.𝟜𝟘. (𝕡𝕒𝕣𝕥𝕖 𝟙/𝟚)

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Veles

Il buio mi rendeva quasi impossibile percepire dove stessi mettendo i piedi in quel lungo e stretto corridoio.

Fortunatamente, non ero uno sprovveduto e, in quel piccolo angolo di palazzo dimenticato dalla luce solare, vi ero stato per parecchio tempo, soprattutto in questo lungo periodo.

Ero quasi giunto a destinazione e, quando vidi la piccola porticina bianca, che spiccava nel buio come se fosse stata la luce alla fine del tunnel, sorrisi leggermente.

Affrettai il passo e, finalmente, raggiunsi quella dannata porta che mi separava, ancora per poco, da lei.

L'aprii alla svelta e la prima cosa che sentii fu un buonissimo odore di fiori selvatici, freschi, ovviamente, presente nell'aria di quella piccola stanza in pietra grezza.

Faticai a far adattare alla svelta la mia vista alla luce che vi era all'interno ma, quando vi riuscii, la prima cosa che notai fu Astraea distesa su un altare bianco, dormiente.

Un nodo alla gola tornò a infastidirmi, tuttavia, malgrado la mia voglia di piangere di fronte a quella scena, mi ritrovai a sorridere nel momento che mi avvicinai alla ragazza che amavo.

Le lunghe e folte ciglia nere sembravano accarezzare delicatamente le sue guance cadaveriche mentre le sue labbra carnose spiccavano su quel bianco spettrale grazie al loro colorito rosso acceso.

Il suo viso bianco era perfetto nonostante tutto il tempo che fosse trascorso dal momento in cui la vita le era scivolata fuori dal suo corpo, ormai, immobile.

Nel momento esatto in cui avevamo appreso che per lei non vi fosse più nulla da fare, Hipnôse aveva deciso di portarla qui, a palazzo, per darle un ultimo saluto. Tuttavia, grazie all'aiuto di Brisey, siamo riusciti a bloccare il tempo di decomposizione del suo corpo privo di vita.

L'Eterna del tempo l'aveva rinchiusa in una bolla che sarebbe stata in grado di lasciare il suo corpo perfetto, proprio come quando era in vita.

Il suo sguardo vagò su ogni centimetro del suo bellissimo viso da bambina e deglutii a fatica quando sentii il forte ed impellente bisogno di creare un qualunque legame fisico con lei.

Avrei voluto stringerla ancora una volta a me, ma sapevo perfettamente che ciò non mi sarebbe stato concesso.

Fu per questa ragione che, senza pensarci troppo, allungai la mano verso il suo viso, oltrepassando la barriera del tempo, e adagiai la mia mano calda sulla sua guancia destra, accarezzandogliela.

Avrei voluto fare molto più di questo, molto più di quanto mi era consentito.

Deglutii nuovamente nella speranza che quel nodo alla gola si sciogliesse ma sperai in vano: quella fastidiosissima sensazione non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare nonostante i miei vari tentativi. Iniziai persino a sentire quel bruciore che preannunciava le lacrime.

Inclinai la testa di lato e guardai il viso di Astraea mentre la mia mano glielo accarezzava.

Era così bella...

«Ancora non riesco a rendermi conto di quanto sia accaduto...» iniziai col dire. «Come ha potuto il destino farci incontrare, farci innamorare, per poi interrompere così bruscamente la strada che congiungeva le nostre due vite? Come ha potuto farci questo?»

«Lo ha fatto per il semplice motivo che sapeva che egli stesso non fosse immutabile» spiegò una voce femminile che, all'improvviso, entrò in quella cripta.

Mi voltai nella direzione della porta e, istantaneamente, i miei occhi incrociarono quelli azzurrini di Brisey, colei che permetteva alla bolla, del medesimo colore dei suoi occhi, di bloccare il tempo intorno ad Astraea.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora