest'attesa asfissiante.
"Pronto." Dice con voce impastata dal sonno, suppongo stesse dormendo.
"Ma dai sono le quattro del mattino."
"Pronto Edith."
"Chi sei?" Chiede subito cercando di capire la mia voce.
"Uno sconosciuto." Mento volendo mantenere questo gioco.
"Mills che diavolo vuoi a quest'ora?"
OKKEY COME NON DETTO.
"Ehy Barnes il mio animo da gentil uomo ti sta facendo un favore è tu ti comporti in questa maniera arrogante." Dico facendo il finto offesso.
"Mills l'unico favore che puoi fare tu e il tuo animo da gentil uomo a quest'ora è andare a fanculo e farmi dormire."
Dimentico la finezza e la dolcezza di questa ragazza.
"Oh è il diario non lo vuoi indietro?" Chiedo sarcastico, scorrono secondi di silenzio dove questa volta non udisco il suo tono da stronza che di solito subito controbbate o precede ogni mia risposta.
"Doveva venire Rome. " dice seria.
"Mi sono offerto io di portarlo."
"Dove sei?" Chiede frettolosamente.
"Fermo in un viale del quartiere senza sapere la direzione verso casa tua."
"Vieni verso il parco e fermati vicino la fontanella. " Indica.
"Arrivo."
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SUN IN OUR EYES.
RomanceEdith Barnes è una giovane ragazza diciottenne che vive con la sua famiglia in una piccola casa nel Nashville. Occhi azzurri come il ghiacco e capelli chiari come i raggi del sole il suo aspetto contrasta con il suo carattere forte e grintoso, felic...