Capitolo 6

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Irvine era rimasta chiusa nella sua stanza più del dovuto, alla ricerca dell'occorrente per l'imminente bagno, o per lo meno, questo era ciò che avrebbe detto ad Hakon se lui le avesse chiesto il motivo del suo ritardo. In realtà, aveva usato quel tempo per prepararsi mentalmente a restare da sola con lui, in un luogo appartato, dove, di lì a poco, avrebbe dovuto spogliarsi completamente davanti a un uomo che la attraeva più di quanto le sarebbe piaciuto ammettere. Era quasi certa che Hakon avrebbe mantenuto la parola e sarebbe rimasto in disparte, a farle da guardia, senza azzardare un qualsiasi approccio; il problema era che, se lui non avesse resistito davanti alla prospettiva di entrare nell'acqua con lei, di guardare il suo corpo nudo, Irvine non era altrettanto sicura di come lei stessa avrebbe reagito.

Denudarsi in presenza di un uomo che non era suo marito, di qualcuno che sembrava non nutrire alcuna considerazione per le leggi di Dio, era un pensiero che le faceva accapponare la pelle, ma che, doveva ammetterlo, la faceva anche sentire libera e importante. Non poteva certo dire che quei barbari avessero portato gioia, considerate tutte le morti che avevano inflitto, ma qualcosa nel profondo della sua anima si agitava freneticamente quando pensava che una giovane ragazza inesperta come lei era riuscita a tener testa a dei soldati e che la sua piatta e infelice vita, da un certo punto di vista, aveva subito un cambiamento non del tutto negativo. Ciò a cui ambivano la maggior parte delle donne della sua età, e del suo rango, era restare accanto a un marito che non amavano e trascorrere il resto dei propri giorni a soddisfare ogni suo bisogno, che lo si desiderassero o meno. Ora, questo avvilente compito non le toccava più, e tutto a un tratto la sua noiosa esistenza aveva preso una piega inaspettata e attiva.

Non le pesava compiere le faccende di casa, viste le sue umili origini c'era abituata; potersi rendere davvero utile la faceva sentire appagata. Inoltre, cosa degna di nota, Hakon era un buon padrone e sembrava tenerla in considerazione come una sua pari e non come un semplice oggetto dedito solo al proprio piacere. Non aveva mai conosciuto nessuno simile a lui, ma era da tutta la vita che sperava di poter trovare qualcuno che le desse un briciolo di considerazione in più di quella che tutte le persone incontrate fino ad allora erano state capaci di dargli. Non si era mai sentita a casa, né al villaggio con suo padre, che non avendo altri che lei la vedeva come una possibile fonte di guadagno invece che come una figlia bisognosa d'affetto, né tantomeno con Abraham, che aveva cercato di annientare il suo spirito avido di emozioni in ogni modo e che non c'era riuscito per un soffio. Tutte le persone che avevano incrociato il suo cammino non si erano mai preoccupate di cosa volesse lei, di cosa pensasse.

Solo Hakon l'aveva fatto, forse era per questo che, nonostante le loro posizioni totalmente opposte, lui le piaceva così tanto. Con lui, anche sotto saccheggio, anche in mezzo a decine di uomini sconosciuti e violenti, lei si era sentita a casa, protetta. Ed era proprio per questo che l'idea di restare sola con lui la metteva così in allarme. Aveva paura di cosa questo sentimento senza volto, che le attanagliava lo stomaco ogni volta che lui posava i suoi occhi su di lei, l'avrebbe spinta a fare.

Si diede un'ultima occhiata allo specchio e si convinse, viste le sue pietose condizioni, che non aveva altra scelta che mettere alla prova il suo rigoroso codice d'onore e sperare che Hakon non le giocasse qualche scherzo.

Irvine scese al piano di sotto e raggiunse le scuderie, dove Hakon la stava aspettando; era così preso dallo strigliare uno dei cavalli, che non si accorse subito della sua presenza, permettendole così di osservarlo senza essere vista. Le grandi mani del guerriero si muovevano esperte sulla schiena del destriero, accarezzandolo con una delicatezza così desueta per delle dita forti e abituate a infliggere dolore e morte, invece che ristoro. Il suo viso era rilassato, gli occhi tremendamente limpidi, la bocca leggermente aperta e una ciocca di capelli bruni, sfuggita dalla coda bassa, poggiava leggera sulla sua fronte, sfiorandogli la guancia arrossata. Sembrava un semplice ragazzo e non un soldato. Sembrava qualcuno dall'animo gentile e pacifico e non un barbaro sanguinario.

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