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Vedo Milano attraverso un vetro trasparente, di una macchina gialla con un cartellino sopra il tettuccio con su scritto Taxi, mia sorella e mia madre sono accanto a me, indosso le cuffie per rendere tutto più perfetto, mentre di sottofondo sento le parole di mia madre che incoraggiano mia sorella, mentre lei, con un sorriso, continua a ripetere tutte le formule matematiche che conosce e con un quaderno in mano cerca di risolvere alcuni problemi, espressioni, equazioni o qualsiasi cosa si possa risolvere con la matematica. I miei occhi si illuminano quando vedo un cartello enorme con sovrastampati gli Astro (band di cui vado matta) che sorridono e accanto ad essi c'è scritto "We love Milano" un sorriso spontaneo compare sulle mie labbra, mi volto verso mia madre e mia sorella tutta entusiasta nel vedere una cosa che apparentemente può sembrare insignificante, ma per me è bellissimo. Vado ad aprire bocca, ma la richiudo subito, e torno a guardare la scena di loro che sono impegnate a ripassare ogni minima virgola. Ho un strana sensazione, quella strana sensazione di essere osservata, e infatti il taxista mi osserva dallo specchietto centrale del taxi, incrocio il suo sguardo e quando lui non si decide di staccarlo lo faccio io, guardando le mie scarpe bianche -signorina lei segue il K-Pop?- chiede il taxista ad un tratto -eh?- dico alzando il volto -ho notato come ha guardato il poster- dice, mi volto verso mia madre e mia sorella, ma loro sono concentrate nelle loro cose, mi sporgo leggermente avanti per parlare con il signore -oh, se si riferisce a quello si, penso di vivere per il K-Pop- dico, mettendo un mano dietro la nuca e facendo un sorriso per l'imbarazzo, lui mi rivolge un sorriso, o almeno credo sia quello dato che ha una mascherina sul volto -vuole che le dica un segreto?- mi chiede il signore -se si fida di me, perché no- dico, lui fa segno con la mano per avvicinarmi, questo mi fa capire che inizierà ad abbassare la voce per la sua confessione -sono un membro degli Astro- dice fiero vicino al mio orecchio, mi giro di scatto verso di lui riesco a vedere solo gli occhi, appena incontro il suo sguardo lui mi fa l'occhiolino, sembra serio, io mio porto una mano sulla bocca e subito dopo scoppio a ridere a crepa pelle -wow, lei deve essere un loro fan a quanto vedo- dico ridendo -eh?!- fa lui senza capire -hai la mascherina, il capello, occhi a mandorla, trucco sul color pesca, se fossi stata stupida ci sarei cascata- dico continuando a ridere -yaaa, sono serio- dice lui, continuando a guidare in modo tranquillo -allora come ti chiami?- chiedo incrociando le braccia al petto e guardandolo con un sopracciglio alzato -vuoi sapere il mio nome d'arte o quello vero?- mi chiede, molto spiritoso il ragazzo -quello vero- dico, la cosa che mi stupisce e che nonostante la mia sceneggiata mia sorella e mia madre non se ne sono accorte -il mio nome è Lee Dongmin- dice, svoltando con l'auto a destra -è il tuo bias?- chiedo guardando la strada che ho davanti -sono io!- insiste -okay, è il tuo bias- dico guardando fuori dal finestrino -yaaa!- dice serio, provocandomi una risata e alzo lo sguardo incrociando i suoi occhi a mandorla leggermente chiusi per un sorriso nascosto dalla mascherina -se veramente sei Chan Eunwoo, perché sei in qui a guidare un taxi, quando stasera avrai un concerto?- chiedo, con un sopracciglio alzato, perché ormai è stato colto con le mani nel sacco -è un penitenza- dice facendo spallucce, abbasso subito il sopracciglio e cerco di collegare la situazione -potrei anche crederci, perché nell'ultimo blog Chan Eunwoo ha perso contro i ragazzi e infatti ora gli spetta una penitenza, dato i loro scherzi precedenti sarebbe capaci anche di fare uno scherzo del genere- dico mettendo una mano sotto il mento, sento una sua risata -che c'è?- chiedo -sembri una detective- dice, mentre mi faccio cullare dal suono della sua risata molto carina -non è vero- dico abbassando lo sguardo e sentendo le mie guance tutte rosse -come ti chiami?- mi chiede ad un tratto -puoi chiamarmi Mary- dico -anche se credo non ci rincontreremo di nuovo- dico alzando lo sguardo su di lui -e se ci rincontreremo?- mi chiede e sento il mio cuore palpitare, anche se non capisco il motivo -riuscirò a riconoscerti?- chiedo, lui alza un sopracciglio non capendo, indico la sua mascherina e il suo capello -ricorda io conosco il tuo nome- dice facendo l'occhiolino, il mio cuore palpita di nuovo più di prima. La macchina si ferma davanti a un grande edificio, mi incanto ad osservalo e non mi accorgo che mia sorella e mia madre stanno scaricando le valige dietro il cofano -Mary- sento dire, ma non è mia madre, nemmeno mia sorella è quel ragazzo -oh si, ora scendo - dico aprendo lo sportello e guardando l'enorme edificio -bello?- mi chiede mia sorella affiancandomi, annuisco -emozionata?- chiedo voltandomi verso di lei -si moltissimo- dice con un sorriso a trentadue denti -spero davvero che tu possa vincere e avere questa soddisfazione- dico ricambiando il sorriso. Mia sorella è più piccola di me di un anno, si chiama Kia, ha i capelli neri, ricci, carnagione scura e occhi castano scuro, d'estate sembra una brasiliana e ogni tanto gli lancio qualche battutina per questo motivo -su entra insieme a mamma, le valige le porto io, tu porta solo il tuo zaino- dico, lei annuisce e riferisce tutto a mia madre, lei mi rivolge un sorriso di ringraziamento e scompaiono dietro le porte trasparenti di un edificio grigio come il fumo.

Un sogno inaspettato (completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora