Day 31 - Vampire Masquerade Dance

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Original Characters - Blair Kerrighan Diaries - romanzo
Personaggi: Dom e Enrique
Prompt: Halloween + Soprannaturale

La notte di Samhain da sempre racchiudeva tra le sue braccia oscure i canti delle creature sovrannaturali. Certo, a danzare alla luna erano soprattutto le streghe, ma di quell'oscurità pulsante di energia, tutti erano affamati, e tutti ne erano inesorabilmente attratti.
Il velo tra morte e vita era più sottile che mai, e l'universo parlava con strana ed estrema chiarezza a tutti coloro che prestavano l'orecchio ad ascoltarlo.
Anche quell'anno perciò in quella notte, tra le segretezze dei canali della città di Venezia, si erano radunati i vampiri provenienti da ogni parte d'Europa, per partecipare al gran ballo organizzato dalla Duchessa Foscari.
Per gli umani quella non era che una delle solite adunanze di pomposi nobili, ma in realtà vi era molto, molto di più.
L'interno del sontuoso palazzo era adorno di candele nere e lucernai dipinti di rosso per l'occasione, le tende alle finestre erano state allacciate negli angoli affinché il riverbero della luna potesse baciare ogni invitato, e nella grande sala centrale le danze si erano già aperte al suono di un quintetto d'archi, tra panneggi di ampie vesti di pregiata fattura e maschere variopinte.
I gemelli Dominic ed Enrique in effetti, stavano già dando prova del loro fascino e della loro virile grazia nel portare le loro dame tra un passo e l'altro, scambiandosi di tanto in tanto qualche sorriso complice.
E c'era da dire che Dom, a onor del vero, sorrisi ed occhiate li lanciava anche a molti altri cavalieri.
Occhi dorati e cerchiati di viola, ramate ciocche legate in un codino che gli solleticava il collo e le ampie spalle, fisico marmoreo, forte ma flessuoso e carnagione leggermente bronzea, il vampiro era tutto ciò che ogni donna desiderava, ma che non poteva avere, poiché le mire dell'uomo andavano esattamente su persone del suo medesimo sesso, e per quanto amasse fingere di corteggiare anche le fanciulle, quello era solo un passatempo per accrescere il proprio ego, e nulla di più.
Certo in gioventù lui e il gemello avevano provato un po' di tutto, e spesso si erano divertiti nella caccia a due, condividendo così qualche preda, ma era stato più per il gusto di sperimentare che per vera attrazione. Soprattutto per Dom, che era il più curioso dei due. Lui voleva conoscere tutto del mondo, sia nella luce che nella tenebra.
Dall'altro lato Enrique era vagamente più posato, anche se pure nelle sue vene scorreva il caldo sangue dei mari del sud della Spagna da cui entrambi provenivano, ed al giusto momento esso pulsava, reclamando libertà.
Poco più alto del gemello, e leggermente meno muscoloso, Enrique aveva penetranti iridi di ghiaccio e lunghi fili d'ebano ad incorniciargli il viso appena più spigoloso e dalla carnagione un po' più chiara.
L'eleganza tuttavia era la medesima, così come il sorriso, che su entrambi creava un'unica fossetta sulla guancia sinistra.
La musica intanto vibrò della sua ultima nota, il fluttuare delle gonne si interruppe in un fruscio, ed un garbato applauso risuonò tra le pareti della sala affrescata.
Dom lasciò allora la mano della dama con cui aveva danzato per scivolare accanto ad un bel giovane senza maschera che aveva adocchiato durante quei giri di valzer inutili, ma venne frenato dalla mano del fratello, calata sulla propria spalla con ammonimento.
Stava già per voltarsi verso l'altro e rispondergli malissimo, ma nel farlo vide che gli occhi artici del gemello erano puntati non su di sé, bensì verso il piccolo palchetto su cui il quintetto d'archi aveva suonato, ora occupato dalla duchessa e da una bella donna dai morbidi boccoli castani e procaci curve fasciate dall'abito color borgogna che ne esaltava il decolté.
L'attenzione di Dom si concentrò dunque sullo stesso punto, divenendo totale. Sentiva puzza di guai in arrivo, e la tensione nel corpo del fratello non aiutava a placare quel sentore accesosi nel guardare le due creature. L'altra donna era una strega, ne era certo, sentiva la magia di lei strisciargli addosso come spire di serpente.
La duchessa Foscari cominciò però a parlare, placando il brusio che era insorto al silenzio della musica.
«Ma che diavolo sta blaterando...»
Domandò Dom dopo qualche secondo, ritrovandosi però l'indice del gemello a zittirlo.
La padrona di casa intanto continuava il suo vaneggio. Parlava di come avesse trovato un modo per far si che i vampiri potessero camminare alla luce del sole, di come solo la notte di Samhain fosse propizia a quel rito, e di come tutti i presenti avrebbero potuto esserne beneficiari.
Sul finale di quella filippica poi, venne accompagnata sul palchetto una fanciulla spaventata a morte, legata e vestita di una sorta di tunica bianca, con lunghi capelli biondi ed un marcato accento austriaco, cosa che rese palese dove stesse andando a parare tutta quella pantomima.
Dom sperò di incontrare nei volti che poteva scorgere, la stessa contrarietà che dipingeva il proprio viso e quello del fratello, ma così non fu purtroppo: quasi tutte le teste erano protese verso il trio di donne, con evidente e marcato interesse.
La giovane in bianco supplicava tremante, la duchessa continuava a fomentare il gruppo di vampiri, e la strega aveva estratto un pugnale da sotto la veste, sollevandolo sui palmi come se stesse per offrire un dono alla luna.
O forse in quel caso era meglio dire un sacrificio.
«Non possiamo permettere questa follia. »
Sibilò Dom già pronto alla lotta, ma Enrique scosse il capo.
«Sono tutti incantati da quelle due. Non riusciremmo a muovere un solo passo. Mi dispiace fratello, ma temo che tutto ciò che possiamo fare sia solo andarcene. »
Esattamente come stava facendo un'altra coppia, la quale silenziosamente stava arretrando, attenta che nessuno se ne accorgesse.
Dom li vide con la coda dell'occhio, e con un seguente rapido giro verso il resto della sala comprese che il gemello aveva tragicamente ragione: tutti sembravano come ipnotizzati.
Non seppe dire se fosse stata la strega a buttare su tutti loro un maleficio, o se fossero tutti solo in branco di idioti creduloni. Magari una concorrenza delle due cose, dato che il vampiro ispanico per primo aveva percepito la magia della fattucchiera, e ciononostante era lì in piedi e convinto che quella storia fosse solo un'idea stampalata per dare senso ad una semplice voglia di compiere un atto di morboso peccato.
Inaudito.
Dom era davvero basito per tutta quella situazione, ma mentre il pugnale calava con netta precisione sulla giovane, con un disperato urlo di quest'ultima a far tremare le pareti, egli cominciò ad essere trascinato via dal fratello.
Qualcosa davvero non andava.
L'odore del sangue che sgorgava a fiotti dalla gola della giovane, sembrava aver fatto impazzire tutti quanti, che abbandonando la compostezza del loro nobile retaggio, si erano avventati come animali per abbeverarsi a quella giugulare, nonostante fosse chiaro che essa non fosse sufficiente per tutti.
Qualcuno corse via, proprio come stavano facendo i due gemelli, ma non fu che un'esigua ed insignificante minoranza.
Il grido della giovane intanto si era spento, sostituto dal rumore di vestiti lacerati e carni dilaniate fino alle ossa.
«Dimmi che non la stanno divorando come farebbe un branco di lupi... »
Implorò Dominic, arrischiandosi a guardare indietro, anche se da quel punto del corridoio, della sala non si vedeva più nulla, se non un angolo dei pesanti battenti spalancati.
I rumori però... Quelli continuavano a giungere al loro udito fin troppo acuto.
Rumori che ben presto peggiorarono, costringendoli per un attimo a fermarsi nel loro fuggire, lo sgomento identico nelle iridi dalle sfumature differenti.
«Dobbiamo avvisare i Kerrigan.»
Disse Enrique, dando voce al pensiero del fratello.
I vampiri rimasti nella sala si stavano divorando a vicenda, abbandonati totalmente alla sete di sangue. Quello non era un rito per dare loro modo di canminare alla luce del giorno, assolutamente no, quello era un rituale della peggior specie per far sorgere un angelo in Terra, probabilmente per portare un qualche cataclisma o peggio.
Eh si. Era decisamente ora di richiamare alla guerra la famiglia di esorcisti più potente del mondo.

- Fine -

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