Day 9 - Cursed

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Original Character - Ophelia Hargreaves Chronicles
Personaggi: Trevorian 
Prompt: Bosco 
Altri avvertimenti: rating giallo, storia horror

Il wendigo era una creatura maledetta.
In quale altro modo si poteva definire un mostro che un tempo era stato umano, divenuto belva immortale e costretto a vivere di una fame perenne e insaziabile, che in alcun modo poteva essere liberato? 
Maledetto.
Trevorian era questo.
Trasformatosi in quella creatura sovrumana e ributtante dopo un'aggressione, ci aveva messo secoli a raggiungere un controllo tale da riuscire a riprendere quanto meno il suo aspetto di uomo, ed altrettanto ci aveva impiegato per poter tornare a vivere in maniera civile.
Si era stabilito in una casupola nel folto di un bosco poco frequentato anche dagli escursionisti più impavidi e si era messo ad interpretare il ruolo del burbero taglialegna dalla barba folta, i lunghi capelli biondicci da vichingo ed il fisico massiccio, aveva smesso di mangiare carne umana, poiché era proprio il cannibalismo a peggiorare la sua situazione, e si era dato alla semplice caccia di animali selvatici.
Ormai era anche abituato a quella fame soverchiante, e benchè vivere costantemente con quella voragine nello stomaco lo facesse sentire perennemente insoddisfatto, faceva del suo meglio per conviverci.
All'inizio c'era solo quel bisogno che non si placava mai, e copriva ogni altro desiderio, ma ora riusciva a focalizzare i propri pensieri su cose normali, trovando sollievo nel lavoro manuale, nella quiete del verde in cui era immerso, e nel frequentare di tanto in tanto alcuni membri di un branco di licantropi che vivevano non troppo distanti da dove lui si era stabilito.
Certo non si fidava ancora a stare troppo in mezzo agli altri: gli odori soprattutto stuzzicavano il suo perenne appetito, e il vivere in maniera piuttosto selvaggia dei lupi lo istigava a dare sfogo ai propri istinti, ma in linea di massima la situazione era quieta e pacifica, per quanto poteva esserlo per creature come loro.
Addirittura, dopo lustri e lustri di totale apatia, Trevorian era riuscito persino a provare desiderio sessuale.
Sembrava una bazzecola, ma non era affatto così, non per lui che aveva dimenticato il sapore di ogni altro bisogno che non fosse quello di nutrirsi.
La prima volta che aveva avuto un'erezione dopo tutto quel tempo, si era persino messo a piangere come un bambino. E poteva sembrare patetico e forse lo era, ma sfiorare ancora una volta un briciolo di normalità era stato per lui come vincere alla lotteria della vita.
Non sai mai quanto possono essere meravigliose le banalità di tutti i giorni, finché non le perdi per sempre.
Insomma il wendigo poteva dire di aver trovato un equilibrio tutto suo. Magari un po' precario certo, ma sempre meglio di nulla.
A volte avvertiva ancora la necessità di correre nel folto del bosco nella sua forma di bestia, con i sensi che si acuivano facendolo sentire più vivo e ricettivo che mai, libero e non trattenuto dalla propria gabbia di autocontrollo fieramente imposto, ma anche in quelle occasioni, ciò che al massimo si concedeva era appunto quella corsa forsennata ed una cacca in verso stile predatore degli inferi. Le proprie vittime tuttavia, non erano umane nemmeno in quel frangente.
Sapeva bene che se avesse di nuovo riassaggiato quel tipo di sangue e di carne, sarebbe tornato ad essere schiavo di se stesso, e non voleva nè poteva permetterlo.
Si sentiva positivo però il buon vecchio Trev.
Si sentiva positivo e... sbagliava di grosso.
Il dramma avvenne una notte, come in ogni storia dell'orrore che si rispetti. Il peggio avviene sempre al calar delle tenebre, no?
Ed in quelle tenebre Trevorian cadde nuovamente vittima della sua maledizione.
La luna piena era alta nel cielo del Tennesee, i lupi ululavano estatici alla loro dea pallida come ad ogni plenilunio e poi... poi accadde qualcosa.
Ad un certo punto i latrati divennero grida, l'aria si riempì del ferroso odore del sangue, e l'intero bosco piombò in un inquietante silenzio quando il caos del branco si spense, come se qualcuno avesse schiacciato un interruttore invisibile.
A quel punto trovò il coraggio di uscire di casa e di avventurarsi verso la cava in cui i licantropi si riunivano di solito, ma già compiere quel tragitto fu estremamente difficoltoso e straziante. I propri polmoni si riempivano di quel miasma ad ogni boccata d'aria, ed il wendigo si agitava dentro di lui, portandolo a dover far resistenza contro i propri muscoli per non avviare la trasformazione.
E quando finalmente giunse a destinazione, fu solo peggio.
L'intero branco, fatta eccezione per l'alfa che non era nei paraggi, era stato fatto a pezzi. I cadaveri erano tutti sparsi per la radura, in parte smembrati, in parte dilaniati, come se... come se avessero tentato di mangiarsi tutti a vicenda.
Trevorian sapeva che doveva andarsene di lì, cercare James e avvisarlo, prepararlo a quella mattanza, ma... prima che se ne accorgesse i suoi passi lo avevano portato su uno dei corpi esanimi che ancora emanava calore. Vi si accucciò sopra, annusando il profumo di quel liquido cremisi che aveva imbrattato ogni cosa, e con le mani ad artiglio cominciò a tastare le interiora fuoriuscite dallo stomaco del licantropo, portandosi una parte dell'intestino alle labbra, imbrattandosi il viso di sangue.
Non lo assaggiò. Si rese conto di ciò che stava facendo e lo lasciò cadere a terra con un tonfo ovattato, fuggendo poi a gambe levate, curvandosi quasi volesse farlo a quattro zampe, nonostante fosse ancora in forma umana.
Corse a perdifiato allontanandosi da quella carneficina, ma le immagini erano ormai nella sua testa, il sapore sulla sua lingua, e l'odore stampato nelle sue narici fin troppo ricettive.
Gli sembra anzi, che tutto ciò che aveva appena visto, sentito e toccato, lo stesse inseguendo, anche se a farlo vi era solo l'ombra del wendigo che si portava dietro.
Si allontanò più che potè fino a che i polmoni non rischiarono di esplodergli, e solo allora cedette, rotolando a terra carponi, e vomitando l'anima sul manto erboso contro cui aveva rischiato di accasciarsi.
- No, no, no. -
Pensava con forza, conficcando gli artigli nel terreno, ma lo sentiva, lo sentiva il mostro premere in lui per uscire.
Le ossa gli dolevano, i muscoli erano pronti a lacerarsi per la trasformazione, la bocca si era riempita di spaventose zanne.
Non riusciva più a contenersi in alcun modo.
Fu allora che gli parve di sentire una terza essenza in sè, qualcosa di ancora più spaventoso del mostro che aveva dentro. Male puro. Male con la m maiuscola. Qualcosa che strisciava da tenebre ancora più profonde di quelle in cui lui era stato abituato ad affogare.
E a quel male, sentì che non poteva fare altro che inchinarsi.
E la sua fame crebbe ancora come un fuoco divampa all'improvviso.
E vi fu però, stranamente per la prima volta sazietà.
Sazietà perchè alla fine il mostro aveva divorato l'uomo.

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