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Dopo aver passato non so quanto tempo a piangere sul petto del Dio della manipolazione, lui si era proposto di accompagnarmi nella mia stanza in modo che potessi riposarmi

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Dopo aver passato non so quanto tempo a piangere sul petto del Dio della manipolazione, lui si era proposto di accompagnarmi nella mia stanza in modo che potessi riposarmi.

In tutta onestà, anche se avessi - ipoteticamente - voluto continuare ad allenarmi, sapevo che non sarebbe stato il caso. Sentivo di avere un disperato bisogno di restare da sola.

Tutte quelle lacrime mi avevano fatto venire un mal di testa atroce e le mie povere tempie pulsavano incessantemente, rendendomi quasi impossibile ragionare lucidamente.

Avevo bisogno di una bella dormita.

Avevo bisogno di tranquillità.

Al diavolo gli allenamenti.

Dopo tutto ciò che era accaduto, volevo semplicemente stare il più lontano possibile da quel luogo e soprattutto dal Dio che mi stava complicando, e non poco, la vita.

Lo guardai di sottecchi, sperando che lui non mi sorprendesse a guardarlo da un momento all'altro, e mi domandai cosa ci fosse di così tanto sbagliato in me ai suoi occhi e il perché lui non potesse iniziare a provare qualcosa di più profondo per la sottoscritta.

Possibile che mia madre fosse ancora la padrona incontrastata del suo cuore infranto e che non ci fosse la benché minima possibilità da parte mia di usurpare il suo posto?

Riportai il mio sguardo dinanzi a me e compresi che, forse, non c'era niente che potessi fare per ribaltare questa situazione a mio favore. Non avrei mai potuto competere contro la mia stessa madre, la favolosa Regina Hipnôse.

Come dice il suo stesso nome, lei era in grado di ipnotizzare chiunque con la sua bellezza ed era logico pensare che io non potrò mai e poi mai essere al suo livello nonostante sia sua figlia, la sua secondogenita.

Sarei sempre stata all'ombra di un'Eterna potente e dalla bellezza disarmante.

Non valevo nemmeno la metà di quanto valesse lei.

Mia madre era riuscita ad arrivare fin dove era adesso con le sue sole forze, con la sua tenacia e con la sua determinazione, io, al contrario, cosa avevo ottenuto fino ad adesso per merito mio e mio soltanto?

Nulla.

Non ero neanche riuscita a scoprire quale fosse il dono che il Fato mi aveva gentilmente concesso il giorno della mia nascita.

Non servivo a niente.

Mi sentivo inutile e anche molto frustata per una serie di cose.

Il corridoio iniziava ad essere illuminato da una tenue luce del sole che, finalmente, era riuscito a liberarsi dalla prigionia delle nuvole grigie che, in questi giorni, non avevano fatto altro che far cadere la neve su questa Stella Pianeta.

La Stella Invernale stava quasi per concludere e il mio compleanno si avvicinava sempre di più.

Ero nata l'ultimo giorno di questa Stella.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora