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Quasi stentavo a riconoscere il mio riflesso allo specchio.

Il mio viso era pallido, di una tonalità quasi cadaverica, e questa caratteristica non faceva altro che mettere in risalto ulteriormente la particolarità dei miei grandi occhi violacei, circondati da occhiaie scure dello stesso ed identico colore.

Le dame di corte aveva provato a fare il possibile per farle scomparire in quel giorno, ma il risultato di notti insonni era ancora palesemente sul mio viso, pronto come non mai a ricordarmi che, di lì a poco, sarei morta dissanguata.

Il giorno del mio compleanno, il giorno che avevo atteso da ben diciassette anni stellari era finalmente giunto ed ora volevo soltanto che le ore si cristallizzassero in quel preciso istante.

Allo scoccare della mezzanotte sarei ufficialmente diventata un cadavere destinato a nutrire con il suo sangue le radici di un albero millenario, risalente magari alle origini della Stella Pianeta nel quale viviamo.

Inclinai il capo e posai lo sguardo stanco nel punto in cui le mie mani sfioravano il tessuto vellutato del mio abito da cerimonia, dell'abito che i miei genitori mi avevano fatto confezionare in attesa di quel giorno così tanto catastrofico per me.

Era bianco come gli ultimissimi fiocchi di neve che continuavano ancora a cadere sul vetro della mia camera a cupola, ma con la gonna ampia e vaporosa che, verso il basso, iniziava a sfumarsi d'azzurro.

A giudicare dalla sensazione che mi dava al tatto, quel tessuto doveva essere chiffon e seta pregiata.

Alla fine della gonna vaporosa, vi erano delle decorazioni luccicanti del medesimo colore della sfumatura, forse qualche tonalità più scura, a forma di candidi fiocchi di neve e altri vari disegni stilizzati che sembravano linee ricurve.

Il corpetto stretto era a forma di cuore, leggermente scollato, e le braccia erano ben coperte dalle lunghe maniche di seta stretta che terminava a V sulla mia mano. L'estremità di questi due triangoli azzurri erano legati a ciascuno delle mie dita medie grazia ad un paio di anelli in argento.

Per lo meno, grazie a qualche ritocco realizzato all'ultimo minuto, avevo fatto inserire questo particolare che, non solo mi copriva la parte in bella vista della mano, ma anche i palmi e i tre marchi.

Per concludere il mio outfit vi era una graziosa acconciatura che prevedeva i capelli lunghi viola raccolti in una altissima coda di cavallo vaporosa e ondulata, coda che, nonostante l'altezza, mi copriva interamente la schiena che avevo fatto lasciare scoperta.

Una coroncina in oro bianco con gemme azzurre e una collana dello stesso stampo posavano sul mio capo e sul mio decolté, esaltando la bellezza del mio abito vaporoso.

«Wow, Principessa di Aracieli, non credo di averti mai vista più splendida di quest'oggi» esordì la voce fastidiosa di Xzander.

Cercai la sua figura riflessa nel grande specchio e lo vidi appoggiato al muro con la solita aria strafottente e beffarda di sempre.

Aveva scelto di indossare un abito elegante e blu per la festa che avrebbe avuto inizio tra meno di un'ora.

«Gradirei non sentirti parlare, Xzander.»

I suoi occhi a mandorla mi fissarono nello specchio, incrociando i miei. Un sorriso divertito e spavaldo gli abbellì il viso perfetto. «Devo contraddirti, Principessa: se mi hai fatto venire fin qua non è sicuramente per ammirare solo la mia devastante bellezza, oppure preferiresti che rimanessi in silenzio tappando le mie labbra con le tue mentre ci baciamo appassionatamente? Non mi dispiacerebbe affatto se ciò accadesse.»

Mi voltai nella sua direzione e lo fulminai con lo sguardo. «Non accadrà mai una cosa del genere e lo sai perfettamente.»

Lui scrollò le spalle con disinvoltura e si avvicinò al divanetto bianco, sedendoci sopra. «Allora c'è qualcosa che non mi torna: perché mi hai fatto venire fin qui se non vuoi sentirmi parlare e non vuoi nemmeno che ci divertiamo insieme, Astraea?» domandò.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora