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«Dunque sei riuscito a non farti uccidere solo grazie al tuo irresistibile fascino trasgressivo?» domandai a Vel, ridendo a crepapelle e coprendomi il viso con le coperte morbide e calde del mio letto

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«Dunque sei riuscito a non farti uccidere solo grazie al tuo irresistibile fascino trasgressivo?» domandai a Vel, ridendo a crepapelle e coprendomi il viso con le coperte morbide e calde del mio letto.

Vel sogghignò. «Sembra assurdo, ma è così. Dirle che potevo offrirle una notte di passione riuscì a risparmiarmi la vita. Ero un umano decisamente molto convincente all'epoca e non mi serviva di certo il mio particolare dono da Divinità per farmi togliere fuori dai guai.»

Continuai a ridere nell'immaginarmi un giovane Veles, umano, mentre usciva dalla stanza di una giovane fanciulla in mutande, con la madre di quest'ultima che brandiva un coltello in mano.

«Non riesco ancora a credere che, per salvarti la pellaccia fosti costretto ad andare a letto con una signora di un'età superiore alla tua e che la ragazzina acconsentì a tutto ciò» dissi tra una risata e l'altra mentre mi trattenevo la pancia con le mani per evitare che i crampi, dovuti all'eccessivo ridere, mi facessero tanto male.

Vel mi guardò felice di sentire il suono di tutte quelle risate che, finalmente, riempivano il silenzio intorno a noi.

Da quando eravamo tornati nel nostro appartamento, il mio malumore era diventata una terza entità a sé stante, ma, grazie all'aiuto di Vel e dei suoi racconti sulla sua vita prima di divenire un potente Dio, quest'ultimo era calato parecchio e non potevo fare a meno di spassarmela sulle sue disaventure. «Diciamo che era una ragazza abbastanza ingenua sotto alcuni punti di vista ma che non si lasciava perdere occasione per un po' di divertimento piccante, anche se ciò riguardava farlo anche insieme a sua madre, oltre che a me» lo vidi rabbrividire al ricordo di quella notte di fuoco e fiamme. «Se ci ripenso ora, mi viene una leggera sensazione di vomito. Dio, quanto ero stupido all'epoca» disse con il naso e le labbra arricciate per il disgusto. «A sedici anni pensavo solo a farmi quante più donne possibili.»

Lo guardai per un breve istante sconcertata prima di scoppiare nuovamente a dire di gusto.

«Non. Posso. Crederci!» dissi, scandendo attentamente ogni singola parola che avevo pronunciato.

Anche lui rise e, quando entrambi avemmo terminato di ridere in maniera così sguaiata, mi guardò con un'aria così dolce e tenera che quasi mi fece sciogliere il cuore. Mi accarezzò i capelli mentre si teneva leggermente sollevato sul mio corpo disteso da un braccio posato sotto la testa, e disse: «Mi piace il suono della sua risata, piccola. Non so cosa sento precisamente per te, so solo che vederti ridere mi fa sentire in paradiso e non ti nascondo che mi piace da morire sapere che sono io il motivo del tuo cambio d'umore.»

Sorrisi al suono di quelle dolci parole e mi premetti il viso contro le mie mani per nascondergli il rossore violento che mi aveva imporporato le guance.

Vel, a quel punto, mi costrinse a togliere le mani che mi coprivano il viso e, quando notò il mio palese imbarazzo dovuto alla frase smielata da lui pronunciata, sorrise raggiante, quel classico sorriso che non poteva non riscaldarti anche il cuore.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora