.𝟛𝟡. (𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖 𝟚/𝟛)

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(...continua...)

Scossi il capo.

Non riuscivo ancora ad accettare la realtà e, pronunciare ciò che era accaduto alla ragazza che amavo, mi risultava del tutto impossibile.

Inara strinse il tessuto leggero della sua vestaglia nelle sue mani quasi tremanti per la rabbia di essere stata manipolata da veri e propri mostri. «Me lo hai già chiesto un numero infinito di volte ma la risposta è stata sempre quella, Veles...»

Strinsi con ancora più forza i pugni che tenevo stretti lungo i fianchi. «È una richiesta che ti porgerò fin quando avrò ancora fiato in corpo o fin quando non riavrò nuovamente Astraea al mio fianco» persino la mia voce sembrava estranea alle mie stesse orecchie mentre parlavo con l'Eterna.

Lei mi guardò di sottecchi e, subito dopo, sospirò. «Non ti ucciderò, divinità, così come non posso mostrarti l'anima di Astraea e così come non posso trasformarla in Anima Oscura.»

«Perché?»

«Te l'ho già spiegato il motivo.»

«Ripetimelo.»

La vidi scuotere il capo nell'ombra di quel salotto nel quale era rimasta. «Ho provato ad evocare la sua anima e questo lo sai perfettamente, tuttavia, non vi era il suo spirito tra quello dei defunti. Sembra che Lacrime del Fato Oscuro si sia trattenuto la sua anima e si stia cibando di essa fin quando questa non sarà completamente dissolta nel nulla. Non posso mostrartela, nonostante mi piacerebbe molto che ciò fosse nelle mie possibilità...»

Sentivo la testa che era in procinto di scoppiarmi come se fosse stata una bomba ad orologeria, una bomba che sarebbe servita solo a demolire quello che restava del mio cuore ormai ridotto in macerie.

Mi passai una mano tra i capelli neri e scompigliati per le numerose notti passate ad addormentarmi ogni qualvolta che il dolore si faceva sempre più intenso ed insopportabile.

Quel dolore avrebbe finito per distruggermi interamente.

«Vattene» dissi semplicemente.

Il silenzio di Inara fu l'unica risposta che ebbi inizialmente.

Per un attimo pensai che lei mi avesse davvero dato ascolto, tuttavia, quando alzai lo sguardo per constatare che lei fosse effettivamente andata via, notai che, in realtà, era rimasta in silenzio a fissarmi come se non riuscisse a capacitarsi di come non riuscissi ad uscire fuori da quel baratro nero nel quale Astraea mi aveva trascinato con sé nel momento in cui era... Deglutii al ricordo di quel momento che aveva segnato definitivamente la mia vita.

«Devi accettarlo» esordì l'Eterna che aveva taciuto fino a quell'istante. «Devi accettare il fatto che lei non tornerà più. La tua principessa è morta e non c'è assolutamente nulla che tu possa fare per cambiare le cose. L'accettazione è l'unica arma che ti resta per continuare a vivere il resto della tua vita immortale.»

La guardai come se fosse divenuta pazza.

Forse, non si era resa conto che ciò che mi stava dicendo era impossibile, per me, metterlo in atto.

Come potevo anche solo lontanamente accettare il fatto che io avrei continuato a vivere una vita immortale senza l'unica persona che riusciva a completarmi interamente e totalmente?

Non era semplicemente possibile. Punto.
Fine della storia.

«Non posso. Non posso fare finta che tutto vada bene quando, in realtà, tutto sembra crollarmi addosso ad ogni singolo respiro!» dissi con un tono di voce decisamente troppo alto.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora