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Intravidi delle fiamme sulla sua mano, stretta a pugno, che teneva ben nascosta dalla vista del suo rivale in combattimento

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Intravidi delle fiamme sulla sua mano, stretta a pugno, che teneva ben nascosta dalla vista del suo rivale in combattimento.

La strinse con più forza e si preparò ad attaccarlo con essa.

Mi liberai all'istante dalla presa quasi soffocante di Helarã e tentai di mettermi in piedi in modo da poter evitare che il colpo della Semidea trasformata in Anima Oscura andasse assegno.

Tuttavia, i miei movimenti erano lenti e indecisi.

Non sarei mai riuscita ad arrivare a fermarla in tempo. Ero inutile.

Fu per questo motivo che decisi di urlare il suo nome in modo tale che il Dio della manipolazione potesse prestare attenzione a ciò che io potevo vedere e lui no. «VEL! ATTENTO!»

Nel preciso istante in cui Zōira tentò di sferrargli il pugno, il giovane Dio indietreggiò, evitando così di essere colpito brutalmente.

Con la coda dell'occhio, in quel momento esatto, vidi avvicinarsi rapidamente Mokosh alla mia figura, pronto a sferrarmi uno dei suoi, di pugni, mentre il suo potere distruttivo emergeva.

Sgranai gli occhi, sorpresa dalla rapidità con cui quell'essere si muoveva.

Non avrei mai potuto schivarlo, non avrei mai potuto evitare che esso mi colpisse in pieno petto.

Ero troppo lenta, troppo stanca, troppo... Mortale.

Chiusi gli occhi e mi rassegnai al fatto che, per lo meno, presto sarebbe tutto finito e che non avrei dovuto più soffrire.

Magari, ad attendermi, c'era il giardino degli Dei in cui tutte le anime pure andavano dopo la morte.

Tuttavia, quando notai che, dopo un paio di minuti, non accadeva assolutamente nulla, riaprii gli occhi e il mio cuore parve smettere di battere.

Il mondo intero si fermò e sembrò andare in frantumi.

Il colpo di Mokosh era andato a segno ma qualcuno aveva deciso di pararlo con il suo corpo per evitare che io fossi ferita.

Lo aveva promesso poco fa.

Aveva affermato che ci avrebbe pensato lei a me, che sarebbe andato tutto bene.

Gli occhi dolci di Helarã si riempiono di lacrime mentre mi guardavano e un sorriso amareggiato si distendeva sul suo viso.

Il suo petto era stato trapassato dal pugno distruttivo di Mokosh.

Quando lui lo ritrasse, un foro enorme mi consentiva di vedere oltre lei.

Il sangue colava.

Sembrava l'acqua che scorre da una sorgente limpida.

Si accasciò ai miei piedi.

Non urlava.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora