THOMAS POV'S.
Direi che il tempo oggi è più minaccioso del solito è la cosa non fa che infastidirmi anche perchè durante i temporali le strade qui a Nashville sono deserte.
Mi ritrovo in macchina con una canzone alla radio a me sconosciuta e una sigaretta che sembra non finire mai, per quanto lentamente io stia fumando.
Sono appena stato a casa di mio cugino Philip per parlare del prossimo festino che vorrebbe organizzare in assenza dei suoi, come ogni volta in queste occasioni chiama me come se ormai fossi diventato il suo party Planner personale, anche se l'unica cosa che faccio e quella di provvedere a fiumi di alcool e scegliere il tipo di musica.
So perfettamente che per la sua festa di compleanno più che festino inviterà mezza città e conoscendo Philip non si farà bastare neanche tutto l'alcool di questo mondo.
In effetti ripensando alle mille festicciole e i numerosi guai combinati insieme, molte volte le cose non sono andate a buon fine quindi in quest'occasione cercherò almeno di prevenire le varie situazioni, o almeno non dovermi ritrovare nuovamente la polizia di prima mattina.
Vengo distratto dai miei pensieri quando improvvisamente piccole gocce iniziano a colpire il parabrezza della mia auto, e come mio solito maledico questo tempaccio.
Mentre guido tranquillamente in compagnia della mia adorata sigaretta da lontano riesco a scorgere una ragazza bionda che con la lentezza di un bradipo che cammina sotto l'irruente tempesta, come se quelle gocce non la sfiorassero minimamente.
È avvolta in una maglione blu notte che le fa da vestitino e riesco a scorgere degli anfibi neri ormai fradici.
Mi affianco lentamente al marciapiede mentre lei vagabonda a testa bassa assorta nei suoi pensieri, quando riesco a scorgere meglio i linementi del viso e vedere chi fosse la ragazza in questione, frettolosamente controllo la tasca dei miei pantaloni come se potesse rubarmi nuovamente l'accendino da un momento all'altro.
E la pazza ruba panini che si sta bagnando sotto la pioggia come un pulcino.
Non so se fermarmi e offrirle un passaggio dopo essersi comportata da isterica fuori il cortile della scuola e aver buttato l'accendino di mio padre come un frisbee, ma essendo un bravo ragazzo il mio gentil cuore mi incinta a farlo.
Mi avvicino a lei con la macchina e in un attimo prima che potessi aprir bocca si gira di scatto, come se sapesse che qualcuno la stesse osservando.
"Pazza ruba panini sali oppure domani ti ritrovo a scuola raffreddata?" Magari non è l'approccio migliore ma ehy nonostante si comporti da stronza le sto offrendo un passaggio.
"Mills preferisco bagnarmi come una cogliona sotto la pioggia che salire in macchina con te." Risponde acida.
"Oh beh Barnes non penso sia questo il modo di rispondere ad un giovincello che ti offre il suo aiuto. " dico ironicamente.
"Di al giovincello che può andarsi a fottere."
Penso che odio questa ragazza più di quanto pensassi.
"Okkey Barnes dopo avermi mandato a fanculo ora sali su questa macchina?"
"Non salgo nelle macchine degli sconosciuti." mi guarda in malo modo mentre continua a camminare sul marciapiede.
"Ma io non sono uno sconosciuto, sono il ragazzo a cui hai lanciato l'accendino senza chiedere scusa."
"Bene scusa ora puoi andare." Dice cercando in tutti i modi di portarmi alla larga.
"Barnes mi dispiacerebbe vederti morente con la febbre a quaranta."
Maledico me stesso in venti lingue diverse anche perchè sto perdendo tempo dietro questa pazza, ma per quanto non la sopporti mi è difficile ignorarla.
"Preferisco una febbre che salire sulle quella macchina."
"Okkey l'hai voluto tu."
Con uno scatto apro la portiera dell'auto scendo e in un colpo solo corico Edith come un sacco di patate sulle mie spalle, inizia a dimenarsi a più non posso come se potesse scappare dalla mia presa ferrea.
"Maniaco del cazzo mettimi giù." Urla dandomi pugni dietro la schiena.
"Questo è sequestro di persona Mills mettimi giù." Continua a lamentarsi.
Apro la portiera sulla destra e in un attimo la infilo in macchina.
Mi fiondo velocemente anch'io e metto in moto prima che potesse scendere.
"Ma sei impazzito per caso?" Gesticola arrabbiata.
"Mi aspettavo un Oh grazie Thomas sei così dolce per avermi salvato da un diluvio." Imito la sua voce.
"Questa dovrebbe essere la mia voce?" Mi guarda interdetta.
"Cerco di imitare la voce di voi ragazze."
"Io non sono una ragazza." Risponde schietta.
"Ah no e cosa sei?"
"Una che a momenti ti spaccherà il naso." Sorride falsamente.
"Oh andiamo Barnes sei davvero così fastidiosa."
"E tu sei un maniaco." Si gira dall'altra parte verso il finestrino.
"Un maniaco che ti ha salvato."
"Manco stessi morendo. " fa spallucce.
"Pur sempre ti ho salvato nonostante hai mandato a fanculo il mio accendino."
"La prossima volta chiami nebrotica qualcun'altra."
Non pensavo potesse darle così fastidio una semplice parola.
"Come puoi definire una ragazza che ruba panini alle persone?"
"Affamata Mills affamata."
"Io direi pazza." Dico maracando per bene l'ultima parola.
"E tu sei un maniaco." controbbatte.
"Oddio ma puoi tacere per almeno qualche secondo." Dico ormai frustato
"Hey depravato sei tu quello che in classe a malapena riesce a parlare o dire una frase di senso compiuto, mentre adesso ti sei rivelato per quello che sei."
"Ossia?" Chiedo interdetto?
"Un maniaco."
Ribadisce girandosi nuovamente verso il finestrino.
In questo momento riesco a notare molto meglio i lineamenti soavi che compongono il suo viso, le labbra carnose sembrano disegnate in maniera perfetta, il suo incarnato olivastro le sue mani che nonostante il freddo sembrano morbide e lisce come la seta, riesco a notare anche i suoi capelli oramai bagnati dalla pioggia e in questo momento rappresenta a pieno la poesia di D'Annunzio che racconta della sua amata 'Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; '
Più la osservo è più mi rendo conto di quanto dannatamente sia bella nonostante il suo fisico minuto e a dir poco perfetta.
"Grazie Mills so di essere stupenda non c'è bisogno di mangiarmi con gli occhi." Si volta in maniera sfacciata guardandomi con il suo solito sorrisino da stronza.
"Ah?"
"Mi sento osservata la puoi smettere?"
Mi riprendo dal mio stato di trans "ammira la ruba panini" e la rispondo.
"Guardavo i tuoi capelli ormai conciati in uno stato a dir poco pietoso." Dico cercando di sviare la cosa.
"Te invece con quel ciuffo sembri Jonny Bravo."
"Pazza ruba panini non parlare dei miei capelli a dir poco perfetti." La minaccio puntandogli un dito contro.
"Certo che il narcisismo e l'egocentrismo fanno parte di te." Ironizza.
"Dimenticavo l'acidità e la pazzia in te hanno preso il sopravvento." Ghigno.
"Meglio pazza che un depravato che ruba le persone."
"Io attendo ancora il mio 'Grazie Thomas'.'
"Allora Topolino mettiti comodo e attendi questo fantastico momento." Abbozza nuovamente in uno dei suoi soliti sorrisini sarcastici.
"Topolino che razza di nome è?" Sbotto.
"Tu mi chiami ruba panini io che dovrei dire." Si giustifica.
Continuo a guardare la strada fissa dinanzi a me, sfinito dai mille battibecchi con la pazza di fianco.
Guardo l'orario sul gps e solo ora mi rendo conto che sono passati dieci minuti e cristo per quanto assurdo pare, sembrano i dieci minuti più lunghi della mia vita, soprattuto quando hai a che fare con acidità e sfacciataggine racchiusa in una sola persona.
Eppure a guardarla non si direbbe, ho avuto modo di osservarla in classe e nonostante in compagnia di persone si ritrova parecchie volte a fissare il vuoto con i suoi occhi azzurri che guardano un punto fisso senza battere ciglio, tuttavia i suoi sguardi mi danno l'impressione di chi stesse nascondendo qualcosa, qualcosa di grande, di forte.
Noto davanti a me che oramai una lunga fila di auto ha invaso la strada così facendo adesso mi trovo anche bloccato nel traffico.
"Pioggia di merda." Sbatto le mani contro il volante frustato dal tempaccio.
"Cos'hai contro la pioggia?" Chiede guardandomi di cipiglio.
"Odio la pioggia."
"Invece a me piace." Si gira guardando le gocce sul paraurti che lentamente battano contro il vetro.
"Perchè ti piace?"
"Non so la pioggia mi rappresenta." Dice continuano a guardare le gocce con il suo solito sorriso e le fossette che sbucano da sopra le sue guance rosee.
"Ossia?"
"Ti e mai capitato di camminare sotto la pioggia?" Questa volta si gira scrutandomi attentamente come se mi volesse studiare.
"No anche perchè la maggior parte delle volte mi ritrovo in macchina o in un bar aspettando passi." Rispondo nella maniera più logica possibile.
