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Chiusi il cassetto e tornai nuovamente da Helarã, prestando massima attenzione a non rendere fin troppo visibile il taglio al palmo della mano sinistra, sprovvista di bendaggio

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Chiusi il cassetto e tornai nuovamente da Helarã, prestando massima attenzione a non rendere fin troppo visibile il taglio al palmo della mano sinistra, sprovvista di bendaggio.

Uscii dall'appartamento e, chiudendomi la porta principale di esso, mi avvicinai ad Helarã mentre era dinanzi ad una finestra, intenta ad ammirare il paesaggio sottostante.

Quando notò la mia presenza, si voltò nella mia direzione e mi guardò, rivolgendomi un caldo sorriso. «Fatto?»

Annuii mentre stringevo la stoffa della mia camicia da notte tra la mia mano nuda. «Si, tuttavia, credo che sia giunto il momento che tu mi riporti nuovamente nella mia stanza. Vel potrebbe entrare da un momento all'altro e, se scoprisse che io non sono più nella mia camera, credo che potrebbe dare di matto e lanciare un allarme con il solo intento di trovarmi.»

Lei mugugnò per il dispiacere di doverci dividere nuovamente, ma non osò protestare.

Annuì, anche se con scarso entusiasmo, e disse: «Credo proprio che tu abbia ragione.»

Lo sapevo benissimo.

«Ora ti riporto a Palazzo Reale, serve solo che tu chiuda gli occhi. Io ti indurró ad un sonno profondo e ti risveglierai all'istante nel momento in cui sarai nuovamente nel tuo letto.»

Dunque, era questo il modo in cui funzionava il potere di questa Eterna?

Non solo poteva incontrare chiunque desiderasse nei sogni, ma poteva anche indurre loro ad un sonno profondo.

Interessante.

Decisamente molto interessante.

«Certamente.»

Detto ciò, chiusi gli occhi e immediatamente mi sentii sprofondare nel buio.

Quando riaprii gli occhi ero finalmente nella mia camera, nel mio letto e sotto le mie coperte ancora imbevute dell'odore paradisiaco del Dio della manipolazione.

Nell'appartamento non si sentiva un solo rumore rompere il silenzio, questo voleva dire che Vel stava ancora dormendo.

Mi misi seduta sul letto e, sollevandomi leggermente il bordo della vestaglia, slacciai il nodo della benda e afferrai, tra le mie mani, il quadernetto, dalla copertina nera e sbiadita, di Brisey.

Lo aprii e, sfogliando le varie pagine di esso, notai che vi erano scritti un sacco di nomi, a me sconosciuti, con una breve descrizione di essi.

Li lessi tutti, uno ad uno, e, quando arrivai alla pagina successiva a quella che descriveva una certa Minexy, vidi che il protagonista era Rodh, il dio Rodh di mia conoscenza.

Vi erano scritti fin nei minimi particolari il suo aspetto fisico, le caratteristiche principali del suo carattere, il dono che gli era stato concesso dal Fato e persino le sue abitudini quotidiane.

ASTRAEA "Il sangue degli Eterni"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora