Personaggio generico
Prompt: Anello + Pov Seconda persona
Altri avvertimenti: contenuti forti, violenza sulle donneNon avresti mai immaginato che quell'anello al dito sarebbe divenuto una corda attorno ai polsi, o una catena a marchiarti il collo per giorni.
Non avresti mai immaginato che quelle mani che ti muovevano carezze avrebbero potuto colpirti non solo con la forza di uno schiaffo, ma anche con la ferocia di un pugno.
Non avresti mai immaginato che quella bocca che pronunciava parole d'amore sarebbe divenuta una caverna di insulti e parole pesanti come massi e taglienti come rasoi.
Non lo avresti mai immaginato, ma è proprio ciò che è successo.
E credevi all'inizio, che fosse solo una fase. Lo scusavi per lo stress, per il lavoro, per il peso della vita.
Poi hai pensato che avesse solo bisogno di essere salvato da se stesso. E ci hai provato. Eccome se ci hai provato, perchè nella tua testa era stato inculcato da millenni di padri e millenni di madri in gabbia, che tu, oh angelo, eri nata proprio con quel compito: salvare l'uomo perso e spaventato. Poverino lui, solo spinto dalla sua natura di maschio, non è cattivo.
Alla fine però sei rinsavita. Sei rinsavita quando nel tuo ventre ha calciato per la prima volta quel piedino, ed hai desiderato ardentemente: "ti prego, fa che non sia una bambina".
Lì hai compreso quanto fosse un sacrificio non voluto la tua esistenza, quanto fosse ingiusto chinare il capo, vivere nella paura solo perchè "è così che funziona."
Solo perchè sei donna. Sei angelo, sei madre, sei nata per sottometterti a chi è più forte, solo perchè munito di un organo per riprodursi, differente dal tuo.
Hai compreso, e hai avuto paura che fosse troppo tardi quando quella donna davanti all'ecografo ti diceva che sì, sarebbe nata una bella bambina.
Te ne sei andata quella sera stessa, senza nemmeno fare le valigie.
Sei scappata da mamma e papà, che nonostante le rughe e le schiene stanche rappresentano sempre il posto più caldo e sicuro del mondo, e da loro ti sei rifugiata, sperando che bastasse.
Ma non è bastato.
Il telefono ha squillato per intere notti ed interi giorni, e non c'è stato un solo minuto passato senza ricevere minacce o avvertimenti di ogni tipo.
Allora hai preso a due mani il coraggio di rivolgerti a chi dovrebbe essere designato per proteggerti, ma invece che trovare l'aiuto sperato, sei stata nuovamente violata, seppur in maniera diversa da quella a cui ormai ti eri abituata.
« Non è che si è stancata di suo marito e basta? »
« Non vediamo prove di questi maltrattamenti presunti... »
« Va be, prendiamo questa denuncia, dai.»
Ed il tutto a fare ancora più male, è stato che in quella divisa c'era anche una lei, proprio come te.
Hai comunque fatto i tuoi passi, e sei tornata dai tuoi, con le mani ad accarezzare il pancione ormai in evidenza e la preoccupazione a scurirti il viso sferzato dal vento freddo di novembre.
A casa dei tuoi però, non ci sei arrivata mai.
Quelle che erano state solo minacce sono divenute improvvisamente una crudele realtà, senza che nessuno ne fosse testimone. O se qualcuno lo è stato, è scappato senza dire una parola, fingendo di essere divenuto improvvisamente cieco e sordo.
Sola come non mai sei finita a terra, ed istintivamente hai protetto con le tue esili braccia la tua bambina non ancora nata, mentre le lacrime ti rigavano il viso e tu chiedevi pietà, non per te stessa, bensì per lei, quel bocciolo di rosa indifeso, che in fondo avrebbe dovuto essere anche suo.
Ma a lui non sono importate né le tue suppliche nè le tue urla disperate.
La suola degli anfibi ti ha schiacciato il viso, il ventre, le mani.
Il sangue ti ha chiuso la gola, tanto che alla fine nemmeno hai più potuto urlare, e gli occhi prima annebbiati di sale liquido, hanno poi visto solo il buio di una notte giunta troppo presto, quando il solo non era nemmeno vicino a tramontare.
Ci hai provato fino alla fine a proteggere la tua creatura, ma lui era troppo forte e troppo privo di un qualsiasi umano rimorso, accecato dal suo bisogno di sottometterti, lui vile, incapace di accettare la sua fallibilità di uomo, ferito nel suo egocentrismo e delirio di onnipotenza.
Le palpebre ti si sono abbassate per stanchezza, ma anche per proteggerti in quegli ultimi attimi, mentre la bestia infieriva ancora e ancora, e lentamente hai cominciato a spegnerti.
In lontananza hai udito il suono di un'ambulanza a sirene spiegate, hai percepito il suolo freddo tremare alla corsa frenetica di colui in cui per un attimo si è risvegliato il lume della ragione, poi più nulla, fino a che una scossa non ti ha riportato a galla per un attimo. Un lungo e penoso attimo in cui la consapevolezza ti ha schiacciato il cuore. Un lungo e penoso attimo in cui un'ultima volta le tue mani si sono mosse a cercare il tuo unico grande amore, sperando in un lieve calcetto in risposta.
Speranza vana.
E alla fine la stanchezza ha vinto, portandoti nuovamente via, lontano da quel luogo, lontano da tutto e da tutti.
Una magra, magrissima consolazione a farti andare via con una punta di sollievo sulle labbra: la tua bambina non avrebbe mai vissuto una vita brutta come la tua.
Non avrebbe mai vissuto affatto.
Ma sareste rimaste insieme per sempre.- Fine. -
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Writober 2019
FanfictionBentornati con l'iniziativa indetta anche quest'anno da fanwriter.it Dato che la descrizione mi da problemi, metterò come primo capitolo l'indice con tutti i days, i prompt e i personaggi scelti per le varie giornate. Spero di riuscire a farli tutt...