"Allora non hai mai provato cos'è la libertà. "
"Come?" Chiedo interdetto dalla sua affermazione.
"La pioggia libera.
Libera da ogni pensiero ogni preoccupazione. "
"Come possono due gocce d'acqua farti sentire libero?"
"Come può allora una sigaretta farti sentire meglio?" Chiede posando l'attenzione con i suoi occhi azzuri su di me.
"Tu cosa ne sai di come mi può far sentire una sigaretta?" Perché questa domanda cos'ha a che fare con la pioggia? Eppure lei non ha mai avuto modo di poter fumare con me, la maggior parte delle volte mi ritrovo da solo con una sigaretta in mano e una birra, Edith come può sapere che quando fumo mi sento diverso?
"Allora perche fumi?"
"Perche la sigaretta calma, e come un qualcosa che allieva la rabbia."
"Secondo te del fumo può farti sentire libero?" Chiede questa volta in maniera curiosa, come se attraverso una semplice domanda potesse scoprire un qualcosa.
"Il senso di rilassamento che abbiamo quando fumiamo è dato dalla nicotina, e solo una dipendenza psicologica."
"Quindi vorresti dirmi che la sigaretta non libera i tuoi pensieri?"
"La pioggia libera i tuoi pensieri per sempre?"
Questa volta non mi risponde piuttosto mi scruta sempre con quei occhi color ghiaccio, che solo a vederli gelano i miei pensieri e mi impediscono di dire frasi di senso compiuto, come se a momenti perdessi la parola.
Perchè mi ha chiesto della sigaretta? Lei che ne sapeva di come potesse farmi sentire una sigaretta?
Perchè e così strana.
"Oddio." Grida improvvisamente come se avesse appena visto un fantasma, mi giro di scatto pensando fosse successo qualcosa anche perchè ero troppo assorto nei miei pensieri.
"Cosa c'è? Cosa hai visto?" Chiedo impaurito.
"La canzone dei Pink Floyd." Di scatto si avvicina alla radio alzando il volume al massimo.
"Tu sei pazza mi hai fatto prendere un colpo." Mi porto una mano al petto dopo aver avuto un breve infarto per quanto forte ha urlato.
"Dai Mills esagerato canta con me." Inzia a muoversi fingendo che in mano abbia un microfono e canta a ritmo di musica.
"There is no pain, you are receding
A distant ship smoke on the horizon
You are only coming through in waves
Your lips move but I can't hear what you re saying."
"È una canzone orribile." Dico con area di disgusto, insomma chi diavolo ascolta i Pink Floyd?
"Tu sei orribile Mills."
"A me non piace." Dico schietto.
"Ascolta le parole." Mi suggerisce mentre continua a dimenarsi a suon di musica sul ritornello.
Non c’è alcun dolore, ti stai allontanando
Una nave distante, fumo all’orizzonte.
Stai solo attraversando le onde
Le tue labbra si muovono ma non riesco a sentire cosa dici.
"Di cosa sta parlando?" Chiedo incuriosito dopo aver ascoltato le parole che componevano la canzone.
"Pink immagina di farsi medicare da un dottore prima dello spettacolo, il dottore gli dice di avere la cura per guarirlo con una piccola puntura, dopodiché inzia ad avere una strana sensazione come una nave tra le onde mentre si allontana dalla realtà quindi incapace di sentire anche la voce del medico, capisce di sentirsi allo stesso modo ogni giorno, ma di non sapersi esprimere a pieno o come vorebbe, la canzone finisce con il medico che lo rassicura che può iniziare lo spettacolo."
"Perchè Pink dovrebbe parlare di un dottore e di come si sia sentito in quel momento?" Chiedo totalmente preso dal suo racconto.
"Perchè in realtà e lo stesso Pink, che prende una sostanza allucinogena per sfuggire dalla realtà."
"Cristo." Riesco solo a dire una parola.
Anche perchè ero talmente preso dal suo racconto che metabolizzare la risposta mi era impossibile, soprattuto nell'arco di pochi secondi penso che questa canzone sia diventata la descrizione di me stesso, e per quanto mi è difficile ammetterlo Edith in un attimo mi ha fatto cambiare opinione su una banale canzone, quando nessuno riesci a farmi cambiare anche solo un minimo pensiero.
"E quello che ho detto anch'io conosciuta la storia. " Dice infine ridendo alla mia affermazione.
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SUN IN OUR EYES.
Lãng mạnEdith Barnes è una giovane ragazza diciottenne che vive con la sua famiglia in una piccola casa nel Nashville. Occhi azzurri come il ghiacco e capelli chiari come i raggi del sole il suo aspetto contrasta con il suo carattere forte e grintoso, felic...