Passo velocemente fra tutta la marmaglia di persone presente nei corridoi della scuola.
Il mio corpo richiede d'urgenza nicotina da far circolare nei miei polmoni, e bisogno di fumare una sigaretta nella quiete più totale.
Oggi più che la luna storta ho tutto il sistema solare capovolto.
Stamane ero in netto ritardo, mi si è rovesciato il caffè addosso, fortuna non era bollente, e come se non bastasse ho dimenticato il quaderno di fisica a casa, non potendo mostrare al professore Ruth gli esercizi svolti, concludendo con un bel due nei miei voti sicuramente non eccelsi.
Come se non bastasse rivedere Ivy non ha migliorato il mio pessimo umore, da quel giorno in ospedale non ci siamo rivolte più parola e in classe non mi ha degnato di uno sguardo, sedendosi vicino a quella pazza di Lizzie soprannominata da me Cornflakes, siccome costantemente mangia stupidi cereali al miele durante le ore scolastiche, sembra un piccione con quella busta in mano stracolma di zucchero.
Vengo distratta dai miei pensieri quando sento Victoria sghignazzare vicino a qualcuno.
"Ascoltami bene bigotta se non completi i miei compiti di matematica entro domani mattina spiffererò in giro a tutti il tuo segreto." Ghigna " E tu non vuoi questo vero?" Dice infine con voce rauca avvicinandosi al viso di Stefany.
"Ma-ma Victoria sono davvero tanti co-compiti non finiró mai in tempo." Afferma impaurita.
"A me non interessa un cazzo tu devi farlo e basta ci siamo intesi?"
Le cagnoline vicino a lei iniziano a ridere compiaciute, emanando una sonora risata alquanto fastidiosa per le mie orecchie.
Certo facile prendere voti alti minacciando gli studenti più bravi della scuola.
Stefany è davvero brava in matematica tanto da vincere per la quinta volta a anche quest'anno il campionato consecutivo delle olimpiadi di matematica.
Più volte mi sono chiesta di cosa sia composta la sua mente per ricordarsi le formule matematiche come un computer.
'Okkey Edith mantieni la calma, passa e non guardare, passa e non guardare.'
ripeto fra me e me.
"Ti prego corri prima che scoppi una guerra. "
Coscienza questa volta mi farò i cazzi miei, non strapperó quei capelli finti a Victoria.
Vado verso il mio armadietto oltrepassando le serpi quando sento uno schiaffo colpire la guancia di Stefany.
"Oh no no frena Piccola Edith frena."
In un attimo tutta la rabbia che avevo cercato di contenere in quel momento esplode come un vulcano in eruzione, a passo spedito vado verso la barbie rifatta cercando di non staccarle una gamba.
"Victoria togli subito le tue luride mani da qui." Digrigno a pugni stretti.
"Oh ma guarda la piccola bigotta ha la sua salvatrice." dice con fare teatrale.
"Oh ma guarda la piccola Victoria ancora non è esplosa per tutto quel silicone." Sputo acidamente, noto che la faccia della bionda ossigenata da soddisfatta passa ad incazzata.
"Non metterti contro di me Smith." Minaccia.
Certo che chiamarmi per cognome è un vizio.
"Altrimenti cosa farai?" Chiedo in segno di sfida. "Andrai dal tuo caro paparino per lamentarti?"
Riesco a vedere i suoi occhi quasi contorcersi dalla rabbia.
"Tu mia cara Smith.." ma non fa in tempo a concludere la frase che subito la fermo.
"Me la pagherai cara e bla bla bla .." la imito "Andiamo Victoria è tutto qui quello che sai fare davvero?" Dico annoiata.
Guarda le sue cagnoline come per chiedere aiuto.
"Forza andiamo rimbambite che fate ferme, non vi pago per nulla." Le guarda in modo cagnesco.
Addirittura per avere due amiche robot le paga? Certo che al disagio non c'è fine.
Noto le due bamboline che lentamente si avvicinano a me con fare minaccioso.
I miei capelli vengono tirati dalla bambolina bruna.
"No Lasciatela stare." grida Stefany che fino ad allora era rimasta a singhiozzare impaurita.
In un attimo cerco di liberarmi dalla lieve presa della bruna, anche perché noto che la sua corporatura non reggerebbe un ramoscello, ma le mie mani vengono bloccate da Victoria e la bambolina rossa.
"Giuro che vi ammazzo." Inizio a ringhiare.
"Oh taci mia cara adesso ne vedremo delle belle." Ghigna maliziosamente.
"Il primo di voi che si avvicina farà la sua stessa fine." Minaccia tutti i ragazzi attorno che osservano la scena attentamente.
Certo che sono proprio dei coglioni e fifoni.
Sento il sangue ribollire in testa, e la mia mente in questo momento immagina solo una scena di rewstling dove io violentemente strattono Victoria.
Cerco di staccarmi dalla presa di queste tre arpie quando tutto a un tratto una mano afferra il mio braccio trascinandomi a se, andando a sbattere contro il suo petto massiccio tanto da poter sentire il profumo pungente di narciso, che riconoscerei ovunque.
"Victoria spiegami che cazzo stai facendo?" Grida Thomas tanto da farmi sussultare.
"Cos'è adesso proteggi questa stronza?" Mi indica.
Almeno il suo 'stronza' lo prendo come un complimento.
"Thomas davvero lascia stare.." cerco di tirarlo a me così da evitare spettacoli del genere dinanzi tutta la scuola, ma non mi ascolta piuttosto rimane inerme con uno sguardo da brivido sulla bambola ossigenata.
"Avvicinati di nuovo a lei, torcile un solo capello e giuro che mi vendicherò." Grigna fra i denti guardandola dritto negli occhi, come se la stesse avvertendo su un qualcosa in particolare, ma nascosto a tutti.
Victoria non proferisce parola , ma deglutisce fortemente sotto lo sguardo di Thomas.
Lui afferra la mia mano e in un attimo mi trascina con se, sotto lo sguardo attento di tutti, arriviamo in un'aula vuota di scienze.
"Non dovevi." Dico in maniera neutra, anche perché non avevo bisogno del suo aiuto.
"Si certo a momenti ti avremmo ritrovata con un occhio nero.."
Taci te.
"Tre contro uno, non penso ne saresti uscita viva." Dice in maniera nervosa.
"Sicuramente me la sarei cavata benissimamente da sola."
Ed è la verità, cos'è adesso vuole fare l'eroe di turno?
"Certo che hai una bella faccia tosta." Ghigna.
Quel ghigno, cristo quel ghigno mi farà uscire pazza prima o poi.
"E tu sei un bel coglione."
"Dimenticavo il tuo modo di ringraziare." Alza gli occhi al cielo.
"Almeno ho aggiunto l'aggettivo bello."
"Certo perché lo sono." Dice sicuro di se.
"Ti prego Topolino prima che diventi un ragazzetto egocentrico in prenda all'ormone, andrò a prendermi un caffè." Sperando che non si rovesci nuovamente.
Ma ovviamente la tranquillità oggi non è dalla mia parte ed il coglione mi si para davanti la porta.
"Thomas levati."
"Sai quale sarà la mia risposta?"
Ma cos'è stiamo giocando ad 'indovina chi' ed io non lo sapevo?
"Certo." Annuisco "Butterai petali di rose rosse mentre come un maggiordomo mi farai uscire da questa classe fino a farmi arrivare tranquillamente alla maledetta caffetteria della scuola." Abbozzo in un sorriso finto.
"Io invece avevo pensato.." dice avvicinandosi lentamente a me fino ad arrivare vicino al mio viso "di accompagnare la principessa a prendere il suo caffè in compagnia del suo amato principe." Ironizza con voce rauca.
Rimango fissa a guardarlo, i miei occhi scrutano attentamente ogni centimetro della sua pelle, quei piccoli nei invisibili che visti da vicino rendono i suoi lineamenti a dir poco perfetti, la sua mano lentamente si posa sul mio viso fino ad accarezzare la mia guancia che spontaneamente si lascia travolgere da quel tocco.
"Non sei bravo con le storie."
"E tu non sei brava a mentire."
Rimango quasi inerme davanti le sue risposte, sempre così furtive, complicate sempre troppo pronte.
Non so a che gioco stia giocando ma sento che inconsciamente sto giocando anch'io.
"Perché sei così maledettamente stronza?" dice attirandomi per il fianco a se, riesco a sentire nuovamente quel profumo di narciso che invade le mie narici.
Sensazioni strane iniziano a pervadere il mio corpo.
"Perchè non mi lasci stare?"
"Mi è difficile con te."
"Con ciò nessuno ti obbliga a trascinarmi in qualsiasi luogo a tuo piacimento." Sputo acida.
"Ecco perché mi è difficile."
"Cosa intendi?"
"Il tuo essere così,
così menefreghista
così difficile
porta il mio istinto a giocare ancora di più."
Ecco cos'è per lui un gioco, uno stupido gioco.
"Thomas se il tuo uccello ha voglia di scopare che si trovi un altro nido."
Ride alla mia affermazione, tanto da divertirlo ogni volta con le mie risposte.
"Guarda che il mio corpo non si rifiuta di accettare una come te."
"Una come me?" Dico guardandolo di cipiglio.
"Si una come te, sei così stronza anche quando scopi?" Chiede divertito
Ma a che gioco sta giocando? Pensa davvero di potermi eccitare con due parole da 'il cattivo ragazzo della situazione.'
"Sai cos'è? " dico avvicinandomi di più a lui "che non lo saprai mai" sussurro al suo orecchio.
Sento la sua mano stringere ancora di più il mio fianco, istintivamente poggia le sue labbra sull'incavo tra il collo e la spalla e delicatamente inizia a baciare la mia pelle scoperta delineando punti indefiniti, spontaneamente butto la testa all'indietro al tocco di quelle labbra così dolci e morbide, percepisco il tremolio del mio corpo, l'adrenalina che si riaccende ed il cuore che emana il triplo dei normali battiti al minuto.
Le sue mani che lentamente si infilano al di sotto della mia maglietta toccando la mia schiena scoperta.
Cerco di riprendermi dal gioco nella quale vuole vincere, dalla lista nella quale mi vuole aggiungere e in un attimo violentemente mi stacco dalla sua presa.
Prendo velocemente il mio zaino ed esco dall'aula a passo spedito, correndo sempre di più.
Arrivo vicino ad un muretto e inizio a respirare con pesantezza, sentendo il mio cuore battere all'impazzata.
Apro il mio zaino sfilando dalla tasca posteriore il mio cofanetto arancione, estraggo una pillola e la ingurgito all'istante.
Per la prima volta sento che nessuna medicina può calmare il mio corpo, non è colpa della malattia, la colpa questa volta è del mio cuore.
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SUN IN OUR EYES.
RomanceEdith Barnes è una giovane ragazza diciottenne che vive con la sua famiglia in una piccola casa nel Nashville. Occhi azzurri come il ghiacco e capelli chiari come i raggi del sole il suo aspetto contrasta con il suo carattere forte e grintoso, felic...