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Quel mattino mi ero svegliata tardi, tuttavia, non così tardi da far iniziare la seduta del Consiglio che il Re e la Regina avevano indetto per una ristretta cerchia di persone fidate

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Quel mattino mi ero svegliata tardi, tuttavia, non così tardi da far iniziare la seduta del Consiglio che il Re e la Regina avevano indetto per una ristretta cerchia di persone fidate.

Erano passati già un paio di giorni da quando ero stata trasferita nella mia nuova e maestosa camera e, dovevo ammettere, che ogni tanto mi sembrava stare stretta.

Odiavo il fatto che non potessi ammirare le variazioni climatiche dalla mia cupola. Essa mi dava la sensazione di essere all'aria aperta ma con la consapevolezza di essere al riparo da temperature esageratamente calde o fredde.

Inoltre, la mia convivenza forzata con il meraviglioso Dio della manipolazione stava procedendo senza intoppi e non ci eravamo ancora dichiarati guerra apertamente.

Lui sembrava evitarmi di proposito quando eravamo nel nostro appartamento ed io ogni volta mi ritrovavo a domandarmi cosa avesse che non andasse.

Sembrava perplesso e agitato e, come se tutto ciò non fosse già abbastanza, ogni volta mi guardava come se da un momento all'altro dovessi sparire per sempre dalla sua vita.

Non lo capivo.

Non lo capivo davvero.

Che fosse già impazzito nel dover avere a che fare con la sottoscritta?

Bhe, sinceramente non ne avevo la benché minima idea.

Dopo essermi preparata in fretta e furia, uscì dalla mia stanza e non mi sorpresi di trovare già Vel nel grande salottino che prevedeva quell'appartamento.

Era vicino ad una delle grandi finestre di fronte alla porta, intento a guardare chissà cosa oltre ad essa.

Indossava una camicia nera e un paio di pantaloni del medesimo colore.

Il mio cuore sussultò.

Con qualunque cosa avesse indosso, anche se sarebbe stato meglio vederlo senza indumenti, quel ragazzo era semplicemente spettacolare ai miei occhi.

Mi morsi la parete interna della mia guancia sinistra e mi maledissi mentalmente per aver fatto un pensiero che Vel aveva, senza ombra di dubbio, ascoltato.

Infatti, lui iniziò a ridere di gusto e, subito dopo, si voltò immediatamente nella mia direzione con quel dannatissimo sorriso irresistibile sulle labbra.

Cavolo, ero davvero persa a causa sua.

«Come al solito, il vizio di fare dei pensieri sconci che fai su di me non ti abbandonerà mai, dico bene?» domandò in tono ironico mentre le labbra erano incurvate in un sorrisino del tutto malizioso.

Arrossii violentemente e mi morsi il labbro inferiore con forza mentre giocherellavo con le dita delle mie mani. Lui fissò insistentemente il punto in cui miei denti tenevano stretta la carne tenera e delicata del mio labbro, ormai arrossato.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora