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Era da giorni che non andavo ad allenarmi in palestra né con Veles né con nessun'altro

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Era da giorni che non andavo ad allenarmi in palestra né con Veles né con nessun'altro.

Preferivo rimanermene rintanata in camera anziché mettere naso fuori da quella cupola di vetro e rischiare di incrociare per sbaglio il Dio della manipolazione.

Non avevo alcuna intenzione di vederlo.

Anzi, ad essere precisa, non volevo vedere nessuno.

Per questo motivo, mi ritrovavo ancora a domandarmi come avessi fatto a farmi convincere da Vanya ad uscire fuori dalla mia stanza per prendere una boccata d'aria fresca in giardino.

Era stata così persuasiva che non ho potuto resistere alla tentazione di dirle di si.

Fortunatamente, per quel giorno, la neve aveva deciso di dare un po' di tregua a noi poveri Aracieliani e di non far cadere i suoi fiocchi gelati sui nostri prati incontaminati.

C'erano i raggi del sole ad illuminare la nostra Stella Pianeta e, seppur non fossero caldi come quelli della Stella Primaverile o della Stella Estiva, dovevo ammettere che erano piacevolmente tiepidi.

Si avvertiva nell'aria che, tra un paio di mesi, sarebbe tornata a farci visita la primavera che, in men che non si dica, avrebbe sciolto tutto il ghiaccio e la neve dell'anno stellare precedente.

«Sei pronta?» domandò Vanya dall'altra parte della stanza, mentre io ero intenta ad allacciarmi il nastro blu intorno alla vita sottile.

«Quasi» risposi, guardando il mio riflesso allo specchio.

Quel giorno avevo deciso di legarmi i capelli in una morbida e spessa treccia violacea che mi ricadeva sulla schiena, coperta interamente dalla stoffa blu notte dell'abito che avevo scelto di indossare per quel giorno.

Non era nulla di particolare, anche perché odiavo le cose troppo elaborate, era un semplice vestito che, come unico dettaglio di rilievo aveva il nastro, che mi stavo legando in vita, con una serie di gemme bianche incastonate.

Terminato di farmi il fiocco dietro la schiena e mi infilai prontamente le scarpe bianche con il tacco, dopodiché, uscii fuori dal bagno della mia stanza e subito incrociai gli occhi verde chiaro della mia migliore amica, nonché la futura moglie di mio fratello.

Se l'avevo sempre considerata come una sorella, prima o poi, in un certo senso, lo sarebbe diventata per davvero se avesse convolato a nozze con Zaedyn.

Sorrisi a quel pensiero.

Mi sarei sentita ancora più unita a lei da un legame destinato a durare nel tempo.

Mi sorride dolcemente. Il suo viso pallido e fine era circondato da una serie di ciocche biondo chiaro che, man mano, le ricadevano sulle spalle. «Finalmente» disse. «Iniziavo a dubitare che saresti rimasta chiusa in bagno pur di non dover uscire fuori da questa stanza.»

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora