Capitolo 17

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"Irvine... Irvine, svegliati." Irvine percepiva la voce di Cora in lontananza, la sentiva arrivare flebilmente all sue orecchie, ma gli occhi faticavano ad aprirsi e i suoi sensi erano completamente irretiti. La sola cosa che percepiva intensamente era il freddo, gelo pungente che le penetrava fin dentro le ossa.

Con immensa fatica, costrinse le sue palpebre a sollevarsi e, in un attimo, tutte i dolorosi segni di ciò che era capitato nel bosco si fecero sentire sul suo corpo. Le costole dolevano in più punti, il labbro inferiore era gonfio e lacerato e l'intero corpo era attraversato da brividi di freddo; ma la cosa peggiore era la mano che il bandito aveva calpestato: era tumida, ricoperta di sangue e rigida come un pezzo di legno. Le dita dovevano essere spezzate e i tagli sulle nocche, causati dal contatto con la pietra che aveva afferrato per difendersi, probabilmente si stavano già infettando.

Irvine si guardò attorno, cercando di capire dove fosse e perché sentisse così freddo. A illuminarla c'era soltanto la luce di una candela posta all'angolo della stanza lurida e senza finestre in cui si trovava; il gelo che percepiva era dato dal fatto che fosse sdraiata sul pavimento di pietra di quella che aveva tutta l'aria di essere una cella. Doveva essere nei sotteranei, in quelle stanze umide e spoglie che un tempo venivano usate per tenere i prigionieri. Con uno slancio alimentato dalla paura, si tirò su, nel tentativo di raggiungere la porta dalla quale proveniva la voce di Cora, ma i suoi movimenti vennero placati da una massiccia catena legata alla sua caviglia e appesa a un perno sulla parete.

Perché era rinchiusa lì dentro, legata come una criminale? "Cora, che cosa sta succedendo?"

Anche se non poteva vederla, in quanto l'amica se ne stava al di là della grossa porta di legno, la sua presenza lì la rincuorava. "Grazie al cielo sei sveglia, Irvine." L'allarme che emanava la voce della serva non prometteva niente di buono. "Magnùss è gravemente ferito, è in uno stato di incoscienza da oggi pomeriggio, da quando Oleg vi ha riportati qui. Non sanno se ce la fara."

Il cuore di Irvine si fermò per un istante: Magnùss, il dolce e buono ragazzo che la trattava come una sorella, che le aveva chiesto di mettersi in salvo, davanti all'attacco dei predoni, che era stato disposto a sacrificare la propria vita per darle la possibilità di salvarsi, giaceva in un letto tra la vita e la morte e lei era rinchiusa lì, apparentemente senza ragione, invece che essere al suo fianco. "Devo andare da lui, controllare le ferite, aiutarlo."

"Oleg ti ha rinchiusa qui, non puoi uscire!" Quel demonio aveva qualcosa in mente, questo era certo, ma con quale scusa l'aveva imprigionata là sotto? "Ha detto a tutti che ha trovato te e Magnùss nel bosco, che lui era steso a terra ferito, mentre tu stavi vicino a lui con una spada tra le mani. Sostiene che sei stata tu ad aggredirlo, per fuggire."

"Non è vero!" Irvine sapeva che Cora credeva alla sua innocenza, ma questo non cambiava di molto la sua posizione, considerato che la sua amica era solo una serva. "Dei predoni ci hanno aggredito nei boschi, Magnùss si è battuto ma loro hanno avuto la meglio. Avrebbero ucciso anche me se non fosse arrivato Oleg." Visto dove si trovava in quel momento, e considerato che in assenza di Hakon e Uther, con Magnùss incosciente, Oleg aveva preso le redini della dimora, forse non era esattamente un bene che quel sudicio essere l'avesse salvata.

"Lo so, so che non avresti mai fatto una cosa del genere, ma Magnùss non può discolparti finché non si sveglia e Oleg ha preso il comando." Oleg aveva dato agli altri una falsa versione delle cose, probabilmente insieme al suo uomo aveva fatto sparire i corpi degli aggressori, così da poter incolpare lei dell'accaduto.

Era spacciata. Prima che potesse chiedere a Cora di fare qualcosa, al di là della porta, si udirono dei passi e poi la voce di Oleg avvicinarsi a Cora. "Ti avevo detto di non venire quaggiù, schiava, avevo ordinato a tutti di non avvicinarsi alla prigioniera."

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